Solo il 2,2% degli studenti italiani passa attraverso la pratica dell’alternanza scuola-lavoro, contro il 14,1% della media Ue , e punte del 26,4% in Germania. Il dato e’ contenuto nel dossier elaborato dall’Ufficio studi di Confartigianato, che analizza i dati disponibili e traccia una serie di ipotesi sulle reali potenzialita’ del sistema dopo la recentissima riforma del governo Renzi che rende obbligatoria, e non piu’ opzionale, l’alternanza. In particolare, osserva il dossier, un effetto ottimale si avrebbe aumentando la proporzione prevista tra numero di studenti e dipendenti effettivi, oggi troppo bassa. Un buon funzionamento dell’alternanza scuola lavoro, osserva l’associazione, sarebbe utile anche per abbattere il tasso di abbandono prematuro della scuola, che tra i giovani 18 – 24 anni in Italia nel 2014 rimane al 15,0% di 3,8 punti superiore all’11,2% della media Ue, con punte massime in Sicilia, Sardegna e Campania, dove più di 1 giovane su 5 abbandona prematuramente gli studi. La legge 107/2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, piu’ nota come ‘’La buona scuola’’, si propone, tra l’altro, proprio la prevenzione e il contrasto della dispersione scolastica anche attraverso l’incremento dell’alternanza scuola lavoro.
In particolare, la legge stabilisce una durata minima dei percorsi di alternanza scuola lavoro negli ultimi 3 anni di secondaria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei), con inoltre la possibilità di stipulare convenzioni finalizzate anche con ordini professionali, luoghi della cultura, enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, e la possibilità di svolgere l’alternanza durante le vacanze anche all’estero e con la modalità dell’impresa formativa simulata.
Nel primo anno di applicazione della riforma, secondo il dossier Confartigianato, nell’ipotesi di partecipazione dei soli studenti del terzo anno e degli studenti che devono concludere il percorso di alternanza, il 38,0% degli studenti provengono dagli istituti tecnici e professionali e sono impegnati mediamente nell’anno per 133 ore, pari a 16,7 giornate lavorative; un ulteriore 33,1% di studenti arriva dai licei ed e’ impegnato per 67 ore, pari a 8,3 giornate lavorative; infine il 28,9% sono studenti che devono concludere il percorso di alternanza, per cui si ipotizza una presenza in azienda per 96 ore all’anno (progetti da 12 giornate lavorative all’anno per studente). Mediamente per ogni studente è definito un impegno con l’azienda per 100 ore all’anno, pari a 12,6 giornate lavorative.
Nel primo anno di applicazione della riforma sono interessati almeno 535.830 studenti del terzo anno, di cui 53,5% di Istituti tecnici e professionali e il 46,5% dei Licei. Il sistema produttivo coinvolto dall’alternanza si impernia sulle 1.561.902 imprese con dipendenti, ma anche 6.095 enti, di cui 4.588 musei e altri 1.507 enti tra cui Ordini o collegi professionali, Università e Istituti o enti pubblici di ricerca.
La simulazione realizzata dall’associazione degli artigiani, evidenzia che con una maggiorazione del 30% dell’attuale rapporto tra stagisti/tirocinanti e dipendenti, si registrerebbe un gap di domanda insoddisfatta di alternanza del 44,0% degli studenti interessati; tale divario si distribuisce in modo differente sul territorio e oscilla dal 22,8% del Nord Ovest al 72,4% del Mezzogiorno. Con una maggiorazione del 50% il gap sarebbe del 35,4%, con il minimo del 10,9% del Nord Ovest al massimo del 58,1% del Mezzogiorno.
Per avere il completo assorbimento degli studenti interessati da parte di imprese ed Enti pubblici coinvolti è necessario un rapporto di 65,0 studenti in alternanza ogni 1.000 dipendenti, pari a 2,3 volte l’attuale presenza nelle imprese di 28,0 stagisti/tirocinanti ogni 1.000 dipendenti. A parità di rapporto tra studenti in alternanza e dipendenti è limitato all’1,8% l’apporto potenziale degli Enti pubblici coinvolti dalla riforma, tra cui ordini e luoghi della cultura. A pieno regime si avrebbe più di 1 studente in alternanza ogni 10 dipendenti: con la completa applicazione della riforma vanno in alternanza i 1.489.170 studenti nel triennio, per cui si rende necessario un rapporto di 128,4 studenti ogni 1.000 dipendenti di imprese ed enti, ben 4,6 volte l’attuale assorbimento di stagisti e tirocinanti.
Per il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, l’obbligo di alternanza scuola-lavoro, rivoluziona l’approccio che ha finora caratterizzato le politiche di orientamento dei giovani al mondo del lavoro, ma perche’ funzioni realmente occorre che alle imprese protagoniste della formazione sia riconosciuto e ‘premiato’ “il pesante impegno che si assumono in termini di costi e adempimenti amministrativi”. Inoltre, prosegue Merletti, “ci auguriamo che il Governo intervenga per rilanciare l’apprendistato, strumento fondamentale per trasmettere ai giovani le competenze tipiche delle attività che hanno fatto grande il made in Italy nel mondo. L’Italia deve investire su questo contratto che coniuga il sapere e il saper fare e che non solo ha formato generazioni di lavoratori, ma è stato anche la ‘palestra’ per migliaia di giovani che hanno creato a loro volta un’impresa”.