SEDE REFERENTE
Giovedì 7 ottobre 2010. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi.
La seduta comincia alle 9.40.
Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
C. 1441-quater-F (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta di ieri.
Elisabetta RAMPI (PD) osserva con apprensione il pericoloso clima sociale creatosi nel Paese, caratterizzato da una forte tensione, richiamando il Governo ad una seria attività di prevenzione che consenta l’attivazione di efficaci politiche di inclusione. Avendo, infatti, ascoltato le dichiarazioni del Ministro nella seduta introduttiva dell’esame del provvedimento, si dichiara preoccupata dell’impostazione del testo approvato dal Senato, che giudica non condivisibile, in quanto non aiuta un percorso di coesione che sarebbe quanto mai necessario. Ritenuti, peraltro, evidenti i profili di incostituzionalità della nuova formulazione dell’articolo 31, comma 10, preannuncia la presentazione di emendamenti del suo gruppo, diretti a rimediare alle norme sull’arbitrato e sui licenziamenti in forma orale.
Invita, quindi, il Governo a dare vita ad un nuovo patto sociale – come chiesto anche da Confindustria, che ha convocato un apposito tavolo di confronto – che rilanci le misure fiscali per le imprese e per l’occupazione, in un’ottica di incentivazione delle assunzioni stabili e di tutela dei lavoratori, con particolare riferimento ai giovani e ai precari. Raccomanda, in tal senso, di acquisire le esperienze positive maturate in altri Paesi europei, che hanno saputo investire nella coesione sociale e nell’incentivazione dell’occupazione, soprattutto a livello giovanile.
Auspica, pertanto, che vi sia un ripensamento da parte della maggioranza sul testo in esame e che lo stesso Governo possa fare un «passo indietro» rispetto alle modifiche approvate dal Senato, anche al fine di evitare il preoccupante incremento della conflittualità sociale.
Maria Grazia GATTI (PD), nel rimarcare la complessità e l’eterogeneità dei contenuti del provvedimento, reputa l’articolato non più attuale e del tutto inadeguato, atteso che la sua genesi risale ad una fase che precede l’avvento della crisi economica, che ha fissato altre e più urgenti priorità in materia di politiche del lavoro. Sostiene che nell’attuale contesto si pone l’esigenza primaria di attivare più idonee iniziative di crescita del sistema produttivo, al fine di poter innescare un circuito virtuoso teso allo sviluppo economico, che possa fronteggiare il declino ormai incombente nei diversi settori economici. Evidenzia che le amministrazioni centrali tendono ad accrescere sempre più la spesa corrente, mentre gli enti locali risultano privi di risorse per i servizi sociali. Fa notare che la struttura del mercato del lavoro richiede incisivi interventi, in particolare sul versante della formazione e della ricerca del lavoro; in relazione a tali specifici ambiti, ritiene non soddisfacenti i contenuti dell’articolato. Valuta, quindi, negativamente le previsioni dell’articolo 16, tese a ridurre l’area del part-time. Sottolinea, inoltre, che l’articolato depotenzia la funzione svolta dalle commissioni per le pari opportunità e svilisce di fatto la specificità femminile nel contesto lavoristico. Al riguardo, stigmatizza il dato che la XI Commissione abbia dovuto, nella presente legislatura, esaminare nomine di genere esclusivamente maschile.
In relazione alle specifiche previsioni del testo, osserva che l’articolo 2 appare emblematico della scadente qualità dell’intervento legislativo del Governo, deplorando, più in generale, la confusa sovrapposizione di interventi normativi spesso disomogenei e che creano confusione e incertezza nei destinatari delle norme: cita, al riguardo, anche l’articolo 22 sul pensionamento dei medici. Precisa poi che l’ISPELS, ormai inserito nell’ambito dell’INAIL, dovrebbe mantenere un ruolo autonomo, quanto meno in ordine al profilo della ricerca.
Con riferimento all’articolo 20, sul risarcimento dei danni ai militari esposti all’amianto sul naviglio di Stato, pur valutando favorevolmente l’avvenuto riconoscimento di risorse, avanza rilievi critici sul comma 2, che consente al giudice di pronunciare il «non luogo a procedere» preclusivo di ulteriori istanze e ricorsi. Preannuncia, pertanto, la presentazione di un apposito emendamento volto a contemplare il risarcimento anche in via amministrativa.
Esprime, quindi, forte contrarietà sull’articolo 31, segnalando che la norma viola il principio di volontarietà nella scelta del ricorso all’arbitrato e contraddice gli intendimenti manifestati dal Presidente della Repubblica nel messaggio di rinvio del testo alle Camere. Fa notare che l’emendamento presentato a suo tempo dall’opposizione, approvato alla Camera e rimosso successivamente al Senato, recepiva compiutamente l’istanza del Capo dello Stato, consentendo al lavoratore di riesaminare la sua posizione nella fase di effettiva insorgenza della controversia. Anticipa, quindi, la presentazione di appositi emendamenti volti a ripristinare tale specifico profilo. Dichiara, altresì, di dissentire convintamente rispetto alle previsioni dell’articolo 32, rilevando che il licenziamento per invalidità potrà essere impugnato entro il breve termine di sessanta giorni, riducendo drasticamente il relativo diritto riconosciuto al lavoratore, soprattutto nelle ipotesi di rapporto di lavoro non continuativo e a tempo determinato; tale norma consente, pertanto, ingiustificati arbitri. Avanza quindi rilievi critici relativamente ai commi 5, 6 e 7 del menzionato articolo 32 – pur non oggetto di esame parlamentare in questa lettura – e rileva l’assoluta incertezza sulla valenza che assume l’indennità ivi prevista: si chiede, al riguardo, se abbia carattere aggiuntivo o sostitutivo rispetto al reintegro.
In conclusione, esprime un giudizio fortemente negativo sul complesso del provvedimento in esame.
Marialuisa GNECCHI (PD), nel condividere le considerazioni formulate dal deputato Gatti, esprime l’auspicio che il Ministro Sacconi voglia ispirarsi, nell’esercizio delle sue funzioni, al principio sancito dall’articolo 1 della Costituzione, che recita che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro. Richiama, quindi, il confuso susseguirsi di misure adottate dal Governo in materia pensionistica: la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro e, dunque, il collocamento a riposo al compimento dell’anzianità massima contributiva di 40 anni per le amministrazioni pubbliche; la successiva decisione di prevedere il collocamento a riposo al compimento dell’anzianità massima di 40 anni di servizio effettivo; la disposizione che, per i dirigenti medici e del ruolo del servizio sanitario nazionale, prevede il collocamento a riposo su iniziativa dell’interessato al compimento di 40 anni di servizio effettivo, con il limite del settantesimo anno di età. Deplora, in sostanza, il carattere frammentario e disorganico dei diversi interventi legislativi succedutisi, facendo peraltro notare che la manovra di luglio ha comportato il rischio, per il personale del settore privato, di cancellare addirittura un anno di pensione. È dunque necessario, a suo avviso, procedere ad una riforma organica di ampio respiro, altrimenti inevitabilmente si incoraggia, di fatto, il lavoro nero.
Ricorda che il Presidente del Consiglio, nel corso del suo intervento del 29 settembre scorso alla Camera, ha citato un passo di Piero Calamandrei, che affermava che il sistema parlamentare è quello in cui le ragioni della minoranza hanno sempre il diritto di essere discusse: fa notare, tuttavia, che l’esorbitante numero di questioni di fiducia poste e di decreti-legge approvati dal Governo contraddicono sicuramente tale intento. Avanza, pertanto, al Ministro una richiesta di maggiore attenzione sui temi del lavoro e in particolare sulla necessità di approntare una normativa organica e certa nella sua formulazione tecnico-giuridica. Evidenzia poi che l’azione del Governo assume carattere regressivo sotto diversi ambiti; cita, al riguardo, il Ministro Gelmini, che sta portando avanti una «presunta» riforma della scuola basata esclusivamente sulla riduzione dei trasferimenti, in linea con le direttive poste dal Ministro dell’economia e delle finanze, nonché sullo stravolgimento della scuola elementare attraverso l’introduzione del maestro unico.
Il Ministro Maurizio SACCONI, intervenendo per una precisazione, segnala che sul tema del maestro unico non si può disconoscere il tradizionale e prevalente orientamento della dottrina: ricorda, peraltro, numerosi dibattiti in cui anche importanti organizzazioni politiche e sindacali, non lontane rispetto alle posizioni dell’attuale opposizione, si esprimevano a favore del principio dell’unicità dei docenti nelle scuole elementari.
Marialuisa GNECCHI (PD), nel ribadire le valutazioni negative sulla riforma della scuola promossa dal Governo, si sofferma poi sull’incongruenza tra le dichiarazioni rese dal Presidente dell’INPS e i dati altrimenti acquisiti in ordine alle passività delle entrate contributive, oltre che degli stessi fondi pensione. Stigmatizza quindi l’operato della maggioranza, che non ha voluto recepire, con apposite proposte emendative, i richiami avanzati dal Presidente della Repubblica sul testo in esame. Sostiene, in conclusione, che in materia di lavoro e pensioni si rende necessario un intervento organico e non invece disomogeneo quale quello proposto con il disegno di legge in titolo.
Lucia CODURELLI (PD) rammenta anzitutto la risoluzione approvata dalla XI Commissione, che impegna il Governo ad effettuare le nomine di sua competenza rispettando il principio di parità di genere, facendo notare al Ministro come tale impegno sia stato sinora assolutamente disatteso. Giudica, quindi, del tutto inefficace ed inadeguato il provvedimento in esame e deplora l’operato del Senato, che ha eliminato la previsione che sanciva il principio del rispetto della volontà del lavoratore nell’ambito della disciplina dell’arbitrato.
