La Cgil riporta l’attenzione sulla definizione di una legge sulla rappresentanza. In un seminario organizzato al Cnel, per ricordare i giuslavoristi Massimo D’Antona e Umberto Romagnoli, il sindacato di Corso d’Italia ha sottolineato l’urgenza di arrivare a una misurazione per via legislativa dell’effettivo peso di sindacati e rappresentanze datoriali.
Benché i dati ci dicano che i contratti firmati dalle categorie di Cgil, Cisl e Uil sono votati dal 90% dei lavoratori, e solo in pochi altri sindacati raggiungono il 5%, soglia minima indicata dal Testo Unico sulla rappresentanza del 2014 che permette a un sindacato di partecipare ai tavoli negoziali, gli oltre mille contratti depositati al Cnel, dei quali poco più di 200 sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, sono un fattore di inquinamento della contrattazione.
Oltre al tema del dumping, un altro elemento che è emerso nel corso del seminario come spinta per arrivare a una legge sulla rappresentanza è il venir meno dell’unità sindacale. Come ha sottolineato Mario Rusciano, professore emerito alla Federico II e direttore della rivista Diritti Lavoro Mercati, “finché c’era unità sindacale i problemi venivano affrontati e superati. Oggi non è più così, e a questo si aggiunge anche la novità della legge sulla partecipazione che esige una pesatura della rappresentanza”. Per Franco Caretta, docente all’università di Bologna, “con il venir meno dell’unità sindacale si sta minando anche un sistema che ormai consideravamo solido e al sicuro, ossia quello del pubblico”.
“L’attuazione dell’articolo 39 della Costituzione – ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, – oggi non si deve limitare a una mera conta degli iscritti del sindacato per stabilirne la rappresentanza ma offrire una piana partecipazione democratica dei lavoratori. È questo oggi è sempre più importante in un contesto nel quale gli spazi di democrazia e partecipazione si riducono e vengono minacciati”.
“La contrattazione è il contemperamento di due interessi diversi – ha proseguito Landini – ma se il punto di vista dei lavoratori viene meno si va verso un modello incentrato unicamente sul punto di vista dell’azienda. In quest’ottica la legge sulla partecipazione non dà una vera attuazione all’articolo 46 perché il testo costituzionale parla di diritto dei lavoratori alla partecipazione. Ma se questa viene lasciata in mano solo alla volontà dell’impresa e la volontà dei lavoratori scompare, l’articolo 46 viene disatteso”.
Landini ha toccato anche la necessità di porre mano ai cosiddetti perimetri contrattuali. “ con una legge sulla rappresentanza non solo dobbiamo dare validità erga omnes ai contratti, ma è necessario arrivare anche a una semplificazione contrattuale”. E infine ha parlato dell’unità sindacale. In Italia “non c’è mai stata una unità sindacale, c’è stata un’unità d’azione sindacale. Un’unità sindacale, come pensata originariamente, nel nostro paese c’è stata forse dal patto del 1944 fino al 1950”. E oggi “noi siamo in presenza sempre di più di una conflittualità tra sindacati, anche maggiore di quella tra sindacati e imprese”.