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Home - La biblioteca del diario - Dentro il Palazzo, di Carlo Cottarelli. Mondadori Editore

Dentro il Palazzo, di Carlo Cottarelli. Mondadori Editore

di Elettra Raffaela Melucci
30 Agosto 2024
in La biblioteca del diario
Dentro il Palazzo, di Carlo Cottarelli. Mondadori Editore

Lato A e Lato B,«in nome dei vecchi tempi in cui dominava il vinile». È così che Carlo Cottarelli sintetizza la sua esperienza Dentro il Palazzo, titolo del suo libro autobiografia (Mondadori, 240 pagine, 19,00€) ed efficace sintesi della sua esperienza nelle stanze dei bottoni. Senatore per otto mesi e Presidente del consiglio incaricato per otto giorni, nel suo libro Cottarelli racconta con onestà, e non senza ironia, la macchina della politica il cui reale funzionamento è misterioso ai più e che egli stesso, per primo, impara a conoscere nella sua breve permanenza sugli scranni del potere. E sorprende una sorta di infantile ingenuità da parte di un supertecnico prestato alla politica che a volte sembra sbigottito davanti alle storture, i malfunzionamenti, le contraddizioni e la farraginosità di prassi e procedimenti consolidati. Anche lui, infatti, sebbene con alle spalle un background di altissima caratura – dirige l’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha lavorato nel Servizio Studi della Banca d’Italia e all’Eni, fu direttore degli Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, commissari straordinario per la revisione della spesa pubblica e direttore esecutivo nel Board del Fondo monetario internazionale – sembra faticare a comprendere non tanto il merito quanto il metodo adottato dagli animatori della politica italiana. Ad ampio spettro, sia ben inteso, tenendo presente che il colore delle bandiere non è una discriminante decisiva. Certo, non manca la cautela della “vecchia volpe” e le buone maniere del gentleman quando si tratta di affrontare i passaggi più sensibili del suo vissuto in Senato o (quasi) a Palazzo Chigi (raramente facendo i proverbiali “nomi e cognomi”), ma senza troppi giri di parole Cottarelli trasferisce al lettore uno scoramento profondo – anzi, «uno spirito, se non maligno, almeno glacialmente scettico» degli economisti – sul futuro della nostra “povera Patria” delegato a rappresentati eufemisticamente impreparati al compito.

Nella prima parte del libro, il Lato A del disco, appunto, Cottarelli spiega la funzione del Parlamento, lo svilimento del suo ruolo nel percorso di approvazione delle leggi e il pericolo che deriverebbe dal paventato premierato, il ruolo di Camera e Senato – deputati e senatori – e la discrasia delle rispettive funzioni, l’entropia che agita le sale del potere in un “dialogo tra sordi” perennemente in muro contro muro; il tempo perso e la sostanziale manca di responsabilità (che pure cautamente, dicevamo, non imputa a nessuno e imputa a una buona parte) lautamente retribuite. Vale la pena riportare un estratto di una lettera aperta che fu letta a Cottarelli il 6 marzo 2023 da una studentessa nel corso di una visita a un istituto superiore: «Nel pomeriggio del 14 febbraio con la mia classe ho assistito a una seduta pubblica del Senato della Repubblica. Le impressioni che siamo scambiati al termine dell’esperienza sono state condivise da tutti. Aula mezza vuota, i pochi presenti intenti a fissare il proprio cellulare o chiacchierare animatamente in piccoli crocchi, ignorando l’oratore. La scena non era nuova ai nostri occhi, anzi, famigliare: fin troppo simile all’immagine di una tipica aula di studenti annoiati dalla lezione. Non siamo rimasti stupiti, era immaginabile. Più che altro amareggiati, afflitti da quella sensazione derivante da una realtà che già si conosce ma che prende corpo solo una volta che la si è vista per davvero davanti a sé. Come si può riporre fiducia in tali rappresentanti? Chi sta portando avanti le istanze del popolo italiano? Forse un gruppo di persone intende a scorrere i social in orario di lavoro?». E allora come meravigliarsi del progressivo allontanamento dei cittadini dalla politica? Perché a ogni tornata elettorale – sempre più numerose, sempre più ravvicinate, sempre più costose – fare gli occhioni davanti alla percentuale di astensionismo dalle urne? La sfiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini è alla base di tutto, ma anche la delusione per gli andamenti economici nell’ultimo quarto di secolo – che spiegherebbe la relazione tra economia e partecipazione elettorale – e, appunto, l’election fatigueper la compulsiva modalità delle elezioni che affligge il nostro paese. «Il quadro del funzionamento delle nostre istituzioni democratiche […] è decisamente deludente», sentenzia Cottarelli ma è preciso dovere non arrendersi dinanzi a questa tendenza. La proposta dell’ex senatore si articola in quattordici proposte, alcune di esse provocatorie proprio nella loro semplicità e immediatezza ma, come canta Franco Battiato «Si può sperare che il mondo torni a quote più normali…se avremo ancora un po’ di tempo da vivere». Certo Cottarelli è più ottimista, ma la disillusione non è difficile da rintracciare.

