Cambia il congedo di maternità: le lavoratrici potranno restare al lavoro fino al nono mese di gravidanza, su base volontaria e col parere del medico. In questo modo, i cinque mesi di astensione dal lavoro previsti dalla legge potranno essere goduti per intero dopo la nascita del bambino. E’ il contenuto di un emendamento della Lega, dedicato alle politiche delle famiglia. Il nuovo sistema viene proposto come alternativa all’attuale, che impone invece l’obbligo di astensione (di uno o due mesi) prima della nascita. Approvato in commissione Bilancio della Camera anche un emendamento alla manovra che proroga nel 2019 il congedo obbligatorio per i neo papà allungandolo da 4 a 5 giorni.
La novita non convince i sindacati, sia pure con accenti diversi. Possibilista la Cisl, che in una nota afferma: “La flessibilità della scelta di rimanere o meno al lavoro negli ultimi mesi di gravidanza per poterne usufruirne con un periodo più prolungato dopo il parto, può essere una opportunità in più per le donne madri, ma bisogna vigilare che non ci siano abusi da parte dei medici e forme di pressione dei datori di lavoro sulle donne prima e dopo la gravidanza”.La responsabile del coordinamento nazionale donne della Cisl, Liliana Ocmin, sottolinea che “‘I diritti delle donne e le loro tutele vanno sempre salvaguardati, così come va garantita la salute sia delle mamme che del nascituro. L’emendamento votato oggi può essere una opportunità ed una forma di flessibilità per alcune donne di restare durante la gravidanza più a lungo al lavoro, se le condizioni di salute vengono realmente certificate da un medico specialista. Non vediamo con favore invece che siano stati confermati solo cinque giornate di congedo di paternità obbligatorio pagato per i lavoratori padri, perché auspicavamo che si potesse estendere fino a dieci giorni il congedo come previsto nell’orientamento europeo”.
Decisamente contraria la Cgil: “La maternità non si sostiene facendo scomparire l’obbligo di astensione dal lavoro prima della nascita, così non si garantisce la libertà alle lavoratrici, né tantomeno si tutela la salute della gestante e quella del nascituro. Per queste ragioni l’emendamento alla manovra della Lega dedicato alle politiche della famiglia, approvato dalla commissione Bilancio della Camera, va immediatamente modificato”, afferma Loredana Taddei, responsabile Politiche di genere della Cgil nazionale.
“Quanto proposto – incalza la dirigente sindacale – mina la libertà delle donne, soprattutto di quelle più precarie e meno tutelate, che in Italia, purtroppo, sono sempre più numerose e rischierebbero così di trovarsi di fronte a veri e propri ricatti del datore di lavoro. Quanto previsto in merito al congedo per le neomamme lavoratrici – conclude Taddei – è un ulteriore colpo ai diritti delle donne, alle loro tutele, per questo chiediamo che nel passaggio al Senato questa norma venga modificata”.