Segnatevi questa data: mercoledì 22 luglio. Sarà questo il giorno, posto alla metà della settimana prossima, in cui si riuniranno a Roma i delegati della Fim-Cisl e della Uilm-Uil per dar vita a un’assemblea che varerà definitivamente la piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Piattaforma che peraltro, con ogni probabilità, non sarà l’unica, visto che la Fiom terrà in settembre un’altra assemblea di delegati per varare un proprio documento rivendicativo.
Dopo che, negli ultimi mesi, lo scenario metalmeccanico italiano era stato dominato da una serie di vertenze di gruppo – in qualche caso acquisitive dal punto di vista sindacale, come in Fca e Cnhi, in altri casi difensive, come alla Whirlpool – i riflettori si sono di nuovo accesi su un protagonista dimenticato: il Contratto collettivo nazionale di lavoro.
In poche settimane, è stato tutto un susseguirsi di appuntamenti connessi all’ipotizzato rinnovo del contratto attualmente in vigore, quello definito nel dicembre del 2012 e valido per il triennio che va dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015.
Ha cominciato Federmeccanica che, venerdì 19 giugno, ha riunito in Ancona la propria Assemblea generale. In tale occasione, il presidente dell’associazione confindustriale, Fabio Storchi, affermò che per Federmeccanica “il Contratto nazionale di lavoro ha un ruolo fondamentale di garanzia e di tutela”.
Dopo meno di un mese è stato il turno della Fiom-Cgil che, dal 10 all’11 luglio, ha riunito a Bologna la propria Assemblea nazionale. Qui è stato approvato a grande maggioranza (452 voti a favore, rispetto a 37 andati a un testo contrapposto e 1 astenuto) un documento conclusivo in cui si dice che la stessa Assemblea “condivide l’obiettivo indicato nella relazione del segretario generale di realizzare una trattativa con Federmeccanica finalizzata alla stipula unitaria del Contratto nazionale”. Lo stesso documento contiene quindi una serie di “Proposte per la definizione di una piattaforma” rivendicativa, ma non ancora una piattaforma vera e propria. Infatti, rispetto alla questione, sempre centrale, delle retribuzioni, il testo si limita a dire che occorre “recuperare l’autorità salariale del Ccnl, nella tutela e nell’incremento del potere di acquisto”.
Tuttavia, agli occhi del Segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, le quattro pagine di “proposte” Fiom sono apparse troppo dettagliate, tanto da costituire di per sé una “piattaforma solitaria”. Lo stesso sabato 11 luglio, Bentivogli ha infatti rilasciato una dichiarazione battagliera in cui afferma che “dopo 7 mesi in cui abbiamo tentato di portare la Fiom alla ragionevolezza per arrivare ad una piattaforma unitaria, oggi la Fiom ha presentato la sua piattaforma, inserendola dentro il documento conclusivo della sua Assemblea dei delegati e chiedendoci di sottoscriverla”.
E qui l’intreccio si infittisce. Dopo 72 ore di tregua, la giornata di mercoledì 15 luglio è stata segnata dall’invio incrociato di due diverse lettere. Da un lato, una comunicazione emessa dagli Uffici stampa di Fim e Uilm, con cui veniva convocata una “conferenza stampa congiunta” dei Segretari generali delle due organizzazioni, relativa “alla presentazione della piattaforma del contratto dei metalmeccanici per il triennio 2016-2018”. Dall’altro lato, una lettera indirizzata da Federmeccanica a Fim, Fiom e Uilm, i tre sindacati confederali della categoria, in cui si precisava, tra l’altro, che il contratto nazionale “non può e non deve più determinare incrementi di costo”.
Alla prima comunicazione rispondeva subito una dichiarazione di Maurizio Landini, il segretario generale della Fiom, in cui si affermava che “nei giorni scorsi abbiamo invitato Fim e Uilm a proseguire nella ricerca di un percorso unitario per definire la piattaforma rivendicativa per il contratto nazionale dei metalmeccanici. Non ci è arrivata alcuna risposta”, salvo la notizia della convocazione della loro conferenza stampa. “La Fiom – concludeva quindi Landini – inizierà nelle prossime settimane una consultazione tra le lavoratrici e i lavoratori per definire una piattaforma contrattuale.” Nel frattempo, invita Fim e Uilm a “ripensarci”.
A Federmeccanica hanno invece risposto oggi i segretari generali della Fim, Bentivogli, e della Uilm, Palombella. I quali hanno affermato che, in base a calcoli effettuati dalle due organizzazioni sui riferimenti, contenuti nella lettera, agli andamenti che nel corrente triennio hanno avuto, da un lato, l’inflazione e, dall’altro, gli incrementi salariali definiti dal precedente rinnovo, si ricava che la Federmeccanica è in sostanza disposta a offrire un aumento del salario nominale medio pari a 2,67 euro nel triennio 2016-2018.
Più in generale, Rocco Palombella, il primo dei due dirigenti sindacali a prendere la parola, ha sostenuto che 7 mesi di contatti di Fim e Uilm con la Fiom non hanno prodotto nessun risultato. Ciò perché ai tentativi delle prime due organizzazioni di trovare punti di accordo nel merito delle rivendicazioni da presentare a Federmeccanica e Assistal, la Fiom avrebbe risposto avanzando proposte relative alle regole che dovrebbero presiedere a un ritrovato rapporto unitario. In sostanza, par di capire che, come da tradizione metalmeccanica, mentre Fim e Uilm preferiscono uno schema di democrazia delegata, in cui chi decide sono gli organismi dirigenti delle organizzazioni, la Fiom rimane affezionata a uno schema di democrazia referendaria, in cui quello che conta è il voto dei lavoratori sia sulle piattaforme che sugli accordi.
Sia come sia, quel che è certo è che l’unità tra i maggiori sindacati della categoria non c’è. Tornando alla piattaforma – quella che è stata approvata oggi dal Consiglio generale della Fim e dal Consiglio nazionale della Uilm – lo stesso Palombella la ha definita come “ambiziosa”.
Per quanto riguarda le retribuzioni, la richiesta media avanzata da Fim e Uilm è pari a 105 euro lordi medi nel triennio. Bentivogli si è poi assunto il compito di illustrare quelli che ha definito come i quattro pilastri della parte normativa: partecipazione, formazione, inquadramento e welfare integrativo. Il quale ultimo va rafforzato per ciò che riguarda la previdenza complementare e provvisto di un fondo di sostegno al reddito in funzione anticrisi, nonché di misure atte a favorire la cosiddetta “staffetta generazionale”.
In particolare, per quanto riguarda l’inquadramento professionale Bentivogli ha ricordato che quello normato dal contratto Federmeccanica è sostanzialmente fermo al 1973 (anche se le declaratorie, osserviamo noi, furono riviste nel 1983), ed ha quindi bisogno di significativi aggiornamenti. Quanto alla formazione professionale, essa dovrà essere concepita come un diritto soggettivo e permanente dei singoli lavoratori. Infine, rispetto alla partecipazione, Bentivogli è stato esplicito nell’affermare che con questa espressione si riferisce alla partecipazione dei lavoratori alle “decisioni strategiche” delle imprese.
Concludendo, Bentivogli ha affermato che quella approvata da Fim e Uilm è una piattaforma che comporta “costi impegnativi”. Insomma, è una piattaforma che si colloca molto lontano dagli intendimenti di Federmeccanica. Quello che attende la categoria sarà quindi il rinnovo “più difficile” della storia recente dei metalmeccanici.
@Fernando_Liuzzi