Secondo l’indagine congiunturale di Federlazio sullo stato di salute delle piccole e medie imprese del Lazio, nel primo semestre 2016 il saldo di opinioni sull’andamento degli ordinativi per quanto concerne il mercato nazionale arretra di 15 punti passando da +6 a -9 rispetto al secondo semestre del 2015, ed assume valore negativo.
L’indagine, condotta su un campione di 350 imprese associate, vede in diminuzione anche gli ordinativi dal mercato Extra-Ue (da +18 a +16), mentre migliorano leggermente quelli dai paesi Ue (da +6 a +9). Il fatturato sul mercato domestico perde 8 punti ed assume valore negativo, passando da +3 a -5. Un andamento decrescente che riguarda anche il fatturato derivante dall’estero, pur restando positivi i saldi di opinione: paesi Extra-Ue da 18 a 3, paesi Ue stabile (era 5 anche nel semestre precedente).
Torna negativo anche il saldo di opinioni sull’andamento della produzione che, lasciando sul terreno 10 punti, passa da +2 a -8.
E’ pari al 37,8% la percentuale delle imprese che ha dichiarato di aver effettuato investimenti nel primo semestre 2016. Si tratta di una percentuale in notevole crescita sia rispetto alla seconda parte del 2015 (29,3%) sia rispetto al primo semestre 2015 (28,0%), delineandosi così un trend positivo. Torna a crescere anche la percentuale di imprese che ha aumentato l’occupazione, ora al 22% (era il 18,3%), ma è in aumento anche quella di chi ha dichiarato di aver ridotto gli organici (dal 14,3% al 15,7%).
Tra le principali problematiche segnalate dagli imprenditori del Lazio, al primo posto la “insufficienza della domanda” che sale dal 25,8 al 27%, seguono il “ritardo dei pagamenti dei privati” (24,3%), il “ritardo dei pagamenti PA” (17%), la “impossibilità di partecipare agli appalti” (9,6%), la “mancata concessione del credito bancario” (4,8%).
L’indagine sottolinea come le imprese che hanno un atteggiamento più propenso all’ottimismo siano in netta contrazione rispetto al secondo semestre 2015. La percentuale delle imprese che hanno dichiarato che “al momento non si intravede alcuna via di uscita” risale sensibilmente, aumentando al 43,4% dal precedente 31,2% come è altresì aumentata la percentuale di coloro che hanno affermato che “il peggio deve ancora venire” (dal 2,4% al 3,3%).
E’ dunque in diminuzione la percentuale di imprese tendenzialmente più ottimiste per le quali “si incomincia ad intravedere una luce in fondo al tunnel”: dal 66,4% del secondo semestre 2015 al 53,3%.
La percentuale di imprese che ritengono di correre seri rischi di chiusura entro i prossimi sei mesi è sensibilmente aumentata (da 4,1% a 10,3%), mentre per gli imprenditori in Italia si è meno competitivi rispetto ai concorrenti a causa della “pressione fiscale”, in aumento rispetto a sei mesi fa (da 28,8% a 29,4%), del “costo del lavoro” (che invece flette dal 26,4% al 25,5%) e della “complessità normativa e burocratica” (dal 19,8% al 20,5%).
Di qui le richieste al governo regionale: la “riduzione delle tasse su impresa e lavoro” con il 64,4%, in aumento rispetto al precedente 62,2% e l'”eliminazione inefficienze della PA” (da 11,8 a 14,2%).