Il presidente dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Tito Boeri, ha espresso diversi dubbi sui tre ddl di riforma dell’Istituto, attualmente all’attenzione della commissione Lavoro della Camera. Nonostante infatti secondo Boeri la riforma della governance dell’Inps sia fondamentale e indispensabile, sono diversi i punti in cui il processo di cambiamento può andare in direzioni diverse.
Innanzitutto, Boeri torna ad accusare il Civ, il consiglio di indirizzo e vigilanza, di aver contribuito allo stallo, di aver manifestato una “deliberata volontà di mantenere l’organismo di valutazione esistente, a partire dai suoi componenti, in spregio del principio di rotazione”, nonché di aver bocciato il bilancio e così aver obbligato l’istituto all’esercizio provvisorio, con conseguenti ritardi negli investimenti. I tre ddl, secondo Boeri, non vanno nella direzione auspicata in particolare perché “attribuiscono al Civ funzioni di governo come l’approvazione del bilancio dell’Istituto” rischiando di creare una situazione “anomala” in quanto l’approvazione del bilancio dell’Inps deve essere demandata al Cda che decide sulle aliquote e le prestazioni, sulla scia di scelte di indirizzo politico-amministrativo. Se il nuovo Civ, ha affermato Boeri, deve essere organo di indirizzo e controllo, non va bene conferirgli “poteri che possano interferire con la gestione operativa attraverso l’attività di gestione e quindi con la tecnostruttura”. L’interlocutore del Civ dovrebbe invece essere il consiglio di amministrazione che è appunto l’organo che fissa l’indirizzo politico amministrativo.
Positivo, per Boeri, è che tutti e tre i ddl puntino a ripristinare il Cda come organo collegiale, superando l’attuale governo monocratico; appare congruo inoltre aver previsto un Consiglio con cinque membri che eleggono al loro interno il presidente, anche se per Boeri i testi impediscono che ci possa essere la nomina diretta del presidente da parte del governo. Quanto al direttore generale, secondo il presidente dell’istituto dovrebbe essere assicurata la possibilità di nomina e revoca da parte del Cda. La riforma dovrebbe consentire la riduzione del numero delle cariche dell’Istituto e pertanto sembra condivisibile la scelta di ridurre il numero del collegio dei sindaci dagli attuali nove membri a cinque. I risparmi ottenibili attraverso la riforma della governance “vengono però minati dall’adozione di un regime di esclusività per le cariche di consiglieri e dalla mancata abolizione di organi territoriali ormai pletorici”.
“Tutti e tre i ddl – ha poi aggiunto – vanno ben al di là del modello duale, prevedendo un forte e diretto coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e di categoria nella gestione dell’Istituto”. Una “forma di cogestione che non risulta motivata dalle decisioni che possono essere prese dall’Istituto che non riguardano né il prelievo contributivo né l’ammontare e natura delle prestazioni sociali, materie che spettano al governo e al Parlamento”. Dal momento che l’Istituto “è per legge vincolato a dismettere il proprio patrimonio immobiliare, un così forte coinvolgimento delle forze sociale non risulta essere legittimato dal desiderio di tutelare investimenti passati compiuti con risorse dei lavoratori e delle imprese”.
Il vero patrimonio dell’Inps, secondo Boeri, oggi è rappresentato dalle sue banche dati e tutti e tre i ddl sono silenti su questo aspetto, che secondo il presidente dell’Istituto può avere risvolti per la democraticità e per la possibilità di accesso di ricercatori indipendenti.