Reputa ineludibile la necessità di aumentare il profilo delle tutele nelle politiche del lavoro ed esorta a respingere il tentativo di quanti intendano sfruttare il difficile momento di crisi per approvare norme volte a svilire le garanzie in materia lavoristica. Cita, quindi, condividendone gli assunti, la posizione del senatore Treu, secondo il quale il testo in esame rappresenta una scelta tragica nell’attuale contesto socio-economico, in quanto non risolve, ma al contrario aggrava, le delicate e complesse questioni del lavoro giovanile, del precariato, della condizione delle donne. Richiama quindi i risultati dell’indagine sul fondo sociale europeo, che evidenziano le criticità e distorsioni del mondo del lavoro, che il testo in esame non corregge. Ritiene, pertanto, il provvedimento un vero e proprio «passo indietro», ossia un testo di breve respiro, auspicando che non avvenga quanto accaduto con la «riforma Brunetta», che, seppur non ancora attuata, ha rappresentato uno strumento di carattere vessatorio per i lavoratori pubblici.
Dopo aver sottolineato la negativa scelta assunta dal Senato sul tema dell’arbitrato, cita il caso di importanti regioni che hanno regolamentato l’apprendistato a 15 anni – di fatto anticipando la grave disposizione contenuta nel testo in esame – ed evidenzia che la carenza di fondi e risorse rappresenta un freno all’attivazione di strutture e progetti volti ad attuare la normativa sull’apprendistato e sull’accesso al lavoro in genere. Ritiene necessario, altresì, che sia valorizzata la partecipazione delle donne al lavoro.
Esprime, in conclusione, una valutazione di ferma contrarietà sul provvedimento in esame.
Amalia SCHIRRU (PD) richiama preliminarmente la necessità che il Governo sappia ascoltare meglio i gruppi di opposizione e, pertanto, possa fermare in extremis un provvedimento che giudica pasticciato e dannoso, in quanto finisce per acuire le difficoltà dei lavoratori, soprattutto nelle fasce più deboli.
Si sofferma, quindi, sulle modifiche apportate dal Senato all’articolo 2 del disegno di legge, relativamente alle funzioni degli enti vigilati dal Ministero, raccomandando al Governo che – nell’ambito del processo di assorbimento dell’ISPESL all’interno dell’INAIL – si individuino forme di raccordo per garantire l’autonomia funzionale dell’ente che si occupa di sicurezza del lavoro, in modo che le competenze dei due organismi, similari ma differenziate, possano almeno salvaguardare i profili di esperienza maturata nel campo della ricerca e del controllo. Sempre in relazione all’articolo 2, inoltre, invita il Ministro Sacconi ad attivare anche un canale di comunicazione interna con il dicastero della pubblica amministrazione e dell’innovazione, per sciogliere i nodi irrisolti del decreto-legge n. 78 del 2010, denunciando come ad oggi l’attività di ispezione per la sicurezza sui luoghi di lavoro sia, di fatto, bloccata.
Sottolinea, poi, l’esigenza di valutare con attenzione gli emendamenti che il suo gruppo presenterà sull’articolo 20, finalizzati a superare possibili preclusioni nei risarcimenti in favore dei dipendenti del naviglio di Stato. Pur riconoscendo, infine, che l’articolo 21 non può costituire oggetto di esame parlamentare, intende comunque segnalare che esso rischia di pregiudicare la fissazione di regole certe in tema di pari opportunità tra uomini e donne, nonché di allentare la lotta contro forme di discriminazione nei confronti dell’invalidità e dell’integrazione dei disabili.
Cesare DAMIANO (PD) intende anzitutto ringraziare il Ministro per la partecipazione alla seduta odierna, nella quale deve, tuttavia, prendere atto di una certa difficoltà dialettica con i gruppi di maggioranza, oggi sostanzialmente assenti. Ritiene, quindi, opportuno far notare che è emerso chiaramente, nel corso del dibattito, l’orientamento di Governo e maggioranza nel senso di non apportare più alcuna modifica al testo approvato del Senato: tale orientamento, a suo giudizio, è profondamente errato e il suo gruppo non lascerà nulla di intentato per cercare di rimediare.
Osserva, più in generale, che il disegno di legge in esame costituisce solo un anello di una lunga catena di provvedimenti che il Governo ha emanato, sin dal suo insediamento, seguendo una filosofia di fondo che appare non condivisibile e sbagliata, poiché incentrata sullo sviluppo di forme di lavoro sempre più flessibili e insicure, sulla riduzione delle tutele nei confronti del lavoratore, su interventi molto pesanti sotto il profilo pensionistico: tutto questo porta ad una minore competitività del Paese, dove i giovani non individuano più elementi di certezza nel mercato del lavoro.
Passando all’articolato, intende soffermarsi sull’articolo 7, sia pure non oggetto di esame parlamentare in questa lettura: in relazione a tale disposizione, segnala come si introduca una logica di rappresentatività territoriale del sindacato totalmente fuorviante, in quanto essa non mira al legittimo decentramento di fasi della rappresentanza a livello aziendale, bensì alla pura sostituzione della rappresentanza confederale, a vantaggio di un sindacalismo locale caratterizzato da corporativismi ed egoismi di comodo, che sono l’esatto opposto della solidarietà generale promossa dal sistema confederale.
Quanto all’arbitrato, teme che le modifiche introdotte dal Senato non colgano il principio centrale dell’istituto, che dovrebbe essere diretto a porre il lavoratore di fronte ad una libera scelta e non ad un obbligo; si tratta, dunque, di norme che configurano una violazione delle garanzie del lavoratore e che, se approvate, finiranno sotto il vaglio inevitabilmente critico della Corte costituzionale.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, invita il relatore e il rappresentante del Governo a svolgere i propri interventi di replica rispetto al complessivo dibattito svolto in Commissione.
Giuliano CAZZOLA (PdL), relatore, precisa, in premessa, che il provvedimento in esame, seppur sia stato caricato di significati politici che esulano dal suo contenuto normativo, non è certamente la causa dell’inasprimento della tensione sociale, come taluni interventi odierni hanno cercato di affermare. Evidenzia invece che, qualora il testo venisse tempestivamente approvato, come da lui auspicato, il Governo – esercitando le relative deleghe – verrebbe posto nella favorevole condizione di poter concludere, entro tre mesi, la complicata vertenza dei lavori usuranti e degli ammortizzatori sociali. Ritiene poi apprezzabile il lavoro svolto dalla Commissione nelle precedenti letture, anche con riferimento agli specifici profili di criticità che si sono delineati nel corso dell’esame del testo: cita al riguardo le questioni affrontate in relazione alla revisione della legge sul part-time, su cui si è registrata l’astensione dei gruppi di opposizione; le problematiche relative alla disciplina dell’apprendistato, in ordine al quale è stato presentato, anche al Senato, un opportuno ordine del giorno di indirizzo attuativo; il serrato dibattito sull’arbitrato, anche in relazione ai rilievi avanzati dal Presidente della Repubblica che, sottolinea, non sono stati affatto disattesi nel successivo esame del provvedimento. Fa notare che sono state introdotte tutele e garanzie importanti, oltre che utili disposizioni sulla giustizia civile nel lavoro.
Rileva che, in merito ai commi 9 e 10 dell’articolo 31, le previsioni ivi contenute, in materia di clausole compromissorie, trovano ora una solida fonte nella dettagliata procedura che fa capo agli accordi confederali. Ricorda poi che, sull’arbitrato, in esito alle modifiche apportate dalla Commissione, la relativa decisione dovrà aver luogo con un giudizio secondo diritto e non più conforme alla sola equità. Nel richiamare taluni dei rilievi avanzati dal Presidente della Repubblica nel messaggio di rinvio alle Camere del provvedimento, evidenzia che il Capo dello Stato ha chiaramente delineato – in ordine alla pattuizione della clausola arbitrale – una condizione di maggiore debolezza del lavoratore nella fase della assunzione e dell’accesso al rapporto di lavoro. Reputa, pertanto, opportuno aver definito in modo chiaro l’assetto delle procedure da seguire sin dalla fase iniziale del rapporto di lavoro (compresa l’esclusione del periodo di prova), ribadendo, dunque, l’inopportunità di dover ricorrere alle commissioni di certificazione in tutte le diverse fasi di svolgimento del rapporto di lavoro. Fa notare, peraltro, che il lavoratore privato si rivolge al giudice tendenzialmente nella fase conclusiva del rapporto di lavoro, ma difficilmente in costanza dello stesso rapporto; pertanto, i rilievi critici rivolti all’istituto della clausola compromissoria assumono, a suo giudizio, connotati meramente pretestuosi.
Dopo avere precisato, in relazione all’articolo 32, che il prolungamento dei termini di presentazione del ricorso costituisce un’evidente tutela per il lavoratore, si augura, infine, che la Camera possa definitivamente approvare il provvedimento in titolo, senza apportare ulteriori modifiche rispetto al testo trasmesso dal Senato.
