La Corte Costituzionale promuove la legge salva-Ilva. Giudicando in parte inammissibili, in parte non fondati i dubbi di legittimità costituzionale sollevati da Gip e Tribunale di Taranto, la Consulta conferma che l’impianto del decreto messo a punto dal governo e convertito in legge a fine 2012, è aderente alla costituzione e respinge nella sostanza le tesi dei magistrati, secondo cui ben 17 articoli della Carta erano stati violati, dando ragione al governo.
Secondo i giudici costituzionali quella legge, che ha definito l’Ilva priorità strategica nazionale e le ha consentito di continuare a produrre e a vendere nonostante i sequestri dell’autorità giudiziaria , non è incostituzionale. Questo perché non “influisce sull’accertamento delle responsabilità derivanti dall’inosservanza dell’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, un atto amministrativo, per il quale sono possibili gli ordinari rimedi giurisdizionali previsti dall’ordinamento”.
Ma soprattutto perché non incide “sull’accertamento delle responsabilità nell’ambito del procedimento penale in corso a Taranto”. Su questo punto in udienza, hanno fatto leva sia gli avvocati dello Stato sia i legali dell’Ilva. Le norme “non hanno inciso sulla funzione giurisdizionale né sui sequestri”, ha detto l’avvocato dello Stato Maurizio Borgo, e la sua collega Gabriella Palmieri ha definito la legge “un mosaico equilibrato, in linea anche con i principi comunitari”. (LF)