Volano parole di fuoco, accuse pesantissime, tra Carlo Calenda e il sindacato dei metalmeccanici Cgil. Terreno di scontro, il caso della Marelli di Crevalcore, sull’orlo della chiusura e con i lavoratori in lotta. Calenda, se da un lato offre la sua solidarietà ai lavoratori, tanto da annunciare che sabato si unirà ai picchetti (un po’ sulla scia di Biden), dall’altro attacca invece il sindacato, e in particolare il segretario della Cgil Maurizio Landini, che accusa di eccessiva “mitezza” nei confronti di Stellantis.
La tesi di Calenda, espressa prima via social, e successivamente ribadita in una lunga intervista a Libero, è che la Cgil sia rimasta alla finestra mentre il settore dell’automotive affonda, e questo per motivi assai poco sindacali. Afferma Calenda: “la vicenda di Crevalcore nasconde un gigantesco bubbone, fatto delle menzogne di Elkann, di debolezza della politica, e della paura di Maurizio Landini di andare contro gli editori di Repubblica”. Il leader di Azione, nell’intervista a Libero, sottolinea che John Elkann, capo di Stellantis, è anche editore del quotidiano romano, e adombra che Landini non voglia – diciamo così – inimicarselo per non perdere l’appoggio del giornale in vista di un suo (del tutto ipotetico e sempre smentito) futuro in politica: “Landini vuole fare politica e per farlo ha bisogno del supporto del principale giornale della sinistra. Che guarda caso è stato acquisito da chi sta desertificando il settore dell’automotive”. Da allora, sostiene Calenda, la Cgil si sarebbe praticamente ammutolita su tutto ciò che concerne le attività di Stellantis,
L’attacco di Calenda ha suscitato l’immediata reazione della Fiom Cgil di Bologna, che per bocca del segretario generale Simone Selmi ha definito il leader di Azione “persona non gradita”: “Se si presenta a Crevalcore – dice Selmi – risponderà alle accuse fatte al nostro segretario”. Selmi spiega: “Calenda dà la responsabilità della situazione dell’automotive in generale e della Marelli in particolare al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. È evidente che non sa di cosa sta parlando e sposta le reali colpe di questa situazione su chi di colpe non ne ha”.
A sua volta, Calenda ribatte via Twitter che, gradito o meno, non ha alcuna intenzione di recedere, e conferma che sarà sabato a Crevalcore: “attenti a passare il limite delle intimidazioni – scrive riferendosi al comunicato della Fiom – primo perché non ha alcun effetto, secondo perché è roba da fascisti. Ci vediamo domani. Per parlare di industria e Marelli’’. E ancora: “nessuno, in un paese libero e democratico, può pretendere di impedire a un cittadino o ad un Senatore di recarsi davanti ai cancelli di una fabbrica. La Fiom ha perso il senso della misura. Domani sarò alla Magneti Marelli”.
Si vedrà come andrà a finire (specie dopo l’uso del termine ”fascisti”). Intanto, a Roma, gli ambienti della Cgil hanno già inserito lo scontro con Calenda nel lungo elenco di attacchi che starebbe subendo Landini in vista della manifestazione del 7 ottobre.
N.P.