“Nonostante riflettano alcuni trend degli ultimi anni, sono dati inquietanti quelli raccolti nel 52mo rapporto Censis, presentato oggi. Emerge un sovranismo psichico che predispone all’intolleranza, all’insofferenza, alla caccia al diverso: l’unico modo per uscirne è riscattare le fasce più deboli, che hanno pagato più caro il prezzo della crisi e dell’allargarsi delle diseguaglianze, e ripartire da serie politiche per il lavoro e la crescita, puntando su un salto di qualità negli investimenti, nella formazione, nella riqualificazione professionale, nelle forme di partecipazione al benessere collettivo”. Lo afferma in una nota il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota.
“Per molti italiani – dichiara il leader della federazione agroalimentare industriale e ambientale della Cisl – è forte la delusione rispetto alle aspettative sulla ripresa, ma quel che sembra strutturale è la mancanza di prospettive di crescita futura, sia individuale che collettiva. È anche per questo che lo straniero e il diverso sono considerati nemici e capro espiatorio: per il 75% degli italiani gli immigrati fanno aumentare la criminalità, per il 63% sono un peso per il nostro sistema di welfare, il 52% è convinto che si fa più per gli immigrati che per gli italiani, e il 45%, contro una media europea del 23%, è contro l’immigrazione anche comunitaria. Sono dati che descrivono l’accumularsi, per anni, di malessere, precarietà e diseguaglianze, ma anche la crescita di tanta disinformazione e di quei linguaggi di odio, da parte di alcune fette della nostra classe dirigente, che certo non aiutano a comprendere le trasformazioni economiche e i cambiamenti epocali che stiamo vivendo”.
“Chi segue l’agricoltura, ad esempio – conclude Rota – sa che immigrazione non vuol dire soltanto ghetti e caporalato, ma soprattutto produzione di ricchezza e integrazione. Il 58% degli italiani pensa che gli immigrati sottraggano posti di lavoro ai nostri connazionali, invece accade che facciano davvero mestieri duri, tra i meno retribuiti del Paese e tra i meno ricercati dagli italiani. Tant’è vero che i molti giovani italiani che stanno riscoprendo i mestieri dell’agricoltura lo fanno rivolgendosi principalmente ai ruoli apicali e imprenditoriali. Pensare che la manodopera immigrata sia concorrenza al ribasso è assurdo: l’obiettivo non dovrebbe essere escludere gli immigrati o rappresentarli come una minaccia, ma semmai estendere i diritti e contrastare illegalità e diseguaglianze. In questo l’operato del sindacato può essere determinante, ma solo se ascoltato dalla politica e affiancato dalle istituzioni nelle tante battaglie quotidiane per il lavoro dignitoso”.ai lavoratori dipendenti, oltreché ai pensionati”.
TN