“Si conclude oggi, con l’approvazione definitiva della Camera dei deputati, il percorso della legge di Bilancio. L’Italia, il prossimo anno, crescerà dello ‘zero virgola’. Lo dicono – a dispetto delle ottimistiche previsioni governative di un +1,2% del Pil – tutti gli istituti nazionali e internazionali. Questo non succederà per caso, ma anche per effetto di una manovra di Bilancio all’insegna del ritorno all’austerità e di poche misure una tantum che – secondo lo stesso Governo – contribuirà alla crescita del Paese di uno striminzito 0,2%. Il che equivale ad ammettere – da parte di Palazzo Chigi – di non avere una politica economica in grado di incidere sulla realtà”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.
“Tra crisi internazionali, flessione dell’export e caduta interna di consumi, produzione industriale e investimenti, – prosegue il dirigente sindacale – stiamo andando incontro a un anno molto difficile a mani nude. Se a tutto ciò aggiungiamo che il Governo Meloni ha accettato una riforma del Patto di Stabilità – decisa da Francia e Germania – che colpirà l’Italia più di ogni altro paese d’Europa, il quadro è completo”.
Nel merito della manovra, – aggiunge Ferrari – ribadiamo il nostro giudizio negativo. Non c’è alcuna risposta a un’emergenza salariale causata da un’inflazione da profitti che – negli ultimi due anni – ha falcidiato, fino al 17%, il potere di acquisto dei salari: la decontribuzione si limita a confermare i redditi attuali ed è a termine; l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef – anche questo per il solo 2024 – produrrà vantaggi pressoché impercettibili sulle buste paga; mentre quello che serve è rinnovare i contratti nazionali di ben 10 milioni di lavoratrici e lavoratori sia pubblici (e i fondi stanziati sono largamente insufficienti) che privati. L’Esecutivo ha fatto cassa sui pensionati ed è riuscito perfino a peggiorare la legge Monti/Fornero. Si taglia ancora una volta su sanità, scuola, politiche sociali ed enti locali. Non c’è alcuna politica industriale e si continua a delegare tutto al mercato, con i soliti incentivi a pioggia alle imprese”.
Per il segretario della Cgil, “Non è vero che non ci siano risorse per fare diversamente. Si è deciso – ed è una chiara scelta politica – di non andare a prendere i soldi dove sono: extra profitti (paradigmatica la marcia indietro su banche e settore energetico); un’evasione fiscale che ogni anno sottrae l’equivalente di mezzo Pnrr alle politiche sociali e di sviluppo del Paese; grandi patrimoni, rendite finanziarie, professionisti benestanti che – con la flat tax – pagano meno tasse di operai, impiegati e pensionati”.
“È contro questa politica economica e sociale che, insieme alla Uil, – conclude Ferrari – abbiamo organizzato la mobilitazione e gli scioperi d’autunno. Una mobilitazione che abbiamo tutta l’intenzione di portare avanti anche nei mesi a venire, per contrastare l’impoverimento di lavoratori e pensionati e per ottenere risposte sia dal Governo che dalle controparti datoriali. E lo faremo non solo per difendere le persone che rappresentiamo, ma nell’interesse generale del Paese: senza alzare i salari, rilanciare gli investimenti, difendere il welfare pubblico e universale, e senza una politica industriale in grado di affrontare le sfide della transizione digitale e della conversione ecologica, l’Italia non avrà alcuna prospettiva di crescita solida e strutturale”.
tn