Dopo una lunga e aspra vertenza, il gruppo Ferroli e sindacati metalmeccanici sono giunti a un’ipotesi di accordo, non firmato dalla Fiom, perché l’accordo “non rimuove la condizione che avevamo indicato essere pregiudiziale per risolvere la vertenza.
Una vertenza che “è costata ai lavoratori – sottolineala Fiomin una nota – mesi di scioperi, mobilitazioni, presìdi, contro la decisione del Gruppo Ferroli di aprire una procedura di mobilità per centinaia di esuberi nei diversi stabilimenti”.
Perla Fiomera e resta pregiudiziale il carattere volontario e quindi il requisito di non-opposizione al licenziamento, “tanto più – specificala Fiom- in un quadro di esaurimento della possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali”.
Questa condizione e la conseguente libertà del lavoratore di decidere se ricorrere o meno alla tutela giudiziale, perla Fiom, resta un diritto “individuale indisponibile alla contrattazione collettiva” e, quindi, “anche al voto delle assemblee”.
“Com’è evidente – prosegue la nota sindacale – siamo in presenza di licenziamenti ‘mascherati’ da incentivazione all’esodo, per di più differenziata da stabilimento a stabilimento e con una parte degli esuberi anch’essi ‘mascherati’ da serbatoio di occupazione di riserva nei picchi produttivi. Investimenti zero, prospettive industriali scarse. Non ci convince il merito e, soprattutto, manca la condizione della volontarietà e della non-opposizione al licenziamento”.
Per queste ragioni Fiom non ha firmato l’ipotesi di accordo, e sosterrà “anche legalmente” i lavoratori licenziati e continuerà a sollecitare le istituzioni p”er favorire ipotesi di re-industrializzazione e di ricollocazione produttiva nel territorio”.
Infine, il sindacalo lancia “un’ultima possibilità”: lunedì al ministero del Lavoro c’è l’incontro finale: “Se in quella sede – conclude il sindacato- piuttosto che ratificare un accordo separato si recupererà il criterio della reale volontarietà non sarà certola Fiom a sottrarsi”.
E.G.