Il tema dell’inclusività e dell’integrazione sta diventando un argomento sempre più centrale nel mondo del lavoro. Se, da un lato, nel panorama politico inclusione e integrazione sono fortemente ancorate al dibattito sull’immigrazione e la sicurezza, il mondo dell’impresa sta dimostrando un maggiore attenzione a consapevolezza nei confronti di questi aspetti, come dimostrano i progetti Inclusive Mindset e Welcome.
Ieri, nel corso del workshop “Promuovere l’inclusione lavorativa: le aziende si raccontano”, tenutosi a Roma e promosso da Includive Mindset e UNHCR, alcune imprese hanno raccontato la propria esperienza sul tema dell’integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
Il filo rosso che ha unito la giornata di ieri è l’importanza che riveste la possibilità di entrare nel mondo del lavoro. In questo modo, infatti, la persona la persona può costruirsi la propria solidità economica, entrando all’interno di una rete relazionale e sociale che lo aiuta a uscire da situazioni di emarginazione.
Per avviare programmi di questo tipo, hanno spiegato le aziende, un ruolo centrale è rivestito dalla formazione e, al tempo stesso, molto spesso è necessario avviare dei percorsi volti a far cadere i possibili pregiudizi che possono essere presenti nel resto della popolazione lavorativa.
Abbiamo approfondito il tema dell’inclusione con Stefania Barone, responsabile delle risorse umane di Barilla
Barone, che cosa vuol dire inclusione per Barilla?
Significa prestare attenzione alla diversità intesa come ricchezza. Una ricchezza che vogliamo fare nostra, anche perché siamo in una realtà che si muove in un contesto internazionale e dobbiamo prestare attenzione alle diverse sensibilità.
Con quali strumenti volete attuare l’inclusione?
La formazione è sicuramente al primo posto. Sono stati poi attuati tutto una serie di strumenti, come lo smart-working. In questo modo non solo cerchiamo di migliorare il work-life balance, ma andiamo incontro anche a chi tutti i giorni non ha la possibilità di venire sul posto di lavoro. Inoltre è stato avviato un percorso, rivolto a tutti i lavoratori, per cercare di abbattere i possibili pregiudizi cha sarebbero potuti sorgere.
I lavoratori come hanno reagito?
All’inizio tutti erano convinti di non avere nessuna forma di pregiudizio, anche se non era vero. Il percorso dunque alla fine si è rilevato molto utile.