Dopo mesi si stallo si sbloccano le trattative sulla direttiva che riguarda i lavoratori delle piattaforme digitali. I ministri dell’Occupazione e degli Affari sociali dell’Ue hanno approvato a Bruxelles l’accordo provvisorio sulla direttiva sui lavoratori delle piattaforme digitali, che era rimasto bloccato dall’opposizione di Francia, Estonia e Grecia e l’astensione della Germania, dopo l’intesa in “trilogo” raggiunta l’8 febbraio scorso tra la presidenza di turno del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo. Dopo nuove modifiche proposte dalla presidenza, Grecia ed Estonia hanno approvato il testo (Francia e Germania da sole non possono bloccare la maggioranza qualificata).
La direttiva (che era stata proposta dalla Commissione il 9 dicembre 2021) mira a migliorare le condizioni di lavoro e a regolamentare l’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme digitali per gestire i loro lavoratori (come i ‘rider’), determinandone i ritmi di attività, gli orari, le paghe, le condizioni di lavoro.
Verrà reso più trasparente l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate. La direttiva aiuterà inoltre a determinare correttamente lo status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme, consentendo loro di beneficiare di tutti i diritti lavorativi a cui hanno titolo, e che sono spesso negati loro in base a una falsa classificazione come lavoratori autonomi.
Con le nuove modifiche apportate al testo, viene stabilito un equilibrio tra il rispetto dei sistemi di lavoro nazionali, diversi per ciascuno Stato membro, e la garanzia di standard minimi di protezione per gli oltre 28 milioni di persone che lavorano nelle piattaforme di lavoro digitali in tutta l’Ue.
I principali elementi di compromesso ruotano attorno a una “presunzione giuridica” che consentirà agli Stati membri di determinare il corretto status occupazionale (ovvero se sussista un rapporto di lavoro dipendente o autonomo) delle persone che lavorano nelle piattaforme digitali sul loro territorio, nell’ambito dei loro ordinamenti giuridici nazionali. Questa “presunzione giuridica” verrà attivata quando saranno accertati fatti che indicano chi detiene effettivamente il controllo e la direzione nella gestione dei lavoratori.
Queste evidenze saranno determinate in base al diritto nazionale e ai contratti collettivi, tenendo conto della giurisprudenza dell’Ue. Le persone che lavorano per delle piattaforme digitali, i loro rappresentanti o le autorità nazionali potranno invocare questa presunzione giuridica per sostenere che la classificazione dei lavoratori è erronea (ovvero che il rapporto di lavoro non è autonomo la dipendente).
Spetterà alla piattaforma digitale dimostrare l’eventuale assenza di un effettivo rapporto di lavoro dipendente. Gli Stati membri forniranno orientamenti alle piattaforme digitali e alle autorità nazionali quando le nuove misure verranno messe in atto.
Un punto molti importante che è stato inserito nell’accordo raggiunto a suo tempo con il Parlamento europeo è quello relativo alla trasparenza degli algoritmi delle piattaforme digitali. I lavoratori dovranno essere debitamente informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio e processo decisionale riguardanti, tra le altre cose, la loro assunzione, le loro condizioni di lavoro e i loro guadagni.
Viene inoltre vietato l’uso di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati per il trattamento di determinati tipi di dati personali delle persone che svolgono lavori tramite la piattaforma, come i dati biometrici o il loro stato emotivo o psicologico. Sono garantiti anche il controllo e la valutazione umana per quanto riguarda le decisioni automatizzate, compreso il diritto a chiedere che queste decisioni siano spiegate e riviste.
Il testo dell’accordo sarà ora messo a punto in tutte le lingue ufficiali, per essere poi adottato formalmente dal Consiglio Ue e dal Parlamento europeo. Gli Stati membri avranno poi due anni per recepire le disposizioni della direttiva nella loro legislazione nazionale.
“È positivo che abbiamo approvato oggi in via definitiva la direttiva sul miglioramento delle condizioni del lavoro tramite le piattaforme digitali, dopo discussioni che si erano protratte per due anni”, ha dichiarato la ministra italiana del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, che partecipa al Consiglio Occupazione e Affari sociali dell’Ue. “In particolare – ha aggiunto la ministra -, il testo approvato ci lascia la libertà a livello nazionale di declinare i princìpi della direttiva nel nostro sistema, mantenendo le tutele per i lavoratori indipendentemente dal loro status, senza penalizzare le imprese. Un buon punto d’equilibrio e una soluzione europea condivisa, in risposta alle sfide di un mondo in evoluzione”.
e.m.