Il Lato B del disco è del tutto cronachistico: si narrano, in dettaglio, le vicende dei quattro giorni in cui Cottarelli ricevette, poi rimandando, il mandato per formare il governo dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e ci vollero ben 89 giorni per vedere la nascita del disastroso esperimento del governo giallo-verde. «Un record assoluto». Momento per momento ci viene raccontato un episodio inedito nella vita dell’interessato, dal “corteggiamento” di Conte-Di Maio per la nomina al ministero dell’economia e delle finanze a quello di Berlusconi per “un ministero della spending review”, passando per i rompicapi per la formazione di un governo politico che non riusciva a vedere la luce anche – e soprattutto – a causa dello “scoglio Savona”, l’euroscettico (ex) ministro che Di Maio e Salvini volevano a tutti i costi nella squadra di governo e che tanto preoccupava il Colle. Ed è a questo punto che Cottarelli riceve la chiamata del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: non una sera come tante per il Paese, visto che i mercati finanziari ci mettevano il sale sulla coda, ma di certo per Cottarelli che, dopo aver corretto i compiti dei suoi studenti, si accingeva a mangiare un piatto di lenticchie e a guardare un seriale televisivo nella sua mansarda milanese. Da lì, però, la sua vita sarebbe cambiata: la chiamata di Mattarella a formare un governo tecnico in qualità di primo ministro era una chiamata da parte di tutta l’Italia alla responsabilità, al salvataggio in extremis sull’orlo di un baratro senza precedenti (perché forse più grave delle due crisi finanziarie lasciateci alla spalle). Comincia così una sorta di “passione laica”: quattro giorni in cui Cottarelli effettivamente riesce nell’impresa non tanto di traghettare il Paese a nuove (ennesime) elezioni, come indicato da Mattarella, ma a persuadere il capitano Salvini e il buon Di Maio a incontrarsi su un compromesso, a capitolare su Savona e mettere a capo del ministero dell’Economia e delle Finanze un nome più rassicurante per l’Europa e l’Italia (Giovanni Tria). «La Repubblica è in debito verso di lei», avrebbe ringraziato il Presidente della Repubblica inorgogliendo e sollevando “il premier per un soffio”. Il resto è Storia.

Al di là degli episodi di quei giorni, alcuni inediti e e altri arcinoti, quello di Cottarelli è un racconto che trasuda umanità: il senso di responsabilità, l’abilità professionale, l’imperturbabilità dinanzi al compito supremo, ma anche fibrillazione, emozione, paura. Prescindendo dai colori e dalle ideologie (che vivono e lottano insieme a noi, pur il termine essendo stato sottrattoci dalle cattive abitudini di questo secolo) la sua compostezza e il suo senso del dovere in qualche modo commuovono, abituati come siamo a questo mercato nel Tempio che è diventato la politica italiana. Al netto di una retorica furbesca, anche se sapientemente mascherata, Cottarelli lascia trasparire un sacrale rispetto innanzitutto nei confronti dei cittadini italiani, prima ancora che elettori, ma soprattutto nel valore delle istituzioni e della nostra Carta costituzionale, e lo si evince anche nell’immediatezza del linguaggio che sceglie di impiegare nella narrazione: schietto, immediato, mai bizantino. Per far capire, per capire insieme. Un libro disponibile a essere letto da chiunque, in cui l’autore è come un Virgilio che dissipa la confusione sopravveniente in questo viaggio nei gironi della politica.

Elettra Raffaela Melucci

Titolo: Dentro il Palazzo

Autore: Carlo Cottarelli

Editore: Mondadori – Collana Strade Blu

Anno di pubblicazione: 2024

Pagine: 240 pp.

ISBN: 9788804786764

Prezzo: 19,00€

Elettra Raffaela Melucci

Elettra Raffaela Melucci

Redattrice de Il diario del lavoro

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