Il Ministro Maurizio SACCONI, in ordine alle considerazioni di carattere generale formulate nel dibattito e ai rilievi sull’impostazione delle linee di politica del lavoro del Governo, ritiene utile replicare richiamando i contenuti del «Piano triennale per il lavoro», presentato nell’agosto di quest’anno, che evidenzia un particolare rilievo riconosciuto al principio della sussidiarietà nel dispiegarsi dei diversi interventi adottati nel mercato del lavoro. Osserva che il Piano triennale si ispira ad una specifica e ben delineata impostazione, secondo cui l’accrescimento dell’occupazione deve avvenire attraverso diverse iniziative, capaci di sprigionare la libera determinazione delle parti sociali, nonostante i vincoli imposti dalle esigenze di stabilità poste dall’Unione europea. In tale quadro, a suo avviso, assume rilievo il tema della sostenibilità dei sistemi previdenziali e socio-sanitari. Osserva, infatti, che il Governo, attraverso misure graduali, ha provveduto a mettere in sicurezza i conti previdenziali, soprattutto in relazione alla variabile demografica.
In ordine alle problematiche evidenziate in materia di pubblico impiego, sostiene l’esigenza di conformarsi agli orientamenti delineati dalla Corte di giustizia europea. Occorre poi valutare, osserva, quali siano gli strumenti che possano garantire e promuovere la competizione nel quadro di una regolamentazione del lavoro basata sull’analisi formale della posizione debole del lavoratore. Ravvisa altresì la necessità che i diritti fondamentali del lavoro possano assumere contenuti sempre più basati su una reale responsabilità sociale: in tal senso, l’elemento della sussidiarietà risponde certamente alle specificità della tradizione italiana in materia, i cui progressi storici non possono essere messi a paragone, probabilmente, con nessuna altra esperienza a livello europeo.
Sottolinea, quindi, che il rapporto tra Stato e società in materia lavoristica deve essere mobile e dinamico: lo Stato deve essere in grado di promuovere la vitalità sociale e, in tale ottica, si rende opportuno potenziare i contenuti promozionali nel diritto del lavoro ed evitare di portare avanti politiche fondate sul mero irrigidimento del piano regolatorio. In sostanza, a suo avviso, occorre operare un discrimine tra l’effettiva fiducia nella capacità di auto-regolamentazione delle parti sociali e una sfiducia pregiudiziale verso questa capacità, che trova fondamento nella visione di un campo di tutele che possono essere imposte solo per legge.
Ritiene poi che, in materia di arbitrato, i contenuti delle disposizioni di cui all’articolo 31 siano opportunamente rimessi a specifici accordi tra le parti, anche in modo da semplificare e rendere più fluide e dinamiche, in sostanza meno formalistiche, le regolamentazioni del diritto del lavoro. Occorre, a suo giudizio, agevolare il rinvio della disciplina di dettaglio alle relazioni sindacali e agli accordi tra le parti e ciò anche al fine di deflazionare il contenzioso, senza mutare la normativa sul processo del lavoro (che giudica sufficientemente avanzata), bensì prevedendo un canale ulteriore, che renda più tempestiva e certa la risoluzione dei conflitti.
Soffermandosi sulle considerazioni svolte in relazione all’ISPESL, assicura che nel processo di accorpamento all’INAIL ne sarà salvaguardata l’autonomia organizzativa, soprattutto per le funzioni di ricerca, mentre – in merito all’articolo 7, relativo sulla rappresentatività dei sindacati – sostiene che occorre tenere conto che nelle aziende opera sempre più spesso una specifica dimensione di rappresentanza locale.
Auspica, in conclusione, che il provvedimento in esame sia tempestivamente approvato dalla Camera e che la settima lettura parlamentare del testo – nel rispetto delle intenzioni di un «padre costituente» come Calamandrei, che di certo, nel difendere i diritti dell’opposizione, non pensava ad una «navetta» così esasperata – possa considerarsi anche quella conclusiva.
Silvano MOFFA, presidente, dichiara concluso l’esame preliminare, ricordando che il termine per la presentazione di emendamenti al provvedimento in titolo è fissato per le ore 11 di domani, venerdì 8 ottobre.
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
Disposizioni concernenti l’integrazione della composizione della Commissione medico-ospedaliera per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio.
C. 2360 Pelino.
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 ottobre 2010.
Silvano MOFFA, presidente, ricordato che nella precedente seduta si è concluso l’esame preliminare ed è stato fissato un termine per la presentazione di eventuali emendamenti, comunica che non sono state depositate proposte emendative riferite al provvedimento in esame. Avverte, pertanto, che il testo del progetto di legge sarà inviato alle competenti Commissioni parlamentari per l’espressione del prescritto parere.
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 11.45.
AUDIZIONI INFORMALI
Giovedì 7 ottobre 2010.
Audizione di rappresentanti di docenti ed esperti della materia nell’ambito dell’esame del Libro verde: Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa (COM(2010)365 def.).
L’audizione informale è stata svolta dalle 14.10 alle 15.25.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 6 ottobre 2010. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA.
La seduta comincia alle 8.45.
Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013.
Doc. LVII, n. 3.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di ieri.
Giulio SANTAGATA (PD) giudica anzitutto anomalo l’atteggiamento di principio assunto dal Governo sul documento in esame, atteso che lo stesso Esecutivo lo definisce stranamente come uno strumento ormai superato, in quanto anticipato – sotto il profilo interno – dalla manovra estiva e destinato, in prospettiva, ad essere sostituito dagli atti di programmazione a livello europeo: si domanda, dunque, quale sia la reale utilità di uno schema di Decisione di finanza pubblica i cui dati, alla luce delle predette premesse, appaiono difficilmente modificabili e orientabili.
Si sofferma, quindi, sulla sezione del documento che individua il conto economico degli enti di previdenza ed assistenza, segnalando come – a fronte di un quadro dell’andamento dell’economia che sembrerebbe registrare una leggera ripresa, che tuttavia non riesce a tradursi in un incremento dell’occupazione, i cui dati appaiono stagnanti – continua invece una previsione fortemente positiva dell’andamento del comparto previdenziale, caratterizzato addirittura da significativi avanzi di gestione e da valori molto elevati delle stesse entrate contributive. Poiché, a suo avviso, i dati indicati nel documento risultano decisamente troppo ottimistici, paventa il rischio che la tentazione del Governo (e degli stessi enti previdenziali) possa essere quella di nascondere deficit sommersi sotto la «copertura» degli istituti di previdenza e assistenza, con il risultato che la manovra economica continuerà ad essere caricata integralmente sugli enti locali e sugli stessi lavoratori, mentre i bilanci della previdenza serviranno soltanto a far quadrare, da un punto di vista formale, i conti complessivi dello Stato.
Silvano MOFFA, presidente, in considerazione dell’imminente inizio dei lavori dell’Assemblea, in cui è prevista un’informativa del Ministro Sacconi sul tema degli incidenti sul lavoro, fa presente che il seguito dell’esame del provvedimento dovrà essere rinviato all’odierna seduta pomeridiana.
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 8.55.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Mercoledì 6 ottobre 2010.
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.10 alle 14.20.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 6 ottobre 2010. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA.
La seduta comincia alle 14.20.
Proposta di nomina del dottor Rino Tarelli a componente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP).
Nomina n. 70.
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l’esame della proposta di nomina in titolo, rinviato nella seduta del 29 settembre 2010.
Silvano MOFFA, presidente, ricorda che il relatore ha proposto di esprimere un parere favorevole sulla proposta di nomina in esame.
Luigi BOBBA (PD) fa presente che il suo gruppo esprime un orientamento favorevole sulla proposta di nomina in esame, ma intende al contempo manifestare la propria insoddisfazione per il fatto che, ancora una volta, nelle nomine di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non sia stato applicato il criterio della rappresentanza di genere, che aveva costituito oggetto di una risoluzione approvata in modo sostanzialmente unanime dalla Commissione.
Lucia CODURELLI (PD), intervenendo a titolo personale, ricorda che la risoluzione approvata dalla Commissione in materia di parità di genere impegnava il Governo a garantire una corretta rappresentanza femminile nelle nomine di competenza del Ministero del lavoro, mentre – dopo quella risoluzione – neanche una nomina proposta dal Ministro Sacconi ha riguardato una candidatura femminile. Giudica tale dato una gravissima violazione degli impegni assunti dal Governo di fronte al Parlamento e, per tale ragione, fa presente che non parteciperà al voto e abbandonerà l’aula della Commissione, senza che ciò incida, tuttavia, sul merito e sulla professionalità della persona designata.
Maria Grazia GATTI (PD), pur nutrendo grande stima nei confronti del dottor Tarelli, che ritiene possa svolgere in modo impeccabile il ruolo che si accinge ad assumere, avverte che – a titolo personale – non parteciperà al voto e abbandonerà l’aula della Commissione, auspicando che ciò costituisca un preciso segnale di richiamo al Governo per il rispetto degli impegni assunti di fronte alla Commissione.
Cesare DAMIANO (PD) stigmatizza l’insensibilità del Governo rispetto ai criteri di genere nelle nomine di propria competenza, giudicando grave il mancato rispetto degli impegni assunti: preannuncia, quindi, che, se l’Esecutivo intende continuare su questa strada, il suo gruppo sarà costretto in futuro a non partecipare più alle votazioni riguardanti proposte di nomina.
Al contempo, fa notare che il dottor Tarelli è una figura di altissima qualità, che viene proposta per un ruolo delicato in un settore di valore assolutamente strategico per il mondo del lavoro e della previdenza, e rappresenta pertanto un elemento di garanzia sotto il profilo istituzionale. Per queste motivazioni, il suo gruppo voterà convintamente a favore della proposta di nomina, pur in presenza di una grave contraddizione sotto il profilo della rappresentanza di genere.
Antonino FOTI (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di nomina in esame, che riguarda una figura di assoluta qualità. Ritiene, peraltro, corretto rilevare che le osservazioni formulate dai gruppi di opposizione sono particolarmente pertinenti e, dunque, richiedono il giusto impegno del Governo nel rispetto dei criteri di parità di genere nelle nomine di competenza.
