Una manovra da 10 miliardi in 5 anni e una stretta da oltre 2,3 miliardi l’anno, da realizzare già a partire dal 2015, con interventi sui contratti di fornitura (anche di farmaci e dispositivi medici), sui ricoveri ospedalieri, su analisi e visite specialistiche non necessarie. Questo, in sintesi, il contenuto del maxi-emendamento al decreto enti locali, su cui il governo ha ottenuto ieri la fiducia al Senato (163 voti a favore e 111 contrari). Le misure sono le stesse che erano già state presentate dall’esecutivo in commissione, a seguito dell’accordo con le Regioni, e necessarie per garantire i risparmi previsti dall’ultima legge di Stabilità.
Il ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, infatti, sottolinea che: “I tagli previsti per la Sanità, recepiti dal testo presentato dal governo e votato dalle commissioni, sono quelli concordati con le Regioni nella sede della Conferenza Stato-Regioni con l’unanimità delle Regioni presenti”.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, comunque, sostiene che le misure per la sanità non sono assolutamente dei tagli: “I risparmi che vengono effettuati grazie a misure di maggiore efficienza, infatti, vengono reinvestiti nel Servizio sanitario, e noi abbiamo già quantificato questo risparmi in 10 miliardi in 5 anni. Il governo non ha deciso di tagliare la Sanità; il governo ha posto dei tagli agli enti locali e le Regioni hanno deciso che avrebbero rinunciato all’incremento del fondo sanitario”.Parole che non convincono i medici, che annunciano una protesta nazionale in Autunno. Costantino Troie, segretario nazionale di Anaao Assomed, il maggiore sindacato della dirigenza medica pubblica, infatti, sostiene che le misure su cui il Senato ha posto la fiducia “confermano, ancora una volta, che la sanità pubblica verrà assunta a bancomat del Governo, anche se dal 2010 al 2014 ha già dato 31 miliardi di euro e nel ddl enti locali si prevedono tagli per ulteriori 7 miliardi fino al 2017. In attesa dei fantastiliardi di minore spesa che dovrebbero derivare dall’efficientamento del sistema, per pagare meno Imu rischiamo di pagare più farmaci e visite mediche”.
Tra le misure che più stanno facendo discutere i medici, quelle riguardanti l’obbligo di prescrivere accertamenti clinici e visite specialistiche con criteri più rigidi, che saranno specificati in un successivo decreto del ministero della Salute. Al di fuori di questi vincoli le prestazioni saranno interamente a carico dell’assistito, mentre i dottori saranno chiamati a rispondere, anche in termini economici con il proprio salario accessorio, di eventuali comportamenti che non rispettino queste indicazioni, anche se, precisano fonti ministeriali, le penalizzazioni potranno sempre essere evitate dal medico motivando le decisioni prese.
Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia Fimmg, afferma: ”Condividiamo la posizione dell’Anaao che, con altri, denuncia una forte situazione di malessere, e anche noi, con altri sindacati di categoria, stiamo valutando come manifestare il nostro dissenso in Autunno. Il Servizio sanitario nazionale – avverte – è alla frutta e questo, oltre ai tagli, è per colpa della malagestione della Conferenza delle Regioni e delle Regioni”. Pronta alla mobilitazione in difesa del Ssn si dice pure l’Associazione unitaria psicologi italiani (Aupi).
Di parere opposto è il Codacons che, rispetto alle misure contro la medicina difensiva, la pratica di diagniostica o di misure terapeutiche condotte principalmente, oltre che per assicurare la salute del paziente, anche come garanzia delle responsabilità medico legali seguenti alle cure mediche prestate, afferma di condividere le penalizzazioni economiche sul salario accessorio per i medici che prescrivono esami inutili. Anche secondo il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Luca Pani, proprio dalle prescrizioni inappropriate sono ricavabili notevoli risparmi. Un tema, quest’ultimo, particolarmente complesso: ben il 58% dei medici, secondo una recente indagine dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), infatti, dichiara di praticare la Medicina difensiva, soprattutto per il timore di essere citati in giudizio.