Sono stati 773 mila i primi ingressi di giovani di 15-29 anni nel lavoro dipendente, parasubordinato e in somministrazione nel 2017. Essi rappresentano il 35% del totale degli oltre 2 milioni di individui che, nella stessa fascia di età, sono stati interessati dall’avvio di almeno un rapporto di lavoro nell’anno. Il dato risulta in crescita rispetto al 2016 (+28,4%) e in confronto a due anni prima (+34,4%, 198 mila in più). È quanto emerge dal rapporto sul mercato del lavoro realizzato dal ministero del lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal.
L’età media al primo ingresso è di circa 22 anni, nel 55% dei casi si tratta di uomini. Su 100 primi ingressi, oltre 50 si registrano nel Nord, 20 al Centro e 30 nel Mezzogiorno; 80 sono riferiti a cittadini italiani e 20 a stranieri. Il contratto a tempo determinato è il più utilizzato al primo ingresso (50%), seguito da apprendistato (14%) e lavoro intermittente (12%). Solo il 9% avviene con contratto a tempo indeterminato o in somministrazione e il 4% nella forma di collaborazione.
Tra il 2015 e il 2017 le modifiche normative hanno avuto un forte impatto sulla distribuzione dei contratti al primo ingresso. In particolare si osserva il dimezzamento del tempo indeterminato a seguito del venir meno dell’incentivo della decontribuzione piena del 2015 e la triplicazione dei nuovi ingressi con lavoro intermittente in concomitanza con l’abolizione dei voucher. Alloggio e ristorazione, trasporto e altri servizi di mercato sono i settori più ricettivi per i giovani alla prima esperienza di lavoro dipendente. Le professioni più frequenti sono camerieri e assimilati (12%), commessi delle vendite al minuto (8,5%), braccianti agricoli (7,4%), lavori esecutivi di ufficio (2,8%).
Nella media 2015-2016, il 54,9% dei giovani entrati per la prima volta nell’occupazione ha un rapporto di lavoro ancora attivo a un anno di distanza. Il tasso di permanenza oscilla tra il massimo del Nord-ovest (60,5%) e il minimo del Mezzogiorno (48,7%). In termini di competenze, se analizziamo soltanto il 2016, la probabilità di avere ancora un rapporto attivo è minore per le professioni non qualificate (45,6%) e più elevata per quelle che richiedono un livello di competenza medio-alto (66,6%).
La probabilità di transitare in un rapporto stabile, per i giovani con primo lavoro a termine nel 2015, è del 38,8% a sei mesi di distanza, 42,8% dopo un anno e 49,5% passati due anni. Nelle traiettorie lavorative dei giovani accedere alla prima occupazione con un contratto in somministrazione comporta una probabilità di quasi 12,5 punti percentuali superiore rispetto a chi vi accede con un contratto a tempo determinato.