Carpisa, noto rivenditore italiano di valigeria, borse e accessori, infiamma la rete con una campagna promozionale dall’effetto boomerang.
A scatenare l’indignazione degli internauti è la campagna marketing ‘Compra una borsa e vinci uno stage in azienda’. Rivolta ai giovani tra i 20 e i 30 anni, la campagna prevede che, previo l’acquisto di una borsa della collezione autunno-inverno e la conseguente acquisizione di un “codice gioco”, si possa concorrere alla selezione per uno stage di un mese all’interno dell’azienda presso l’ufficio comunicazione dell’azienda a Nola (Napoli), con un rimborso di 500 euro, alloggio in foresteria e pranzo in mensa aziendale.
Oltre all’acquisizione del codice gioco, i “concorrenti” devono inoltre elaborare un “piano di comunicazione professionale” per il lancio sul mercato della capsule collection Carpisa firmata da Penelope e Monica Cruz, che rispetti i requisiti fissati dall’azienda stessa, oltre a fornire i propri dati personali.
Il piano “vincitore” del concorso sarà poi realizzato dall’azienda, ma secondo art. 10 del Regolamento, anche le altre idee dei partecipanti diventano di proprietà dell’azienda e devono essere libere da copyright.
L’episodio non passa indifferente agli occhi dei sindacati. “Un concorso svilente ed irrispettoso per i tanti giovani che studiano, si impegnano e aspirano ad un lavoro nel settore del marketing e della comunicazione” commenta Fabrizio Russo, segretario nazionale della Filcams Cgil.
Ma la “lotteria del lavoro” indetta da Carpisa, non è unica nel suo genere. Già qualche anno fa, infatti, alcune catene di supermercati davano la possibilità di inviare una cartolina per partecipare all’estrazione del premio “lavorativo” e, secondo il segretario Filcams, ciò rischia di alimentare una errata concezione del lavoro. “Ancora una volta si fa leva sulle necessità di chi è più in difficoltà – continua Russo -, di chi in questo momento fatica a trovare un’attività e un concreto sostegno economico, ma soprattutto si continua ad alimentare l’idea che il lavoro sia una concessione invece che un diritto, e che sia lecito e giustificato sfruttare le idee e la mano d’opera senza un’adeguata retribuzione.”
La risposta dell’azienda non si è fatta attendere e con una nota Carpisa si è scusata per “la superficialità con la quale è stato affrontato un tema così delicato come quello del lavoro”, sottolineando tuttavia che è “in completa antitesi con una realtà imprenditoriale fatta invece di occupazione ed opportunità offerte in particolare al mondo giovanile”. E l’azienda ha anche voluto assicurare il proprio impegno a favore dei giovani e delle opportunità di lavoro offerte loro.
E. M.