Anche la recessione ha due velocità – quella del Centro-Nord e quella del Mezzogiorno – così come l’attesa ripresa del ciclo economico che dovrebbe concretizzarsi nel 2013. Secondo le previsioni contenute nel Rapporto Unioncamere 2012, diffuso in occasione della 10ª Giornata dell’Economia, a fronte di un calo medio del Prodotto interno lordo dell’1,5%, saranno le regioni del Sud a pagare lo scotto più consistente della crisi, segnando un decremento del Pil dell’1,8%, con l’Abruzzo, il Molise e la Basilicata destinate a registrare una contrazione del 2%. Anche i consumi delle famiglie e la spesa per investimenti sono previsti quest’anno in ulteriore, sensibile calo (rispettivamente -2,1% e -3,8%), più incisivo nelle aree meridionali. Il segno più tornerà a comparire nel 2013 (+0,8% l’incremento atteso del Pil), con un’accelerazione maggiore nel Nord-Est (+1,3%) e una velocità decisamente più contenuta al Sud (+0,2%). Come prevedibile in un contesto recessivo quale quello che stiamo vivendo, l’occupazione dipendente, delineata dalle prime anticipazioni del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, diminuirà dell’1,1%, provocando la perdita di ulteriori 130mila posti di lavoro, causata soprattutto dalla riduzione delle assunzioni che le imprese dell’industria e dei servizi prevedono di effettuare nell’arco dell’anno. Di poco superiori alle 633mila unità, esse saranno oltre 200mila in meno di quelle preventivate nel 2011.
Per combattere questa situazione Unioncamere ha presentato una serie di proposte.
Sugli investimenti si propone: un intervento a carattere straordinario che consenta alle imprese di ammortizzare in tre anni gli investimenti aggiuntivi in macchinari e attrezzature. (Gli investimenti ammortizzabili dovranno essere superiori alla media di quelli effettuati nell’ultimo triennio); Consentire alle Camere di commercio di poter attivare i Fonti strutturali, facendo leva sulle proprie risorse e sulla propria progettualità; Adottare anche in Italia, utilizzando le Camere di commercio, lo strumento del débat public francese, per facilitare la costruzione del consenso intorno alle opere prioritarie.
Riguardo all’internazionalizzazione: la sottoscrizione di un patto tra governo e camere di commercio affinché, attingendo alle risorse dedicate del sistema camerale e attivando quelle dei fondi strutturali, sia possibile portare sui mercati internazionali – nei prossimi tre anni – 10mila imprese tra quelle che attualmente non esportano perché si sentono poco attrezzate per competere; la creazione di appositi strumenti finanziari – fondi di investimento e fondi di garanzia – pensati specificamente a misura di Pmi; Nel quadro del nuovo sistema della promozione e sotto la regia del governo, le Camere di commercio sono pronte a intensificare il proprio contributo, operando in Italia nel ruolo “casello d’entrata” delle imprese sui mercati internazionali e, nel mondo – attraverso la rete delle Camere all’estero – per fornire assistenza sui mercati di sbocco.
Sul fronte del Credito:l’Introduzione di una disciplina speciale che consenta la gestione delle crisi finanziarie prodotte dall’incaglio dei crediti verso la Pa, evitando che l’imprenditore perda il controllo dell’azienda e incorra nelle conseguenze civili e penali di un fallimento; Il Sistema camerale rilancia l’appello a sensibilizzare le Istituzioni comunitarie per rivedere i contenuti degli accordi di Basilea 3, introducendo uno specifico “supporting factor” per ponderare il rischio di credito delle Pmi, oggi soggette agli stessi profili delle grandi imprese.
Per le imprese: Rinvio per i primi due anni di attività del versamento degli acconti Iva e Irap alla fine dell’esercizio fiscale per sostenere la creazione di imprese – non solo ad alta tecnologia ma anche di giovani, donne e immigrati.
E ancora per il Lavoro: l’Introduzione di un sistema stabile di certificazione delle competenze che, come in Germania, faccia perno sulle camere di commercio coinvolgendo direttamente le imprese allo scopo di sostenere concretamente la riforma dell’apprendistato in chiave europea.
Infine sulle semplificazioni: l’armonizzazione delle normative locali ed estensione del modello dello Sportello unico delle attività produttive delle Camere di commercio a tutto il territorio nazionale.
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