Secondo i dati della società di ricerche Markit Economics, in Italia il settore manifatturiero ha mostrato una accelerazione a febbraio, contribuendo a rafforzare la dinamica sull’intera area euro. L’indice dei responsabili degli approvvigionamenti, elaborato da Markit Economics e relativo alle aziende del comparto, è salito a 55 punti dai 5 di febbraio. Il Purchasing managers’ index (indice Pmi) relativo a tutta l’area euro, sempre sul manifatturiero, è salito a 55,4 punti, massimo da 70 mesi, dai 55,2 di gennaio e a fronte di una stima iniziale a 55,5 punti.
In questa indagine i 50 punti sono la soglia limite tra crescita e calo dell’attività. Guardando alla Penisola, l’indagine rileva l’aumento più veloce della produzione e dei nuovi ordini dall’ultimo mese del 2015. Anche la creazione occupazionale ha preso vigore, grazie all’aumento al tasso più alto in sei mesi dell’ottimismo delle aziende campione circa l’attività dell’anno prossimo. L’aumento occupazionale di febbraio del manifatturiero è stato il più forte dalla fine del 2000 e Markit segnala un forte livello di ottimismo circa l’attività dell’anno prossimo.
Ma la pressione sui costi non si attenua, costringendo i manifatturieri ad incrementare i loro prezzi di vendita al tasso maggiore in più di cinque anni e mezzo.
Il fattore chiave dell’ultimo miglioramento è stato l‘aumento maggiore da dicembre 2015 dei nuovi ordini esteri.
Guardando alla performance dell’intera area euro, il capo economista di Markit, Chris Williamson, rimarca “il più forte aumento della produzione e dei nuovi ordini in quasi sei anni, e pare che questa tendenza di forte crescita si stia rafforzando. Le aziende campione chiaramente prevedono il proseguire di questo andamento positivo. Inoltre è stata riportata una domanda interna ed estera più forte, con l’indebolimento dell’euro che ha fornito un ulteriore vigore alle vendite.”
“Il livello di creazione occupazionale osservato sin ora dal settore manifatturiero è stato di conseguenza uno dei migliori osservati durante la storia dell`euro – continua Williamson -. Sul fronte dei prezzi, non solo sono i prezzi delle materie prime sono aumentati e la debolezza dell’euro ha fatto innalzare i costi aziendali, ma è stata evidente una maggiore carenza di materie prime nel mercato, con una domanda superiore all’offerta. Ciò suggerisce – conclude Williamson – come l’inflazione di fondo stia forse iniziando ad aumentare.”