Era la memoria storica della Fiat, Giuseppe Berta, morto questa mattina a 72 anni, dopo una lunga malattia. Storico dell’industria, aveva incentrato molta della sua attività scientifica allo studio della casa torinese, della quale aveva diretto l’Archivio storico. Il Diario del Lavoro ha avuto a lungo l’onore di annoverarlo tra i suoi collaboratori più prestigiosi. Da ricordare in particolare gli intensi saggi per il nostro Annuario del Lavoro, dove da par suo ha analizzato la crisi del sistema industriale nazionale e della sua rappresentanza. La sua scomparsa è una perdita per il mondo scientifico e accademico, così come è una perdita per chi lo ha amato e stimato.
Nato a Vercelli, Berta era cresciuto accademicamente a Milano, dove si era laureato in lettere alla Statale, per poi iniziare una lunga collaborazione con il Centro studi della Fondazione Adriano Olivetti di Ivrea. Dal 1996 al 2002 ha diretto l’Archivio storico Fiat. Al suo attivo una ventina di saggi fondamentali per la comprensione dell’industria italiana: da partire da “Le idee al potere. Adriano Olivetti tra la fabbrica e la comunità” (nel 1980) fino a “Detroit. Viaggio nella città degli estremi” (edito nel 2019), ma soprattutto molti saggi dedicati alla crisi della Fiat e alla nascita di Fca.
Professore associato di Storia contemporanea alla Bocconi di Milano, aveva fatto parte del Comitato scientifico della Fondazione Feltrinelli ed era stato fra i membri del comitato scientifico del Centro Studi di Confindustria. Tra il 1996 e il 2002 aveva diretto l’Archivio storico Fiat e tra il 2004 e il 2017 era stato consigliere d’amministrazione della Fondazione Luigi Einaudi di Torino.
Redazione