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Home - Approfondimenti - L'Editoriale - Da Furlan a Sbarra: cambia il leader ma i valori della Cisl restano gli stessi

Da Furlan a Sbarra: cambia il leader ma i valori della Cisl restano gli stessi

di Massimo Mascini
4 Marzo 2021
in L'Editoriale
Sbarra (Cisl), l’occupazione è trainata dai contratti a termine, servono politiche attive e contrasto ad atteggiamenti patologici di alcune aziende

Un nuovo passo nella storia delle relazioni industriali del nostro paese. E’ venuto ieri con il cambio della guardia al vertice della Cisl. Annamaria Furlan ha passato il testimone a Luigi Sbarra, che è diventato il nuovo segretario generale della confederazione. Una modifica degli assetti che non dovrebbe portare variazioni di rilievo nella strategia della confederazione, considerando che è stata proprio Furlan a volere fortemente Sbarra al suo posto e che proprio per agevolare questa innovazione ha lasciato la sua carica con un anno di anticipo. E del resto lo stesso Sbarra non ha esitato nel parlare subito di continuità nella politica della confederazione, indicando come suoi principali punti programmatici gli stessi per i quali si era battuta con energia Annamaria Furlan nei suoi sette anni di segretariato. Eppure, come sempre, il cambiamento ci sarà e forse non sarà nemmeno di poco conto, perché le persone sono diverse, i loro caratteri non si somigliano mai ed è da credere che le diversificazioni si faranno sentire.

A cominciare, per esempio, dal piglio con cui saranno portati avanti i problemi. Annamaria Furlan è donna d’impeto, coraggiosa e spontanea, ha sempre preso di petto le questioni, senza mai fare sconti a nessuno. Quando si è trovata di fronte un problema lo ha affrontato con grinta e decisione. Il suo carattere aspro, da buona ligure, ha sempre avuto la meglio, nel bene e nel male. Era abituata allo scontro, da quando era in pectore il numero due con Raffaele Bonanni, che ricorreva a lei proprio quando sapeva che si stava avvicinando uno scontro, o comunque una contrapposizione non facile. Lei agiva d’impulso, andava dritta al fondo del problema cercando di risolvere il nodo alla sua maniera. Un atteggiamento positivo al momento dei conti, perché ha permesso alla Cisl di crescere, di non lasciarsi dietro scorie, di non avere vuoti di potere alle spalle.

Sbarra è diverso. Calmo, riflessivo, attento a quanto accade attorno e dietro di lui. Anche lui, da buon calabrese, non ha un carattere facile, ma lo mitiga con un atteggiamento sempre positivo, di un uomo portato naturalmente, almeno così appare, alla mediazione. Non a caso è un buon contrattatore, capace di sedersi a un tavolo di negoziato e non alzarsi fino a quando non si è trovato un accordo, o comunque finche non sia tracciata la via possibile per giungere al compromesso finale. La sua storia lo conferma: nato in un piccolo paese della Locride, terra difficile, in una famiglia modesta, attenta ai valori forti, alla consapevolezza del valore del lavoro. Il padre gli ha insegnato a non tirarsi indietro mai, a esporsi nel suo lavoro, ma ha anche sempre insistito perché studiasse quanto era possibile per crescere, per non lasciare mai nulla di intentato.

Con questo non si vuole dire che la Cisl di Sbarra sarà un’altra cosa rispetto a quella di Annamaria Furlan. E’ evidente che il solco è già tracciato e nessuno ha voglia o intenzione di cambiare strada; ma le caratteristiche diverse del nuovo segretario generale si faranno sentire e caratterizzeranno il nuovo corso iniziato ieri. Per il resto, i canoni da seguire sono già scritti e sono quelli propri da sempre della Cisl. L’autonomia in primis, perché non c’è dubbio che questa confederazione abbia sempre avuto una fortissima determinazione alla propria autonomia, rifuggendo da qualsiasi condizionamento. Fu Carniti a indicare la strada, difficile ma ineludibile a suo avviso, del sindacato come soggetto politico: non per smania di potere, ma perché sapeva che quella era la via da seguire per portare avanti la difesa dei diritti e degli interessi dei lavoratori. Ma prima ancora di Carniti, era stato Giulio Pastore ad avere chiara la necessità di non farsi condizionare da nessuno, tanto è vero che non si tirò indietro, e fece nascere la sua nuova confederazione, quando si accorse che non riusciva più a far valere le proprie idee nel sindacato unico del dopoguerra.

Subito dopo l’autonomia, nell’agenda storica della Cisl c’è la forte spinta alla contrattazione. Un sindacato che non contratta non è un sindacato, lo hanno sempre detto e ripetuto tutti i sindacalisti cislini, per i quali non c’è legge che tenga, perché i problemi propri del mondo del lavoro devono essere affrontati e risolti all’interno di questo mondo: appunto con la contrattazione, sostenendo le proprie idee, confrontandole con quelle degli altri e cercando di arrivare all’accordo. Trattare, sempre e ovunque, è la determinazione che consentì alla Cisl dei primi anni Sessanta di trasformare il sistema di contrattazione, avviando il confronto nei luoghi di lavoro e non più solo all’interno delle categorie a tratto nazionale.

L’ultimo grande canone cislino è quello, frutto diretto dei primi due, della concertazione. Lo ha ricordato nel suo discorso d’addio Furlan, lo ha confermato nel suo intervento Sbarra, la via da seguire è sempre quella della concertazione. Non per condizionare gli altri, per porre dei veti che blocchino qualcosa, ma per cooperare tutti assieme nello sforzo teso a capire cosa occorra al paese, quali strade debbano essere seguite per cogliere l’obiettivo della crescita. Il modello è questo, Luigi Sbarra ha dichiarato la sua fedeltà a questi valori, il suo cammino dunque comincia bene.

Massimo Mascini

Massimo Mascini

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