Gaetano PORCINO (IdV), pur manifestando la più ampia stima nei confronti del dottor Tarelli, fa presente che il suo gruppo – non avendo partecipato alla fase preliminare che ha condotto all’indicazione della candidatura proposta – prende atto della scelta operata dal Governo e preannuncia la propria astensione.
Marialuisa GNECCHI (PD), nel prendere atto con favore che anche i gruppi di maggioranza hanno assunto consapevolezza della questione della rappresentanza di genere nelle nomine governative, avverte che – se ciò potrà servire ad elevare il livello di qualità delle proposte del Governo – la prossima volta che verrà presentata una candidatura maschile il suo gruppo non prenderà parte alla votazione. Auspica, pertanto, che quella del dottor Tarelli sia l’ultima proposta di nomina che non riguarda una figura femminile.
Michele SCANDROGLIO (PdL), pur non intendendo creare inutili polemiche, ritiene che al momento l’unico criterio che può guidare le nomine governative sia quello della professionalità, invitando la Commissione a non confondere principi di qualità con principi di genere. Auspicando, pertanto, che in futuro le proposte di nomina possano prevedere un connubio tra qualità e pari opportunità, dichiara comunque di preferire – fino a quando ciò non sarà possibile – nomine ispirate al criterio di qualità.
Barbara SALTAMARTINI (PdL), pur esprimendo una valutazione positiva sulla proposta di nomina in esame, ritiene che, avendo sempre condotto battaglie di merito sul tema della rappresentanza di genere nelle nomine governative, sia giunto il momento di dare un segnale preciso sull’argomento, che possa consentire di immaginare un diverso metodo per il futuro. Per tale ragione, preannuncia la propria astensione sulla proposta di parere favorevole del relatore.
Nedo Lorenzo POLI (UdC), relatore, prende atto con estrema soddisfazione che, pur in un dibattito acceso sotto il profilo del rispetto della parità di genere, si registra la sostanziale unanimità dei giudizi in Commissione circa la qualità e la professionalità del dottor Tarelli. Ribadisce, pertanto, la proposta di parere favorevole già formulata.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, indìce la votazione sulla proposta di parere favorevole del relatore.
La Commissione procede, quindi, alla votazione per scrutinio segreto sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore in ordine alla proposta di nomina in titolo.
Silvano MOFFA, presidente, comunica il risultato della votazione sulla proposta di nomina del dottor del dottor Rino Tarelli a componente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (COVIP).
Presenti 28
Votanti 23
Astenuti 5
Maggioranza 12
Hanno votato si 23
(La Commissione approva).
Hanno preso parte alla votazione i deputati:
Berretta, Bobba, Bonino, Cazzola, Damiano, Delfino in sostituzione di Cesa, Fedriga, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Giacomoni, Madia, Miglioli, Misiti in sostituzione di Lo Monte, Moffa, Mosca, Mottola, Munerato, Pelino, Poli, Rampi, Mariarosaria Rossi, Santagata e Scandroglio.
Si sono astenuti i deputati:
Bellanova, Gnecchi, Paladini, Porcino e Saltamartini.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che comunicherà il parere favorevole testé espresso alla Presidenza della Camera, ai fini della trasmissione al Governo.
La seduta termina alle 14.45.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 6 ottobre 2010. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA. – Interviene il sottosegretario di Stato per l’interno, Michelino Davico.
La seduta comincia alle 14.45.
Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito.
Nuovo testo C. 2424 Antonino Foti e abbinata C. 3089 Jannone.
(Seguito dell’esame e conclusione).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 30 settembre 2010.
Silvano MOFFA, presidente, comunica che il relatore – sulla base dei pareri espressi sul nuovo testo della proposta di legge in esame, di cui si è dato conto nella precedente seduta – ha predisposto appositi emendamenti (vedi allegato 1), finalizzati a recepire le condizioni poste nel parere della V Commissione, oltre che taluni dei rilievi contenuti negli altri pareri.
Antonino FOTI (PdL), relatore, rileva, in premessa, che tutte le Commissioni coinvolte hanno espresso un parere favorevole sul nuovo testo del provvedimento, che ha introdotto significative modifiche e integrazioni rispetto alla precedente versione del progetto di legge in esame, sulla quale diverse Commissioni in sede consultiva avevano formulato giudizi più incisivi. In particolare, fa notare che – oltre al parere della V Commissione (Bilancio), che indica le modifiche necessarie ad assicurare una idonea copertura finanziaria del testo – le altre Commissioni hanno formulato soltanto limitati e circoscritti rilievi, per lo più sotto forma di osservazioni.
A fronte dei pareri espressi, dunque, propone di approvare gli appositi emendamenti di recepimento, che intendono accogliere taluni rilievi delle Commissioni I (Affari costituzionali) e VI (Finanze), oltre che le condizioni formulate dalla V Commissione, in precedenza richiamate. Quanto al parere della XIV Commissione (Politiche dell’Unione europea), che indica un intervento soppressivo sull’articolo 5 del provvedimento, segnala che, in realtà, tale articolo appare sufficientemente valido nella sua attuale formulazione, come dimostra peraltro il parere espresso dalla VIII Commissione (Ambiente), competente nel merito della materia, la quale si è limitata a formulare due circoscritte osservazioni, con ciò incoraggiando a valutare in termini positivi la riscrittura dell’articolo avvenuta con il nuovo testo della proposta di legge. Con riferimento, poi, alla condizione posta nel parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali, osserva che il testo non vieta il pieno coinvolgimento degli enti territoriali negli interventi per il sostegno dei lavoratori, ma non può neanche imporlo per legge, trattandosi di materia riservata – per l’ambito territoriale – all’autonomia dei rispettivi enti locali. Fa notare, infine, che la nuova norma di copertura richiesta dalla V Commissione in relazione all’articolo 8, comma 1, è frutto di una esplicita indicazione inserita nella nuova relazione tecnica dalla Ragioneria generale dello Stato, che ritiene che la nuova quantificazione degli oneri appaia corretta e adeguatamente coperta, proponendo tuttavia una modifica meramente formale del testo, nel senso di sostituire il riferimento alle risorse di cui all’articolo 1, commi 7, 8, 8-bis e 8-ter, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 – convertito, con modificazioni, nella legge 3 agosto 2009, n. 102 – con il riferimento alle risorse del Fondo sociale per occupazione e formazione, al quale, per l’appunto, si attinge per l’attuazione delle misure del citato decreto-legge n. 78: in sostanza, quello che cambia non è la copertura effettiva, bensì la denominazione della stessa.
In conclusione, raccomanda l’approvazione dei propri emendamenti.
Silvano MOFFA, presidente, osserva che gli emendamenti del relatore presentano una natura meramente tecnica, dei quali il Governo non può che prendere doverosamente atto.
La Commissione approva, con distinte votazioni, gli emendamenti del relatore 1.100, 1.101, 3.100, 7.100 e 8.100.
Giovanni PALADINI (IdV) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo nella votazione per il conferimento del mandato al relatore. Ritiene, peraltro, doveroso sottolineare l’inadeguatezza delle risorse stanziate per l’intervento in esame, che giudica senz’altro importante, soprattutto in questo delicato momento di crisi.
Giuliano CAZZOLA (PdL), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo, esprime soddisfazione per il lavoro svolto e per il risultato conseguito, che definisce un successo della Commissione, augurandosi che il provvedimento diventi al più presto legge dello Stato. Sottolinea, inoltre, che si tratta non soltanto di misure di sostegno al reddito, ma anche di contrasto alla disoccupazione, considerato che, se anche un solo lavoratore in cassa integrazione riesce a diventare imprenditore, darà a sua volta lavoro ad altri.
Giulio SANTAGATA (PD) ricorda come il suo gruppo avesse un orientamento inizialmente favorevole nei confronti del provvedimento in esame, nella speranza, alimentata anche dalle dichiarazioni del relatore, che l’intervento in questione sarebbe stato sostenuto con dotazioni finanziarie significative. Dal momento, tuttavia, che le risorse disponibili per il finanziamento delle misure in esame si sono progressivamente assottigliate man mano che procedeva l’esame parlamentare o sono state dirottate su altre coperture finanziarie, la valutazione conclusiva del suo gruppo non può essere positiva. Considerate, tuttavia, le condivisibili finalità dell’intervento, preannuncia l’astensione del gruppo nella votazione sul conferimento del mandato al relatore.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) rileva l’inadeguatezza delle risorse finanziarie stanziate per il provvedimento, ritenendo, tuttavia, molto positivo l’impegno e lo sforzo profusi per una finalità che giudica condivisibile. Esprime, inoltre, apprezzamento per l’articolo 7 del testo in esame, che permetterà di prevenire o di comporre numerosi contenziosi in tutta Italia, alleggerendo le preoccupazioni del mondo del lavoro. Per queste ragioni, dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore.
Teresa BELLANOVA (PD), pur apprezzando gli sforzi della Commissione e condividendo le finalità del provvedimento, resta convinta che in Italia sia fondamentale sviluppare la capacità di intrapresa, ma che questo non si possa ottenere con una legge che finanzia l’avvio di attività imprenditoriale con lo stravolgimento di istituti come gli ammortizzatori sociali. Sottolinea, inoltre, l’assoluta insufficienza e inadeguatezza dei finanziamenti previsti: si tratta di somme irrisoriamente basse rispetto ai costi imprenditoriali, tali da non fornire alcun significativo contributo alla costituzione di una nuova impresa.
