L’annuncio dato ieri da Marelli al tavolo sindacale di chiudere lo stabilimento di Crevalcore in Emilia Romagna e sopprimere 230 posti di lavoro, “incarna quanto da molti anni la Fim e tutto il sindacato dei metalmeccanici denunciano” sottolinea in una nota il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia.
Per il segretario, la transizione green e digitale che il settore dell’auto sta vivendo “non può essere fatta a spese e sulle spalle dei dai lavoratori e delle loro famiglie che da un giorno all’altro si ritrovano senza lavoro. Un grande gruppo come Marelli – prosegue – deve assolutamente rivedere le scelte industriali e riaprire con il sindacato un confronto per ridare un futuro allo stabilimento di Crevalcore. Non è possibile pensare che questo grande Gruppo punti solo a usare “ammortizzatori a perdere” e distruggere un patrimonio industriale.”
“Se imprese e sindacati continuano ad essere lasciati soli davanti alle transizioni – spiega Benaglia – casi come questo saranno all’ordine del giorno, e non ce lo possiamo permettere. L’automotive ha bisogno in Italia per il peso e l’importanza economica, tecnologica, industriale e occupazionale che riveste di un “piano di settore” come Francia e Germania hanno già previsto e che chiediamo da tempo insieme alle altre organizzazioni sindacali e Federmeccanica.”
“Da oltre un anno ormai il governo non ha deciso nulla sul fondo pluriennale di oltre 6 miliardi già a disposizione. Chiediamo al ministro Urso di recuperare il tempo perso e di assumere la “vertenza Crevalcore” da subito come impegno per ritrovare la sostenibilità industriale e sociale necessaria alla transizione in atto. Crevalcore – conclude Benaglia – è una spia di un settore che se abbandonato a se stesso, farà pagare la transizione ai lavoratori. Noi siamo e saremo sempre al fianco dei lavoratori per cambiare le decisioni prese da Marelli e per tracciare un nuovo futuro industriale per gli stabilimenti colpiti dalla transizione.”
E.G.