I lavoratori del gruppo Nestlè si fermeranno oggi, 6 ottobre, per uno sciopero nazionale contro il rischio licenziamento di 800 unità lavorative.
In particolare, in Perugina si annunciano esuberi; a Parma la Froneri (joint venture Nestlé) annuncia la chiusura; lo stabilimento di Moretta per la pasta fresca ha un futuro incerto con un tentativo di vendita non riuscito; per il centro sperimentale sulla pasta fresca ad Arezzo si prospetta lo spostamento in Polonia; per gli uffici amministrativi ci sono ipotesi di accentramento. “Il risultato di tutto ciò – afferma il segretario nazionale Flai Cgil, Mauro Macchiesi – è che potrebbero essere a rischio, entro i prossimi mesi, 800 posti di lavoro. Non possiamo accettarlo”.
“Da quando il controllo di Nestlé mondo è stato preso da uno dei fondi finanziari più aggressivi con l’obiettivo di portare la redditività dal 10 al 30 per cento – sottolinea Macchiesi –, le produzioni italiane risultano penalizzate. Ma si tratta di produzioni tradizionali che hanno necessità di tempo per realizzare redditività: in questo senso va anche la scelta di ridurre la produzione di dolci e seguitare a fare business con caffè e cibi salutisti”.
“Dopo lo sciopero – conclude il dirigente della Flai – pretendiamo risposte da Nestlé, ma dal governo che deve chiedere al gruppo come intende rimanere nel nostro paese. Il rischio è che l’Italia diventi per la multinazionale un terreno ricco in termini di mercato, ma povero dal punto di vista produttivo e occupazionale”.
E. M.