Per queste ragioni preannuncia che, in dissenso dal proprio gruppo, il suo voto sul conferimento del mandato al relatore sarà contrario.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera, quindi, di conferire al deputato Antonino Foti il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul progetto di legge n. 2424, come modificato nel corso dell’esame in sede referente, al quale risulta abbinato il progetto di legge n. 3089. Delibera, altresì, di chiedere l’autorizzazione a riferire oralmente.
Silvano MOFFA, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove per l’esame in Assemblea, sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata.
C. 3541 Fedriga.
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 21 settembre 2010.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che sono state presentate diverse proposte emendative riferite alla proposta di legge in esame (vedi allegato 2).
Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, esprime parere contrario sugli identici emendamenti Poli 1.1 e Damiano 1.2, nonché sugli identici emendamenti Poli 2.1 e Damiano 2.2, che si propongono l’intento di sopprimere i due articoli di cui è composta la proposta di legge in esame.
Esprime, quindi, parere favorevole sull’emendamento Cazzola 1.3, a condizione che esso sia riformulato come sostitutivo del solo articolo 1, nonché che talune sue parti siano modificate nel senso di rendere meno discrezionale il potere del giudice e che sia soppresso il comma 3 del medesimo emendamento.
Esprime, infine, parere favorevole sull’emendamento Paladini 1.4, che – in caso di approvazione dell’emendamento Cazzola 1.3 – dovrà intendersi come aggiuntivo rispetto a tale emendamento, nonché sull’articolo aggiuntivo Cazzola 2.01.
Il sottosegretario Michelino DAVICO esprime un parere conforme a quello del relatore.
Giuliano CAZZOLA (PdL), pur dichiarando la disponibilità a riformulare il proprio emendamento 1.3 nel senso indicato dal relatore, insiste per non sopprimerne il comma 3. Ritiene infatti che, pur trattandosi forse di una previsione pleonastica, sia comunque utile a fare chiarezza, oltre ad essere conforme alla Costituzione e a principi di giustizia sociale.
Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, chiarisce di non essere contrario al principio sancito nel comma 3 dell’emendamento in questione e di averne prospettato l’eliminazione soltanto per esigenze di uniformità dell’ordinamento. Che il condannato il quale abbia scontato la sua pena riacquisti tutti i diritti che la legge riconosce è un principio – a suo giudizio – fuori discussione; metterlo per iscritto potrebbe, però, far insorgere qualche dubbio interpretativo in relazione a tutte le norme di legge che, stabilendo sanzioni accessorie, non prevedano esplicitamente la loro cessazione al termine della pena principale. Propone, pertanto, di non inserire il citato comma 3 nella nuova formulazione dell’emendamento Cazzola 3.1, in modo da approfondirne le implicazioni in una fase successiva, anche facendo tesoro dei pareri che saranno espressi dalle Commissioni competenti.
Silvano MOFFA, presidente, giudica ragionevole individuare una soluzione intermedia rispetto a quelle appena prospettate, ponendo in votazione una nuova formulazione dell’emendamento Cazzola 1.3 che contenga l’attuale comma 3, per poi valutare gli eventuali rilievi che le Commissioni competenti – e, in particolare, la I e la II Commissione – riterranno di formulare sull’argomento.
Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, dichiara di condividere la proposta testé avanzata dal presidente, invitando il deputato Cazzola a riformulare – nel momento in cui la Commissione passerà all’esame del suo emendamento – la proposta emendativa nei termini indicati.
Giulio SANTAGATA (PD) invita a riflettere che il provvedimento in esame rischia di produrre effetti contrari a quelli perseguiti dai proponenti, nel senso che, anziché ridurre la criminalità organizzata, la sospensione o la revoca dei trattamenti pensionistici rischiano di spingere tra le braccia delle organizzazioni criminali quanti vivono ai margini della legalità, i quali si vedrebbero privati di mezzi di sostentamento onesti. Si finirebbe, in altre parole, per rafforzare uno dei punti di forza delle associazioni criminali, che consiste nello svolgere, in molte aree del Paese, una funzione di supplenza allo Stato assente.
Giovanni PALADINI (IdV) rileva, con riferimento a quanto osservato dal deputato Santagata, che l’emendamento Cazzola 1.3 prevede chiaramente che la sospensione o revoca dei trattamenti pensionistici sia una sanzione accessoria, che il giudice irroga, non prima della sentenza definitiva, con cognizione di causa. Non si tratta, in altre parole, di una misura afflittiva che rischia di colpire le persone oneste e che possa quindi spingerle verso l’illegalità; si tratta, invece, di una misura giusta ed equa, volta ad impedire che criminali accertati, che si sostentano con profitti illegali, godano anche di trattamenti previdenziali e se ne servano magari per finanziare le loro attività criminose.
Cesare DAMIANO (PD) ritiene che dubbi circa la costituzionalità della norma proposta si possano fondatamente nutrire: ricorda che, all’articolo 27, la Costituzione sancisce il principio per cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. Per queste ragioni, ritiene opportuno, per evitare forzature e per non imprimere alla discussione un tono propagandistico, acquisire preventivamente la valutazione delle Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) prima di procedere all’approvazione dell’emendamento Cazzola 1.3.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) concorda con il deputato Damiano, anche perché, nell’attuale congiuntura economica di crisi, il Paese ha bisogno di ben altri provvedimenti. Auspica, quindi, una più attenta riflessione; diversamente, dovrà prendere atto che la maggioranza intende perseguire soltanto finalità propagandistiche e, in questo caso, la posizione del suo gruppo non potrà che essere di contrarietà.
Silvano MOFFA, presidente, ricorda che il parere di competenza viene, di norma, richiesto alle Commissioni parlamentari dopo avere esaurito la fase di esame degli emendamenti, proprio per consentire alle stesse Commissione di esprimersi su una scelta di merito già assunta in sede referente. Ritiene, dunque, legittimo procedere con la votazione delle proposte emendative presentate.
La Commissione respinge, quindi, gli identici emendamenti Poli 1.1 e Damiano 1.2.
Giuliano CAZZOLA (PdL), sulla base del dibattito svoltosi in precedenza, presenta una nuova formulazione del suo emendamento 1.3 (vedi allegato 2).
Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore, esprime parere favorevole sulla nuova formulazione dell’emendamento Cazzola 1.3.
Il sottosegretario Michelino DAVICO esprime un parere conforme a quello del relatore.
La Commissione approva l’emendamento Cazzola 1.3 (nuova formulazione).
Silvano MOFFA, presidente, alla luce dell’approvazione dell’emendamento Cazzola 1.3 (nuova formulazione), avverte che l’emendamento Paladini 1.4, sul quale vi è un parere favorevole del relatore e del rappresentante del Governo, sarà posto in votazione nel presupposto che esso debba intendersi come aggiuntivo di un comma nell’ambito del nuovo articolo 1 della proposta di legge.
La Commissione, con distinte votazioni, approva l’emendamento Paladini 1.4, respinge gli identici emendamenti Poli 2.1 e Damiano 2.2 ed approva l’articolo aggiuntivo Cazzola 2.01.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che – essendosi concluso l’esame delle proposte emendative presentate – il testo del provvedimento, come risultante dagli emendamenti approvati, sarà trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari per l’espressione del prescritto parere.
Rinvia, quindi, il seguito dell’esame ad altra seduta.
Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
C. 1441-quater-F (rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
(Seguito dell’esame e rinvio).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta di ieri.
Silvano MOFFA, presidente, avverte che nell’odierna riunione dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, si è convenuto di rinviare al termine della prevista seduta in sede consultiva il seguito del dibattito di carattere generale sul provvedimento in titolo.
Sospende, pertanto, la seduta, avvertendo che essa riprenderà al termine della seduta in sede consultiva.
La seduta, sospesa alle 15.20, è ripresa alle 16.10.
Silvano MOFFA, presidente, invita i deputati interessati a svolgere i propri interventi di carattere generale sul disegno di legge in esame, fermo restando che l’esame preliminare si concluderà nella giornata di domani, in cui è previsto l’intervento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Ivano MIGLIOLI (PD) ritiene che l’iter del provvedimento in esame dimostri chiaramente la contraddittorietà di questo modo di legiferare: si tratta di un provvedimento il cui esame è iniziato ben due anni fa, che è cresciuto a dismisura, che è stato rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica e che è giunto ormai alla settima lettura parlamentare. Di questo hanno responsabilità – a suo giudizio – il Governo e la maggioranza, all’interno della quale non sono mancate difficoltà.
Ciò premesso, dichiara che, mentre il relatore ha espresso l’auspicio che questa sia l’ultima lettura, il suo gruppo esprime l’auspicio opposto, ritenendo che esistano i margini, pur partendo da valutazioni molto diverse, per raggiungere un punto di accordo tra maggioranza e opposizione, soprattutto sul tema dell’arbitrato; era ed è ancora possibile migliorare il testo: quello licenziato in prima lettura dalla Camera era migliore, grazie all’emendamento del deputato Damiano, approvato in Aula per una distrazione della maggioranza. Le modifiche del Senato non hanno conservato la modifica, peggiorando il testo, e non hanno tenuto conto dei rilievi del Presidente della Repubblica.
In conclusione, chiede di capire se la discussione sia utile o se il provvedimento debba ritenersi blindato; se lo è, la sua parte politica ne prende atto, pur nella convinzione che, come detto, esistano spazi per una convergenza che migliori il testo. Poiché gli emendamenti che il suo gruppo presenterà tenderanno a questo, auspica un’apertura del relatore.
