Fim, Fiom e Uilm esprimono un “giudizio negativo” sull’incontro di martedì 11 novembre sull’ex Ilva con Governo e commissari di Adi e Ilva in As. Per questo motivo i tre segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella hanno convocato una conferenza stampa unitaria per fare chiarezza sui nodi della vertenza ex Ilva, ormai arrivata quasi a un punto di non ritorno.
“Volevano costringerci a una trattativa che consideriamo inaccettabile”, ha detto il numero uno della Fim. “Non siamo di fronte a un piano industriale per uscire dalle secche in cui ci troviamo da anni. Ci sono state comunicazioni da parte del Governo su un nuovo soggetto industriale, con il quale c’è una trattativa, e soprattutto a una crescita della cassa integrazione, arrivando a 6mila unità a gennaio. Si tratta di un intervento sulle spalle dei lavoratori volto a fare cassa. L’unica certa nella discussione di ieri è che bisogna fare cassa con i lavoratori. C’è una posizione poco responsabile del Governo. Apriremo una campagna di assemblee con i lavoratori”.
Il leader della Fiom smentisce le ricostruzioni secondo cui i sindacati hanno abbandonato il tavolo. “Questo non corrisponde alla realtà. È stato un tradimento da parte del ministro Urso quanto accaduto ieri. Chiediamo alla presidente del Consiglio di assumere il tavolo Ilva superando la condizione in cui ci siamo trovati. Non ci sono le risorse necessarie per far funzionare l’azienda. E dire, come hanno fatto i miei colleghi (Uliano e Palombella, ndr), che la cassa integrazione serve di fatto per pagare il funzionamento e il mantenimento dell’azienda è la dura e sacrosanta verità. Faremo le assemblee venerdì e lunedì prossimo, c’è tempo. Faccio un appello alla presidente del consiglio Meloni – chiosa De Palma -: si occupi della questione Ilva, che è strategica e centrale per le sorti del nostro Paese. Ci riconvochino al tavolo sulla base del percorso che avevamo condiviso”.
Dura la posizione anche di Rocco Palombella. “In queste ore si continuano a raccontare menzogne alle spalle di lavoratori e territori. Ieri, c’è mancato poco per provocare l’incidente. Si erano organizzati per non andare nella Sala Verde (Palazzo Chigi, ndr )e ci hanno confinato in un tavolo (alla presidenza del consiglio in Largo Chigi, ndr) perché temevano nostre reazioni. Ma noi siamo persone serie, che sentono un grande senso di responsabilità mentre il Governo racconta frottole”.
“Dopo due anni dobbiamo sapere che c’è una trattativa coperta che va avanti con un accordo di riservatezza – ha proseguito il leader della Uilm – il Governo ha detto che entro il 15 novembre altri 1.200 lavoratori andranno in cassa integrazione per arrivare a 6mila unità a gennaio. Da un lato annuncia interventi manutentivi, dall’altro un piano di cassa integrazione che va oltre il 60% (sul totale dei lavoratori, ndr). La cosa più grave è che quello presentato ieri è un piano di morte, di chiusura, perché i ragionamenti erano diretti a dare la responsablità ad altri: magistratura e istituzioni che si oppongono alla nave rigassificatrice a Taranto. Il Governo ha detto che non ci sono più risorse. Quindi, bisogna fare più cassa integrazione per mantenere accesa una fiammella che, però, si spegnerà rapidamente”, ha concluso.

























