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Home - Rubriche - Giochi di potere - Le affinità elettorali

Le affinità elettorali

di Riccardo Barenghi
11 Febbraio 2022
in Giochi di potere
Coalizioni sbandate

Uscita a pezzi dalla battaglia del Quirinale, scioltasi come neve al sole dopo una prova politica da dimenticare, incapace anche di trovare una semplice unità su un nome che andasse bene a tutti e tre i partiti del centrodestra, o quantomeno ai due più forti, ovvero quelli di Meloni e Salvini, adesso per la destra italiana è arrivato il momento per tentare una ricostruzione. Per cercare, insomma, qualche idea comune, un programma, addirittura un progetto che le consenta di ripresentarsi agli italiani come una coalizione in grado di convincere la maggioranza di loro quindi – forse – di vincere le future elezioni. Amministrative quest’anno e politiche nel 2023.

Ecco, finora non si è visto uno straccio di idea che possa rimettere insieme i cocci, e neanche un tentativo di rimettersi attorno a un tavolo per discutere se il proprio futuro ha un senso uniti, oppure è meglio che ognuno vada per conto proprio e chi vivrà vedrà. O meglio, e chi arriverà primo poi cercherà di mettersi d’accordo con gli altri per governare insieme.

A meno che… A meno che non si legga in controluce quel che è accaduto pochi giorni fa. Ossia che prima la leader di Fratelli d’Italia e poi il capo della Lega hanno dichiarato che non hanno vaccinato le loro figlie, né che intendano farlo in futuro. Spiegando questa loro decisioni con improbabili paragoni con coloro che muoiono colpiti da un fulmine, che in percentuale sarebbero gli stessi dei minorenni uccisi dal Covid. Ora, i casi di coloro che nel mondo vengono colpiti da un fulmine sono pochissimi rispetto a chi viene contagiato dal virus, quindi la percentuale in questo caso non ha senso, ma lasciamo perdere le statistiche strampalate. Quello che invece ci interessa qui è notare come tra Meloni e Salvini esistano quelle affinità elettive – ci scuserà Goethe per questa citazione impropria – che potrebbero consentire loro di rimettersi insieme quasi automaticamente, senza neanche discuterne.

Affinità che riguardano la loro concezione del rapporto con gli altri, ossia con tutta la comunità civile che li circonda. Quando uno dice che non vaccina i propri figli dimostra di avere scarso rispetto per il resto dell’umanità che lo circonda. Non è difficile capire che non vaccinare un figlio significa non solo mettere a rischio lui o lei, che può ammalarsi, in alcuni casi anche gravemente e magari morire. Ma vuol dire non preoccuparsi minimamente di tutti coloro che li circondano, nelle scuole, nei parchi, durante le feste, nelle cene collettive, insomma ovunque ci siano altre persone che possono contagiarsi grazie ai figli di Meloni e Salvini, no vax a loro insaputa.

Ma come ci insegna tutta la storia dell’umanità, c’è sempre stato chi si preoccupava degli altri e chi solo di sé stesso. Categorie, queste, che spesso coincidono con la destra e la sinistra, ma non solo. C’è stato anche chi, nel passato, pur essendo di destra ha messo al primo posto l’interesse collettivo rispetto a quello individuale, ma si tratta di pochissimi casi. La gran parte della destra – italiana e mondiale –ha sempre teorizzato e praticato il contrario. E questo modo di pensare, questa filosofia (o ideologia, fate voi), vale in tutti i campi: dalla politica all’economia, dai diritti sul lavoro a quelli civili, dalla concezione dei rapporti tra uomini e donne a quella delle relazioni tra padroni e dipendenti. Insomma, io decido quello che voglio e non ci può essere qualcuno – neanche lo Stato, anzi tantomeno lo Stato – che mi possa dire quel che devo o non devo fare. Il tutto spacciato per libertà, quando è noto a chiunque quel che disse Martin Lurher King: la mia libertà finisce dove comincia la tua. Invece no, l’idea di libertà che ha la destra non è questa, semmai quella della parodia che fece Corrado Guzzanti una ventina di anni fa: “Siamo la casa delle libertà, ognuno fa il cazzo che gli pare”.

Allora non c’è troppo da stare allegri per l’attuale situazione della destra nostrana: se sono d’accordo su principi così fondamentali come quello della libertà, è evidente che prima o poi troveranno un’intesa su tutto il resto. Quindi, fossi la sinistra italiana non conterei troppo sulla divisioni delle destre, non mi illuderei che quella neve sciolta al sole di gennaio non ritrovi a un certo punto la sua compattezza: le supereranno, le loro divisioni. E dietro di loro troveranno anche molti italiani che la pensano come loro.  Purtroppo.

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Riccardo Barenghi

Giornalista

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