Giuseppe BERRETTA (PD) si sofferma anzitutto sulle modifiche apportate dal Senato alle norme sull’arbitrato, sottolineando come il testo approvato dalla Camera, frutto di un emendamento dell’opposizione, fosse realmente corrispondente a quanto richiesto dal Capo dello Stato in ordine all’accertamento dell’effettiva volontà delle parti nel sottoscrivere la clausola compromissoria; al contrario, ritiene che la soluzione oggi in esame realizzi una violazione del diritto di difesa e sarà inevitabilmente sottoposta al vaglio critico della Corte costituzionale.
Nel segnalare che le modifiche dei termini di impugnativa apportate all’articolo 32 appaiono basate su dati meramente teorici e continuano a lasciare irrisolto il problema del quando si conclude una controversia, poiché intervengono sempre sulla fase di inizio della stessa (contrariamente a quanto indicato da talune proposte emendative presentate dal suo gruppo nella precedente lettura), si sofferma sulla distinzione, operata dal Senato, tra invalidità e inefficacia del licenziamento, che – a suo avviso – produrrà seri problemi interpretativi, legati alla scarsa chiarezza della norma, oltre che una discriminazione nei confronti dei lavoratori a tempo determinato o precari, che saranno penalizzati dalla predetta distinzione.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 16.35.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 6 ottobre 2010. – Presidenza del presidente Silvano MOFFA.
La seduta comincia alle 15.20.
Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013.
Doc. LVII, n. 3.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella odierna seduta antimeridiana.
Maria Grazia GATTI (PD) prende atto che, ancora una volta, la discussione su un provvedimento importante deve avvenire in modo frettoloso. Di questo ha responsabilità il Governo, il quale, ai sensi della nuova legge di contabilità e finanza pubblica (n. 196 del 2009), avrebbe dovuto presentare entro il 15 luglio alle Camere e alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica – e in caso di sua mancata costituzione alla Conferenza unificata – le linee guida per la ripartizione degli obiettivi programmatici ed avrebbe dovuto presentare lo schema in esame entro il 15 settembre; lo schema è stato trasmesso invece in ritardo.
Quanto al merito dell’atto, dopo essersi richiamata all’intervento svolto a nome del gruppo dal deputato Santagata nella seduta antimeridiana, sottolinea come, con riferimento alla disoccupazione, lo schema in esame valuti favorevolmente una lievissima flessione del tasso di disoccupazione. Nel rilevare che il tasso di disoccupazione resta comunque alto in modo allarmante, osserva che, in ogni caso, la sua flessione è dovuta non ad un incremento dell’occupazione, ma ad un incremento dell’inattività, che è un fenomeno che colpisce soprattutto le lavoratrici donne. È un problema, questo dell’inattività femminile, che interessa l’Italia in modo particolare e che deve essere affrontato con provvedimenti concreti, a differenza di quanto fatto finora.
Sottolinea, ancora, la preoccupante crescita tendenziale del rapporto tra debito pubblico e PIL, che è imputabile – va detto per delimitare le responsabilità di ciascuno – soprattutto alle amministrazioni centrali, dato che il debito delle amministrazioni locali risulta stabile. Infine, fa presente che, mentre il Consiglio europeo di marzo ha definito precisi obiettivi per la crescita – occupazione, ricerca e innovazione, istruzione, energia e povertà – che gli Stati membri dell’Unione europea dovranno contribuire a perseguire, in Italia non si fa nulla o si operano in questi settori soltanto tagli indiscriminati.
Giovanni PALADINI (IdV) consegna una apposita documentazione sul provvedimento in esame, esprimendo forti perplessità sulla struttura complessiva dello schema di Decisione di finanza pubblica, che si caratterizza – a suo avviso – per la mancanza di risposte su una serie di temi quali la tutela dei lavoratori precari, l’aumento dell’inattività sul versante femminile, i pesanti tagli alla spesa pubblica, l’inesistenza di interventi nel settore sociale. Osserva, quindi, che il Governo non riesce a prevedere neanche una seria politica di riduzione delle tasse, che sarebbe quanto mai importante in una fase di crescita così negativa. Considerato, pertanto, lo scarso impegno che il documento dimostra nei confronti delle tematiche esposte e della lotta alla disoccupazione, dichiara l’orientamento contrario del suo gruppo.
Giuliano CAZZOLA (PdL) ritiene che i dati sulla disoccupazione siano certamente significativi, ma che debbano essere analizzati in un quadro più ampio. Riporta quindi i dati ISTAT, secondo i quali, mentre l’occupazione degli italiani è in calo, è in crescita, per il secondo o terzo anno consecutivo, quella degli stranieri in Italia. Questo non significa in alcun modo che gli stranieri portino via il lavoro agli italiani; significa, però, che probabilmente ci sono posti di lavoro che gli italiani rifiutano, per ragioni complesse. Si tratta del resto di un fenomeno – quello del lavoro rifiutato – che è sotto gli occhi di tutti: l’ipotesi è confermata da altri dati ufficiali, i quali dicono che i posti di lavoro vacanti in Italia sono in crescita.
Silvano MOFFA, presidente e relatore, anche sulla base del dibattito di carattere generale sinora svolto, presenta una proposta di parere favorevole sul provvedimento in esame (vedi allegato 3).
Ivano MIGLIOLI (PD) ricorda come dal prossimo anno le decisioni di finanza pubblica saranno assunte nel quadro di vincoli comunitari molto più stringenti, che prevedono, tra l’altro, la riconduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL al di sotto del 60 per cento. In Italia questo rapporto è molto al di sopra del 100 per cento, il che significa che servirebbero manovre per 50 miliardi di euro annui per diversi anni prima di poter riportare il debito all’interno del parametro europeo. Questa è la situazione nella quale – a suo avviso – si troverà l’Italia dal prossimo anno.
Ricorda, ancora, che organismi internazionali quali il Fondo monetario internazionale e l’OCSE hanno formulato, sull’andamento del PIL italiano e dell’occupazione, una previsione meno ottimistica di quella del Governo; certo, si verifica una qualche crescita dell’occupazione degli stranieri, ma, a fronte di questo, la disoccupazione degli italiani, soprattutto dei giovani e dei meridionali, tocca in alcune aree del Paese punte allarmanti.
Osserva che i dati, in definitiva, sono innegabilmente preoccupanti: servono proposte e interventi concreti, mentre tutto quel che il Governo ha fatto finora non è servito, a dispetto dei proclami del Presidente del Consiglio, a portare il Paese al di fuori della crisi. Quel che servirebbe, e verso cui altri Paesi europei si stanno orientando, è una riforma del fisco che contrasti duramente l’evasione fiscale e che alzi la tassazione sui redditi più alti e sulle operazioni finanziarie. Il Governo ha scelto invece di colpire i lavoratori, elevando l’età pensionabile, e non affronta il grave problema del dissesto dei conti dell’INPS. Infine, fa notare che non è stato affrontato il problema della crescita e dello sviluppo: gli stessi mondi economici, infatti, confermano che si è fatto poco e male.
In definitiva, poiché lo schema in esame non risponde alle complessive esigenze del Paese, preannuncia che il voto del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore sarà contrario.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole del relatore, considerato che gli unici interventi realizzati hanno riguardato le pensioni e che i forti tagli di spesa già effettuati hanno contenuto le spese, senza tuttavia rilanciare il sistema economico. Nel rimarcare l’assenza dal documento di misure credibili sul lavoro pubblico e la totale mancanza di iniziative per lo sviluppo delle politiche giovanili, giudica totalmente inadeguate le risposte contenute nello schema in esame, riservandosi di verificare nel corso del dibattito in Aula eventuali elementi migliorativi che dovessero intervenire.
Marialuisa GNECCHI (PD) ricorda che nel giugno del 2008, all’inizio della legislatura, il ministro Tremonti dovette ammettere che la lotta all’evasione fiscale aveva portato ad entrate superiori alle previsioni; poi, però, non ha seguito la strada del Governo Prodi ed ha preferito ricorrere a tagli indiscriminati per fare cassa: tagli che hanno colpito anche l’INPS, al quale, nel triennio 2009-2011 andranno nel complesso 10 miliardi di euro in meno, relativi al finanziamento non delle prestazioni previdenziali, ma di quelle assistenziali. Si tratta – a suo avviso – di scelte dissennate, che minano settori fondamentali come scuola, sanità, pubblico impiego e pensioni, e che, pertanto, non possono che motivare un voto contrario sulla proposta di parere favorevole del relatore.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.
Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario.
C. 3687 Governo, approvato dal Senato, e abb.
(Parere alla VII Commissione).
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 28 settembre 2010.
Silvano MOFFA, presidente, ricorda che il relatore ha formulato, nella seduta introduttiva, una proposta di parere favorevole sul testo del disegno di legge approvato dal Senato. Comunica, inoltre, che i deputati Damiano ed altri hanno appena presentato una proposta di parere alternativa a quella del relatore (vedi allegato 4).
Cesare DAMIANO (PD) constata anzitutto come, anche in questo caso, si verifichi una inopportuna accelerazione dell’esame parlamentare su un provvedimento importante. Passa, quindi, ad illustrare in modo diffuso la proposta alternativa di parere presentata dal suo gruppo, preannunciando il voto contrario sulla proposta di parere del relatore.
In particolare, nell’ambito della proposta alternativa, segnala come l’università italiana versi in grave difficoltà e come l’Italia sia agli ultimi posti per quanto riguarda numero di laureati e ricercatori: le istituzioni universitarie a livello europeo affrontano la crisi economico-finanziaria pensando al futuro e disponendo investimenti importanti sulla scuola, l’università e la ricerca, mentre in Italia ciò non avviene.
