Questa mattina Papa Francesco Bergoglio ha ricevuto la Cisl in aula Paolo VI prima dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Nel corso dell’incontro, Bergoglio ha lanciato un monito a tutto il mondo del lavoro affermando: “Se pensiamo e diciamo il lavoro senza la persona, il lavoro finisce per diventare qualcosa di disumano, che dimenticando le persone dimentica e smarrisce sé stesso. Ma se pensiamo la persona senza lavoro, diciamo qualcosa di parziale, di incompleto, perché la persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore, lavoratrice; perché l’individuo diventa persona quando si apre agli altri, alla vita sociale, quando fiorisce nel lavoro”.
Il Papa poi passa a sottolineare le disparità di genere e, in particolare, sulla condizione di fragilità della donna che, nel mondo del lavoro, è ancora considerata di seconda classe: “Voi potreste dire, sì, ma c’è quella imprenditrice, quell’altra… ma la donna guadagna di meno, è più facilmente sfruttata: fate qualcosa”.
E passa poi a sferzare una società “stolta e miope che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”. Per Bergoglio i giovani sono una risorsa fondamentale e afferma: “Quando i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, che sono preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità. È allora urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società. È la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta”.
Bergoglio incita quindi la Cisl a “lottare lì”, a ripartire da quel “40 per cento dei giovani che da 25 anni in giù non ha lavoro.”
Ma il discorso non si ferma all’esercito dei disoccupati. “Ci sono nel mondo ancora troppi bambini e ragazzi che lavorano e non studiano – ha affermato il Papa -, mentre lo studio è il solo lavoro buono dei bambini e dei ragazzi”.
“E quando non sempre e non a tutti è riconosciuto il diritto a una giusta pensione – giusta perché né troppo povera né troppo ricca: le pensioni d`oro sono un`offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.
Rispetto al sindacato, il Papa afferma che col passare del tempo “ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile.
E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l`azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.
Francesco ha raccomandato la “profezia”, al sindacato, che “riguarda la natura stessa del sindacato, la sua vocazione più vera. Il sindacato è espressione del profilo profetico della società. Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l`ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’, smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli ‘scarti’. Come dimostra anche la grande tradizione della Cisl, il movimento sindacale ha le sue grandi stagioni quando è profezia. Ma nelle nostre società capitalistiche avanzate il sindacato rischia di smarrire questa sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare. Il sindacato col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l`azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.
Per Francesco, “il sindacato deve vigilare sulle mura della città del lavoro, come sentinella che guarda e protegge chi è dentro la città del lavoro, ma che guarda e protegge anche chi è fuori delle mura. Il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro. La vostra vocazione è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”. Lo ha sottolineato il Papa in un passaggio del suo discorso alla Cisl, ricevuta in Vaticano prima della udienza settimanale in piazza San Pietro.
“Il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell`economia, dell`impresa, della vita, dei legami e dei patti”, ha detto Francesco. “Ma forse – ha aggiunto – la nostra società non capisce il sindacato anche perché non lo vede abbastanza lottare nei luoghi dei ‘diritti del non ancora’: nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro, tra gli immigrati, i poveri, che sono sotto le mura della città; oppure non lo capisce semplicemente perché a volte – ha notato il Papa tra gli applausi dei delegati del sindacato – la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti. Non lasciatevi bloccare da questo. So che vi state impegnando già da tempo nelle direzioni giuste, specialmente con i migranti, con i giovani e con le donne. Vi incoraggio a continuare e, se possibile, a fare di più. Abitare le periferie può diventare una strategia di azione, una priorità del sindacato di oggi e di domani. Non c`è una buona società senza un buon sindacato, e non c`è un sindacato buono che non rinasce”.
Elettra Raffaela Melucci