Trenta fondi pensione, tre milioni di iscritti e 51 miliardi di patrimonio. Sono questi i numeri dei fondi pensione negoziali presentati oggi a Roma del presidente di Assofondipensione, Giovanni Maggi, all’Assemblea annuale dei fondi negoziali.
“Seppure incoraggianti, i dati – ha osservato Maggi – segnalano che l’Italia continua a patire un ritardo molto marcato sul versante della pensione integrativa. Ne sono rimasti fuori soggetti con minore capacità di reddito, come lavoratori atipici e autonomi e piccola impresa. In particolare, a causa della precarietà del lavoro e della mancanza di retribuzioni congrue, restano al palo i giovani: a fine 2017 solo il 19% degli under 34 aveva optato per la previdenza complementare, oltre un terzo in meno rispetto alle fasce più anziane”.
Sul fronte dei costi i fondi pensione negoziali, secondo i dati della Covip, l’Autorità di vigilanza, risultano di gran lunga meno onerosi sia dei fondi pensione aperti, sia dei PIP, i piani assicurativi individuali: l’Indicatore sintetico dei costi (ISC) relativo al periodo 2008-2017 è in media 0,4% per i fondi negoziali, 1,3% per i fondi pensione aperti e 2,2% per i PIP.
Nella sua relazione il presidente di Assofondipensione ha prospettato “un’estensione più significativa delle funzioni dei fondi pensione, con la previsione, accanto alla capitalizzazione individuale, di spazi dedicati alla copertura di bisogni più ampi di welfare: strumenti di polizza long term care che coprono dal rischio di non autosufficienza; strumenti di life-cycle, peraltro già utilizzati presso alcuni fondi pensione negoziali, che sono programmi di investimento impostati sui comparti esistenti che, a scadenze predeterminate, trasferiscono in maniera automatica la posizione maturata e i contributi futuri al comparto più adatto in funzione del tempo mancante alla data di pensionamento. “Accanto alla principale finalità previdenziale, i fondi negoziali – ha sostenuto Maggi – potrebbero inoltre presidiare e provvedere alla copertura di altri rischi quali, ad esempio, il caso morte, l’invalidità o la perdita dell’impiego”.
Nella manovra 2019 non sono previsti interventi strutturali a favore della previdenza integrativa, nonostante le richieste delle associazioni di rappresentanza, delle parti sociali e della stessa Autorità di Vigilanza. Alle istituzioni e al nuovo Governo il presidente di Assofondipensione ha ribadito in Assemblea la richiesta di un “confronto urgente per costruire un provvedimento organico e complessivo in tema di previdenza complementare, con visione chiara degli obiettivi e degli strumenti a disposizione, partendo dallo stato dell’arte attuale e dalle modifiche che stanno coinvolgendo il mondo del lavoro, il sistema di welfare, i mercati finanziari”.
Assofondipensione, ha annunciato all’Assemblea il presidente Giovanni Maggi, intende farsi promotrice di un forte rilancio dell’attività di comunicazione e informazione sui temi della previdenza complementare. “In questo senso – ha spiegato – ci stiamo muovendo con il progetto “Rafforzare la previdenza complementare. Promuovere le adesioni ai fondi negoziali” che prevede, con una prospettiva temporale di medio periodo, una serie di iniziative da sviluppare nel rapporto con le Istituzioni, in sede contrattuale e attraverso l’azione del sistema Assofondipensione (l’Associazione, i singoli Fondi, le Parti sociali ad ogni livello), nella logica dell’integrazione fra i diversi ambiti dell’iniziativa e dei soggetti coinvolti, per realizzare informazione previdenziale e finanziaria volta a favorire un’adesione consapevole”. Per le attività “alfabetizzazione previdenziale”, soprattutto verso i più giovani, Maggi ha salutato positivamente, per il ruolo che potrà esercitare, la recente costituzione del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, diretto dalla professoressa Annamaria Lusardi, intervenuta in Assemblea per illustrare attività e obiettivi del nuovo organismo.
I fondi negoziali, ha sostenuto il presidente di Assofondipensione, “sono ormai diventati investitori istituzionali maturi, capaci di essere utili a doppio senso di marcia per l’economia del Paese: da una parte, come collettori del risparmio previdenziale, dall’altra come finanziatori dell’economia nazionale, promotori di un circolo virtuoso teso alla crescita. L’Associazione, al riguardo, si propone di trovare una sintesi di sistema che crei le condizioni per consentire ai fondi pensione di destinare, liberamente e volontariamente, almeno una parte del risparmio previdenziale al finanziamento dell’economia reale e allo sviluppo infrastrutturale. Ciò in cambio di buoni rendimenti e adeguate condizioni di controllo del rischio per gli aderenti”.
“A tal fine – ha specificato Maggi – è in fase di definizione il Progetto sugli investimenti, finalizzato a creare un’iniziativa consortile tra i fondi pensione interessati a realizzare investimenti che possano avere ricadute nell’economia reale, attraverso la creazione di un bando comune per la selezione di advisor/gestori finanziari specializzati in investimenti alternativi e un supporto per il controllo del rischio di tali investimenti. È già stato avviato un tavolo di lavoro che sta valutando i dettagli di un Progetto sulle diverse opzioni di investimento per i fondi pensione negoziali, sulla tipologia degli strumenti utilizzabili e le modalità possibili di intervento.
TN