Ritiene indubbio che l’università italiana abbia bisogno di essere riformata, ma tale riforma deve essere compiuta con un intervento coraggioso, anche perché una riforma senza risorse non porterà mai i risultati sperati. Fa notare che i principi enunciati all’articolo 1 del disegno di legge in esame esprimono principi forti e sicuramente condivisibili, che vengono però, completamente disattesi dai 24 articoli lo seguono; solo per fare alcuni esempi, rileva che viene esaltata unicamente la capacità gestionale dei consiglieri di amministrazione, sottacendo completamente, invece, anche la necessità di possedere competenze e requisiti scientifici, indispensabili per una corretta comprensione e gestione degli atenei, mentre il provvedimento non contiene misure adeguate di supporto a studenti in condizioni di difficoltà economica atte a garantire il diritto allo studio. Osservato che non vi è alcun intervento sulle molteplici forme di lavoro precario oggi presenti all’interno degli atenei, giudica auspicabile armonizzare il sistema previdenziale di docenti e ricercatori a quello degli altri lavoratori, senza che permanga un trattamento differenziato.
Fatto presente, infine, che nel disegno di legge all’esame non vi è alcun piano di rilancio dell’università e della ricerca scientifica, che comprenda il riavvio immediato delle procedure di reclutamento, lo stanziamento di nuove risorse aggiuntive destinate al reclutamento del personale nelle università e un serio intervento sull’età di pensionamento dei professori ordinari, auspica un miglioramento del testo nelle successive fasi di esame parlamentare.
Giovanni PALADINI (IdV) rileva che il suo gruppo non individua alcun elemento positivo all’interno del disegno di legge in esame, che non risolve i gravi problemi di governance dell’Università, di «baronato» dei professori anziani e di gestione delle numerose forme di lavoro precario attualmente esistenti e diffuse in tutti gli atenei. Dopo aver lamentato i troppi tagli realizzati dal Governo nel settore universitario e in quello scolastico, ritiene che il Governo non abbia saputo apprendere nulla dalle più recenti esperienze degli altri Paesi europei, che hanno dato segnali molto diversi, anche in direzione di una effettiva partecipazione degli studenti alle opportunità didattiche e formative.
In conclusione, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore.
Nedo Lorenzo POLI (UdC) osserva che le riforme operate solo mediante tagli non producono che problemi al Paese. Fa notare che il suo gruppo ha presentato, nella Commissione di merito, numerose proposte migliorative del testo: se l’atteggiamento del Governo e della maggioranza sarà di apertura, la posizione del gruppo in Aula sarà conseguente. Per il momento, tuttavia, rileva che il voto non può che essere contrario sul testo approvato dal Senato.
Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che sarà ora posta in votazione la proposta di parere favorevole del relatore e che, in caso di sua approvazione, si intenderà conseguentemente preclusa la proposta alternativa presentata dai deputati Damiano ed altri, restando comunque inteso che la presidenza si riserva – secondo quanto già concordato nell’ambito dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – di tornare a convocare la Commissione nella prossima settimana, qualora la Commissione di merito dovesse richiedere l’espressione del parere di competenza anche su un eventuale nuovo testo, risultante dall’approvazione di emendamenti.
La Commissione approva, quindi, la proposta di parere favorevole formulata dal relatore, risultando conseguentemente preclusa la proposta alternativa presentata dai deputati Damiano ed altri.
La seduta termina alle 16.10.
ALLEGATO 1
Interventi per agevolare la libera imprenditorialità e per il sostegno del reddito (Nuovo testo C. 2424 Antonino Foti e C. 3089 Jannone).
EMENDAMENTI DEL RELATORE
ART. 1.
Al comma 1, sostituire le parole: stabilita dalla con le seguenti: concessa sulla base della.
Conseguentemente, al comma 3, secondo periodo, sostituire la parola: dalla con le seguenti sulla base della.
1. 100. Il Relatore.
(Approvato)
Dopo il comma 9, aggiungere il seguente:
10. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le modalità e le condizioni per l’applicazione delle disposizioni di cui al presente articolo, anche con riferimento all’individuazione, ai fini del comma 9, degli eventi che generano l’impossibilità di mantenere in essere le attività di impresa o lavorative.
1. 101. Il Relatore.
(Approvato)
ART. 3.
Al comma 7, dopo le parole: misure di cui al presente articolo inserire le seguenti: , non cumulabili con i benefici fiscali già previsti a legislazione vigente,.
Conseguentemente, al medesimo comma 7, inserire, in fine, il seguente periodo: Le misure di cui al comma 1, per quanto concerne l’applicazione del regime fiscale dei contribuenti minimi di cui all’articolo 1, commi da 96 a 116, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, sono subordinate, limitatamente all’anno 2011, alla previa autorizzazione del Consiglio della proroga oltre il 31 dicembre 2010 della Decisione del Consiglio 2008/737/CE del 15 settembre 2008; in assenza della predetta proroga, le disposizioni di cui al comma 1 non hanno effetto per l’anno 2011.
3. 100. Il Relatore.
(Approvato)
ART. 7.
Al comma 2, sopprimere le parole: alla medesima data.
7. 100. Il Relatore.
(Approvato)
ART. 8.
Sostituirlo con il seguente:
Art. 8.
(Coordinamento normativo e finanziario).
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione degli articoli 1 e 2, valutati in 3,11 milioni di euro per l’anno 2010, in 3,52 milioni di euro per l’anno 2011 e in 0,4 milioni di euro per l’anno 2012, e a quelli derivanti dall’attuazione dell’articolo 6, valutati in 0,72 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011, si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all’articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2.
2. All’onere derivante dall’attuazione dell’articolo 7, valutato in 10,8 milioni di euro per l’anno 2012 e in 8,8 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per l’anno 2012, dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente, iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
3. Ai sensi dell’articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali provvede al monitoraggio degli oneri di cui ai commi 1 e 2. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui ai commi 1 e 2, fatta salva l’adozione dei provvedimenti di cui all’articolo 11, comma 3, lettera l), della citata legge n. 196 del 2009, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall’attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte, nell’ambito delle spese rimodulabili di cui all’articolo 21, comma 5, lettera b), della legge n. 196 del 2009, nel programma «Regolamentazione e vigilanza del lavoro» della missione «Politiche per il lavoro» dello stato di previsione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all’adozione delle misure di cui al secondo periodo.
4. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
8. 100. Il Relatore.
(Approvato)
ALLEGATO 2
Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata (C. 3541 Fedriga).
EMENDAMENTI ED ARTICOLO AGGIUNTIVO
ART. 1.
Sopprimerlo.
* 1. 1.Poli, Delfino.
Sopprimerlo.
* 1. 2. Damiano, Berretta, Bellanova, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.
Sostituire gli articoli 1 e 2 con il seguente:
Art. 1.
1. Con la sentenza definitiva di condanna per i reati di cui agli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis e 422 del codice penale, il giudice può disporre la sanzione accessoria della revoca delle prestazioni di natura assistenziale di cui il condannato è titolare, con esclusione dei trattamenti previdenziali derivanti da un rapporto di lavoro. Con la medesima sentenza il giudice può disporre anche la revoca dei trattamenti previdenziali erogati al condannato nel caso in cui accerti, o sia stato già accertato con sentenza definitiva in altro procedimento giurisdizionale, che questi abbiano origine, in tutto o in parte, da un rapporto di lavoro il cui oggetto sia riconducibile ad attività illecite connesse a reati di terrorismo o criminalità organizzata.
2. Nei procedimenti penali per i reati di cui al comma 1, il giudice può, con la sentenza di condanna di primo grado o successivamente ad essa, disporre la sospensione, fino alla conclusione del procedimento penale, delle prestazioni di natura assistenziale di cui l’imputato è titolare. Nel caso in cui il procedimento si concluda con una sentenza definitiva di assoluzione o con una sentenza definitiva di condanna per un reato diverso da quelli di cui al comma 1, il giudice dispone la ripresa dei trattamenti sospesi e la corresponsione, in unica soluzione, delle prestazioni non godute con i relativi interessi legali.
3. I condannati ai quali sia stata applicata la sanzione accessoria di cui al comma 1 possono beneficiare, una volta che la pena sia stata completamente eseguita, dei trattamenti sociali previsti dalla normativa vigente in materia, nel caso in cui ne ricorrano i presupposti.
1. 3.Cazzola.
Sostituirlo con il seguente:
Art. 1.
1. Con la sentenza definitiva di condanna per i reati di cui agli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter e 422 del codice penale, il giudice dispone la sanzione accessoria della revoca delle prestazioni di natura assistenziale di cui il condannato è titolare, con esclusione dei trattamenti previdenziali derivanti da un rapporto di lavoro. Con la medesima sentenza il giudice dispone anche la revoca dei trattamenti previdenziali a carico dell’assicurazione generale obbligatoria, ovvero di forme sostitutive, esclusive ed esonerative della stessa, erogati al condannato nel caso in cui accerti, o sia stata già accertato con sentenza definitiva in altro procedimento giurisdizionale, che questi abbiano origine, in tutto o in parte, da un rapporto di lavoro fittizio a copertura di attività illecite connesse a reati di terrorismo o criminalità organizzata di cui ai predetti articoli del codice penale.
2. Nei procedimenti penali per i reati di cui al comma 1, il giudice, con la sentenza di condanna di primo grado o successivamente ad essa, dispone la sospensione, fino alla conclusione del procedimento penale, delle prestazioni di natura assistenziale di cui l’imputato è titolare. Nel caso in cui il procedimento si concluda con una sentenza definitiva di assoluzione o con una sentenza definitiva di condanna per un reato diverso da quelli di cui al comma 1, il giudice dispone la ripresa dei trattamenti sospesi e la corresponsione, in unica soluzione, delle prestazioni non godute con i relativi interessi legali.
