Si è conclusa la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dell’industria alimentare. E’ il primo rinnovo della stagione contrattuale, ma soprattutto è stato raggiunto unitariamente. L’intesa è arrivata dopo alcuni mesi di trattative e dopo un negoziato difficile, attraversato da rotture e riunificazioni. I sindacati di categoria sono soddisfatti e insieme alle loro confederazioni esprimono l’augurio che questa trattativa possa influenzare positivamente gli altri negoziati in corso per i rinnovi contrattuali e le piattaforme ancora da presentare. L’accordo prevede un aumento mensile di 142 euro al parametro medio 137. L’incremento salariale è pari al 7,3% ed è diviso in 4 tranches: 45,44 euro dal 1° giugno 2009; 42,60 euro dal 1° aprile 2010; 28,40 euro dal 1° aprile 2011; 25,56 euro dal 1° giugno 2012, di cui già le prime due rappresentano il 62% dell’importo complessivo. Inoltre, dal momento che il contratto unico decorre dal 1° ottobre 2009 ed ha validità per la parte normativa ed economica fino al 30 settembre 2012, è prevista una tantum di 227 euro ottenuta dalla somma della prima delle tranches per 5 mesi, che nello specifico recupera i 4 mesi dalla scadenza del contratto (31 maggio 2009) e la quattordicesima mensilità. In totale l’aumento medio per ogni lavoratore sarà di 4.349 euro sul triennio, contro i 2.800 del biennio precedente. Un aumento salariale più alto rispetto ai parametri decisi con l’accordo interconfederale del 22 gennaio, ma “che è sempre stato per l’industria alimentare al di sopra degli altri rinnovi contrattuali”, commenta il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza. Anche per la Flai Cgil è “un accordo straordinario” con un aumento salariale “che consente il pieno recupero del potere d’acquisto” e che è stato ottenuto “utilizzando un indice deciso nel negoziato che non corrisponde all’Ipca”. Il risultato più importante rimane però il rinnovo unitario, condiviso da aziende sindacati e lavoratori. La Uila sottolinea l’importanza della scelta unitaria della partecipazione e della bilateralità. Innanzitutto per la costituzione di un fondo sanitario che per i primi due anni sarà a totale carico delle aziende con un costo per il lavoratore di 10 euro. Poi è stato istituito, per la prima volta nel settore, un ente bilaterale che gestirà i futuri sostegni al reddito dei lavoratori. Sulla contrattazione di II livello i sindacati di categoria non hanno ottenuto un’estensione a livello territoriale, come invece avevano richiesto nella loro piattaforma unitaria. La contrattazione al II livello rimane quindi aziendale e di gruppo. Tuttavia i sindacati sono riusciti a strappare un impegno di natura politica a Federalimentare che consiste nel verificare insieme se esiste lo spazio per contratti di settore e di filiera, come nel caso dei settori del parmigiano e delle conserve vegetali che, secondo il sindacato, ben si prestano a sperimentazioni di questo genere. Il rinnovo unitario “è una strada complicata da seguire, ma possibile”, dice Mantegazza. “Un contratto fortemente innovativo – commenta il segretario generale della Fai Cisl, Augusto Cianfoni, – che si colloca nel solco non ideologico ma pragmatico dell’accordo interconfederale del 22 gennaio”. La Flai si augura che “quanto accaduto possa segnare l’immediato ritorno a stagioni contrattuali corrette e di merito e che si ripensino quegli accordi separati che servono solo a dividere i lavoratori, a contrapporre le organizzazioni sindacali e a inasprire il conflitto sociale nel Paese”.
22 settembre 2009
Francesca Romana Nesci