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Pronti per il futuro? in Italia è “fit” solo un’azienda su 5. Il report 2021 di Vodafone Business

redazione
Dicembre01/ 2021

In Italia solo poco più di un’azienda su cinque si ritiene “fit for the future”. Di queste, quasi nove su dieci hanno pronto un piano per la digitalizzazione. E’ quanto emerge dal Fit For Future Report 2021, elaborato da Vodafone Business (la divisione dedicata alle aziende e alla PA) per individuare e analizzare le caratteristiche che un’impresa deve avere per affrontare le sfide del futuro. L’indagine è stata condotta su oltre 2500 aziende di tutte le dimensioni in 11 Paesi: Portogallo, Spagna, Regno Unito, Sud Africa, Stati Uniti, Cina, India, Germania, Italia, Paesi Bassi e Irlanda.

Diverse le caratteristiche che definiscono le aziende “fit for the future”: un’attitudine positiva al cambiamento, l’apertura alle nuove tecnologie, l’adattabilità ai nuovi trend attraverso la capacità di competere nei nuovi mercati ma anche una strategia chiara sui propri obiettivi di trasformazione. Secondo il report, la percentuale di queste imprese è pari al 21% delle micro imprese (da 2 a 9 dipendenti), al 25% delle piccole (meno di 50 dipendenti), al 24% delle medie (fino a 250 dipendenti) e al 21% delle grandi imprese (più di 250 dipendenti).

La stragrande maggioranza (94%) di queste aziende ritiene di essere ben preparata per gli eventuali rischi da affrontare, rispetto al 58% del totale degli intervistati. Più di otto aziende “fit for the future” su dieci hanno affermato che il loro piano di continuità aziendale ha funzionato bene nella situazione di emergenza determinata dalla pandemia..

Il rapporto ha anche evidenziato che le aziende “a prova di futuro” sono maturate dal punto di vista della trasformazione digitale: quasi nove su dieci (89%) hanno creato una tabella di marcia chiara, contro il 60% delle imprese in generale. A livello globale, l’80% delle aziende FFTF è molto ottimista su almeno una delle tecnologie testate, rispetto al 66% di tutte le aziende intervistate. Attenzione anche alla sostenibilità: per il 69% delle aziende FFTF è cresciuta di importanza durante la pandemia e quasi 4 aziende “a prova di futuro” su dieci la considerano come “assolutamente necessaria”; dato che si attesta al 21% sul totale delle aziende. Una tendenza destinata a crescere dal prossimo anno.

In Italia, come già osservato, solo un’azienda su cinque (21%) si ritiene “Fit for the future”. Di queste, l’82% ha sviluppato almeno un piano per la trasformazione digitale e il 59% lo sta accelerando dopo la pandemia, contro percentuali per le imprese in generale che invece si attestano rispettivamente al 54% e al 38%. Ma non manca l’ottimismo, visto che nove imprese FFTF italiane su dieci si dicono preparate ad affrontare rischi e imprevisti.

Inoltre, il 92% delle imprese FFTF è ottimista anche riguardo al ruolo della tecnologia nella società, con vantaggi oggettivi anche all’interno dell’azienda: il 79% ritiene che la tecnologia porterà benefici nella sicurezza sul lavoro nei prossimi cinque anni. Infine, per quel che riguarda il lavoro ibrido – ormai molto diffuso nelle aziende a seguito della pandemia e che risulta essere organizzato in maniera più efficace all’interno delle aziende FFTF – il 90% delle aziende afferma di essere soddisfatta della velocità con cui ci si è adattati alle nuove tecnologie e il 77% si ritiene soddisfatta della flessibilità che si è venuta a creare all’interno del luogo di lavoro.

Il report di Vodafone Business rileva che, comunque, i dipendenti oggi si aspettano di più dai loro datori di lavoro: in particolare, piu’ flessibilità in termini di luogo dove prestare la propria attività (50%), maggiore libertà e autonomia (50%), e anche in termini di ore lavorate (49%). Una trasformazione che non facile: il 73% delle imprese ha affermato che almeno un aspetto della cultura aziendale sta diventando di più difficile gestione, specie per quanto riguarda lo sviluppo e il mantenimento di solide relazioni di lavoro e del livello di ”morale” e motivazione dei dipendenti.

NP

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