3. I condannati ai quali sia stata applicata la sanzione accessoria di cui al comma 1 possono beneficiare, una volta che la pena sia stata completamente eseguita, dei trattamenti sociali previsti dalla normativa vigente in materia, nel caso in cui ne ricorrano i presupposti.
1. 3. Cazzola. (Nuova formulazione).
(Approvato)
Dopo il comma 3, inserire il seguente:
3-bis. I provvedimenti adottati ai sensi dei commi 1 e 2 sono comunicati all’ente titolare dei rapporti previdenziali e assistenziali facenti capo al soggetto condannato, ai fini della loro immediata esecuzione.
1. 4.Paladini, Porcino.
(Approvato)
ART. 2.
Sopprimerlo.
* 2. 1.Poli, Delfino.
Sopprimerlo.
* 2. 2. Damiano, Berretta, Bellanova, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru.
Dopo l’articolo 2, aggiungere il seguente:
Art. 2-bis.
1. Le risorse derivanti dai provvedimenti di revoca di cui all’articolo 1 sono devolute dagli enti interessati al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, di cui all’articolo 1 della legge 22 dicembre 1999, n. 512, e agli interventi a favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, di cui alla legge 3 agosto 2004, n. 206.
2. 01.Cazzola.
(Approvato)
ALLEGATO 3
Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3).
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XI Commissione,
esaminato – ai sensi dell’articolo 118-bis del Regolamento – lo Schema di Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (Doc. LVII, n. 3);
rilevato che nel breve e medio periodo i rischi per l’economia mondiale provengono in primo luogo da un’uscita troppo rapida dalle eccezionali misure di politica fiscale e monetaria adottate per fronteggiare la crisi e che, pertanto, la sfida maggiore per le economie mondiali nei prossimi due-tre anni sarà coniugare la stabilità delle finanze pubbliche, dei mercati finanziari e dei prezzi con la necessità di non deprimere la ripresa economica;
valutati positivamente i richiami alle misure introdotte con il decreto-legge n. 78 del 2010, volti a contenere la spesa per il pubblico impiego e la spesa previdenziale;
rilevato, in linea generale, che l’andamento della spesa pensionistica appare nel suo complesso sotto controllo, in quanto le misure adottate negli ultimi anni e, in particolare, gli interventi del decreto-legge n. 78 del 2010, compensano in larga parte l’andamento negativo (la cosiddetta «gobba» pensionistica) che si prospettava per i prossimi decenni in relazione all’incremento della speranza di vita ed al passaggio alla fase di quiescenza delle generazioni del baby boom;
rilevato, in particolare, che la revisione del regime delle decorrenze dei trattamenti di vecchiaia e di anzianità e l’adeguamento dei requisiti anagrafici per il pensionamento all’aumento della speranza di vita a decorrere dal 2015, comportano effetti strutturali importanti, quantificabili in una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL che va da 0,2 punti percentuali nel 2015 fino a 0,5 punti percentuali nel 2030;
rilevata l’esigenza di dare piena attuazione all’articolo 22-ter del decreto-legge n. 78 del 2009, come modificato dall’articolo 12, comma 12-sexies, del decreto-legge n. 78 del 2010, il quale prevede che i risparmi di spesa derivanti dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego debbano essere destinati a interventi dedicati a politiche sociali e familiari, con particolare attenzione alla non autosufficienza e all’esigenza di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare delle lavoratrici;
ricordato che è in corso di esame alla Camera dei deputati, a seguito del rinvio presidenziale ai sensi dell’articolo 74 della Costituzione, il disegno di legge di iniziativa governativa n. 1441-quater-F, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, che interviene in materia di lavoro pubblico e privato, previdenza sociale e processo del lavoro;
osservato che il citato disegno di legge, collegato alla manovra di finanza pubblica ai sensi dell’articolo 123-bis del Regolamento, appare idoneo a conservare tale qualificazione nell’ambito della complessiva manovra finanziaria «di legislatura», essendo presumibilmente destinato a produrre i suoi effetti anche per la manovra dell’anno 2011;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
ALLEGATO 4
Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario (C. 3687 Governo, approvato dal Senato, e abb.).
PROPOSTA ALTERNATIVA DI PARERE DEI DEPUTATI DAMIANO ED ALTRI
La XI Commissione,
esaminato il disegno di legge n. 3687,
premesso che:
l’università italiana versa in grave difficoltà: le statistiche pubblicate a livello internazionale vedono le università del nostro paese ben al di sotto dei primi 200 atenei del mondo;
l’Italia, inoltre, è agli ultimi posti per quanto riguarda numero di laureati e ricercatori, percentuali di investimenti studenti pro capite, rapporto docenti/studenti, livello di internazionalizzazione investimenti per università;
le istituzioni universitarie a livello europeo, affrontano la crisi economico-finanziaria pensando al futuro, disponendo investimenti importanti sulla scuola, l’università e la ricerca. La Germania, pur in presenza di processo risanamento estremamente severo, ha stanziato sul sistema della formazione ben 12 miliardi di euro per i prossimi anni; il governo italiano, al contrario, ha disposto un taglio di 8 miliardi di euro con il decreto legge 112/2008, cui si aggiungono ulteriori tagli di 1 miliardo e 400 milioni al sistema universitario;
non vi è dubbio che l’università italiana abbia bisogno di essere riformata, ma che tale riforma debba essere compiuta con un intervento coraggioso, che sappia esaltare le qualità della nostre istituzioni universitarie ma, nello stesso tempo, sappia portare i nostri atenei al passo con gli standard internazionali, il provvedimento in oggetto sembra essere invece dettato unicamente dalla necessità di contenere i costi;
considerato che:
una riforma senza risorse non porterà mai i risultati sperati: riforme di tale entità, come avrebbe dovuto essere quella in oggetto, sono impossibili senza investimenti adeguati e meno che mai a fronte di tagli così ingenti In questo senso appare improcrastinabile passare dal 0,8 per cento attuale di investimento del PIL nel sistema universitario, alla media europea pari al 1,3 per cento;
i principi enunciati all’articolo 1 del disegno di legge in esame, esprimono principi forti e sicuramente condivisibili che vengono però, completamente disattesi dai 24 articoli lo seguono;
la riforma proposta contiene un solo modello di governance a fronte della presenza nel nostro paese di oltre 80 atenei con caratteristiche e peculiarità diverse difficili da ricondurre in un unico modello;
per quanto riguarda il sistema di valutazione è essenziale che questo si configuri come un sistema ex post e non ex ante come previsto dal disegno di legge in oggetto, che delega unicamente all’ANVUR l’attuazione di tale valutazione;
il disegno di legge all’esame stabilisce un rapporto tra Senato Accademico e Consiglio di amministrazione errato, laddove non si configura invece un rapporto complementare, ma il ruolo del Senato viene completamente depotenziato, al punto da non avere alcun potere di veto nei confronti delle decisioni del primo e non avere alcuna autonomia rispetto al Rettore;
viene esaltata unicamente la capacità gestionale dei consiglieri di amministrazione sottacendo completamente, invece, anche la necessità di possedere competenze e requisiti scientifici, indispensabili per una corretta comprensione e gestione degli atenei;
il provvedimento non contiene misure adeguate di supporto a studenti in condizioni di difficoltà economica atte a garantire il diritto allo studio;
osservato che:
il decreto legge 78/2010 con il blocco delle retribuzioni e la decurtazione del Fondo di Finanziamento Ordinario hanno pesantemente penalizzato i ricercatori;
non vi è alcun intervento sulle molteplici forme di lavoro precario oggi presenti all’interno degli atenei, che vengono ignorati senza offrire alcuna certezza ai lavoratori sia di sbocco all’interno del sistema universitario sia nel mondo del lavoro esterno;
sarebbe auspicabile armonizzare il sistema previdenziale di docenti e ricercatori a quello degli altri lavoratori senza che permanga un trattamento differenziato;
la riforma proposta infatti, non valorizza coloro che già sono presenti nel sistema accademico e attendono una progressione di carriera – ricercatori, professori associati – né, allo stesso modo tutela chi aspira a svolgere tali ruoli in futuro, non garantendo a nessuno di costoro un futuro adeguato alle aspettative;
il sistema previsto dall’attuale progetto di legge porterà gran parte dei 26.000 ricercatori a tempo indeterminato attualmente presenti negli atenei su un «binario morto» senza alcuna possibilità di carriera e questo, unitamente il blocco al 50 per cento del turn over, comporterà che per ogni 20 professori in pensione ne potrà essere inserito solo uno nuovo; anche il nuovo sistema di abilitazione nazionale comporterà che molti docenti, pur avendo l’abilitazione non potranno essere comunque chiamati dalle università. Il sistema di reclutamento, del disegno di legge in esame, si configura dunque come estremamente penalizzante, in assenza inoltre di norme transitorie capaci di accompagnare il passaggio dall’attuale regime a quello previsto, provocherà la fuoriuscita, nei fatti, dal sistema universitario di oltre il 40 per cento del totale del persone degli atenei;
nel disegno di legge all’esame non vi è alcun piano di rilancio dell’università e della ricerca scientifica, che comprenda il riavvio immediato delle procedure di reclutamento, lo stanziamento di nuove risorse aggiuntive destinate al reclutamento del personale nelle università per riallineare il nostro paese agli standard delle nazioni sviluppate e un serio intervento sull’età di pensionamento dei professori ordinari, che, insieme al blocco del turn over, impedisce un serio ricambio generazionale e la possibilità di riassorbimento del precariato;
esprime
PARERE CONTRARIO
«Damiano, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini,