Nel corso dell’audizione presso la IX Commissione Agricola del Senato che si è tenuta martedì 10 maggio, il presidente dell’Associazione delle agenzie per il lavoro (Assosomm), Rosario Rasizza, affronta il tema del caporalato. Rasizza ha infatti evidenziato quanto il fenomeno stia coinvolgendo non solo il settore primario, ma anche il terziario. “Il caporalato non è morto, anzi, ha creato una vera e propria filiera che va dal lavoro nero alle abitazioni, dai trasporti alla salute e non solo in agricoltura”.
In particolare, Rasizza afferma che “nella rete di qualità bisognerebbe far partecipare anche le imprese della distribuzione e uno dei punti d’arrivo ottimale è l’approdo al Bollino di Garanzia, che assicura una conformità del prodotto venduto ai sensi delle norme di sicurezza”, suggerendo l’ingresso della grande distribuzione organizzata nella rete di qualità per difendere anche il Made in Italy.
Un altro ambito di interesse è quello del lavoro svolto in forma cooperativistica e, di conseguenza, la questione degli appalti. “Bisogna distinguere tra “appalti genuini” ed “appalti illeciti” – sottolinea Rasizza – e bisogna combattere le cosiddette “cooperative spurie” che, pur non essendo autorizzate, di fatto somministrano personale mediante il ricorso all’appalto. Se paradossalmente il caporale è un “somministratore”, per quanto illegale, è necessario che siano le Agenzie autorizzate alla somministrazione a scendere in campo.”
Per questo, continua Rasizza, “apprezziamo il coinvolgimento delle Agenzie per il lavoro e riteniamo utile che anche gli enti bilaterali della somministrazione possano far parte della Rete, in quanto possono mettere in campo azioni di sistema di contrasto al sommerso, anche con dotazioni economiche proprie.”
Altra questione affrontata è quella del trasporto di persone, “per la quale suggeriamo l’istituzione di un registro dei trasportatori presso un organismo pubblico e che il mezzo di trasporto debba essere dotato di apparecchiatura informatica/elettronica in grado di registrare l’intera tratta da inizio a fine e permettere l’identificazione del lavoratore o della lavoratrice tramite utilizzo di tessera magnetica personalizzata, preferibilmente attraverso la tessera sanitaria”.
Questo sistema di tracciabilità consentirebbe alle Agenzie per il Lavoro di avere la certezza di una corretta rilevazione delle ore effettivamente prestate, al fine di una corretta elaborazione della busta paga e di un’altrettanto corretta compilazione degli Elenchi agricoli, dove è notorio che un gran numero di soggetti senza svolgere l’attività agricola può richiedere e percepire prestazioni di sostegno al reddito (malattia, maternità, trattamento di disoccupazione) e il relativo trattamento pensionistico.
Infine ci sono i voucher che, nelle parole di Rasizza, “sono diventati lo strumento principe di abusi non più sopportabili, nella cui esplosione si nasconde anche la criminalità.” Secondo i dati dell’Osservatorio dell’Inps “l’estensione degli ambiti di utilizzo del lavoro accessorio è andata di pari passo con la vendita dei voucher, che ha registrato un tasso di crescita del 70% dal 2013 al 2014, e del 66% dal 2014 al 2015. Inoltre, da agosto 2008 (inizio della sperimentazione sull’utilizzo dei voucher per vendemmie di breve durata) al 31 dicembre 2015 risultano venduti 277,2 milioni di voucher di importo nominale pari a 10 euro. Il controvalore è enorme: 2,7 miliardi di euro. I lavoratori coinvolti e pagati con voucher sono passati dai 24.755 del 2008 a 1.380.030 del 2015.”
“Per questi motivi – conclude Rasizza – vediamo positivamente i disegni di legge 2217 e 2119 che sono in Parlamento, per contrastare i fenomeni di lavoro nero, sfruttamento delle persone e caporalato. Serve una regolamentazione più rigida, e la somministrazione può avere un ruolo di facilitatore della legalità, all’interno di un quadro più completo di tutele ai lavoratori ed al settore in generale, permettendo di sfruttarne a fondo il potenziale. È necessaria una campagna culturale di forte sensibilizzazione sulla necessità di contrastare questi fenomeni distorsivi del mercato, di mancato rispetto delle norme sul lavoro ed in particolare delle condizioni di sicurezza.”