Venerdì 8 marzo è sciopero generale. Numerose le motivazioni che in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne fermeranno scuola, sanità, uffici pubblici e altri settori produttivi (ad eccezione dei trasporti, il cui sciopero è stato ridimensionato dalla Commissione di garanzia): stop ai femminicidi, affermazione della parità di genere, del salario minimo, contro l’autonomia differenziata e i conflitti in Ucraina e Palestina. Diverse, dunque, le motivazioni e numerose le sigle sindacali aderenti (Flc CGIL, Slai Cobas, Adl Cobas, Cobas Usb, Cobas Sub, Osp Faisa Cisal, Usi Cit, Clap, Si Cobas, Cub Trasporti, Uitrasporti, Usi 1912, Flaei Cisl e Uiltec Uil).
Così la segretaria generale della Flc-Cgil, Gianna Fracassi, annunciando lo sciopero nei settori della conoscenza (personale della scuola statale e non, università, ricerca, AFAM e formazione professionale): “I diritti delle donne, l`uguaglianza di genere, l`autodeterminazione, la parità salariale non sono ancora una realtà per tutte, anzi, si assiste a un costante attacco ai diritti già acquisiti. Il nostro Paese è ancora ai primi posti nel mondo per gender pay gap e per incidenza del lavoro povero e precario e il lavoro di cura, mai riconosciuto come responsabilità sociale, viene sempre e ancora scaricato sulle donne”.
“Vediamo rinsaldarsi un modello patriarcale, profondo, radicato, pervasivo – continua la dirigente sindacale – basta guardare quanta violenza, fisica, psicologica e economica nei confronti delle donne ancora c’è nel Paese. Lo vediamo soprattutto noi, lavoratrici e lavoratori della conoscenza, nelle scuole, nella formazione professionale, nelle accademie, negli atenei e negli enti di ricerca, quanto la cultura della disparità e del pregiudizio sia profondamente radicata e difficile da scalfire”.
Per la segretaria Flc-Cgil “la qualità della nostra democrazia ha bisogno che la formazione delle persone sia fortemente orientata a promuovere una cultura davvero di pace, contro la violenza, per la parità, per il rispetto e la valorizzazione delle diversità, per l’educazione al dialogo come via maestra per il superamento dei conflitti. Con questo orizzonte e con questa responsabilità si confrontano oggi i settori della conoscenza”.
“Ci sembra necessario, dunque, consentire alle donne e agli uomini che rappresentiamo e che ogni giorno contribuiscono alla formazione delle future cittadine e dei futuri cittadini di questo Paese, di scendere in piazza con le ragazze e i ragazzi e di partecipare alle iniziative di mobilitazione utilizzando lo strumento dello sciopero e sostenendo così le ragioni e le richieste di un 8 marzo di lotta”, conclude Fracassi.
e.m.