La Banca d’Italia non arretra e si prepara a rispondere colpo su colpo agli attacchi sulle crisi bancarie. “Del nostro operato non esitiamo a dare conto alle istituzioni e al Paese”, ha scandito il governatore Ignazio Visco nella frase finale della sua relazione alla Giornata mondiale del risparmio. Un discorso molto atteso, il suo primo intervento pubblico dopo la tempesta scatenata dalla mozione del Pd contro la sua riconferma. Ad ascoltarlo una platea affollata di banchieri; e sul palco, accanto al governatore, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, una presenza istituzionale ma che, di questi tempi, equivale a un messaggio politico.
Visco, forte di una riconferma che e’ stata anche fortemente appoggiata dal Quirinale, ha ripetuto quanto gia’ affermato nel corso delle considerazioni finali del maggio scorso e cioe’ che la Banca d’Italia ha fatto tutto quanto nei suoi poteri per quanto concerne la vigilanza: “Sui comportamenti delle singole banche la supervisione è ferma e intensa”, ha ammonito nel suo discorso, ricordando però che la vigilanza “riduce significativamente la probabilità che si verifichino crisi bancarie, ma non può annullarla”. Visco ha spiegato inoltre che “gli accertamenti di vigilanza richiedono analisi accurate e complesse, in loco e a distanza; non possono fare ricorso ai poteri che la legge riserva all’autorità giudiziaria e alle forze di polizia”. Una linea di difesa che replicherà probabilmente nelle prossime settimane, quando torneranno gli assalti a Bankitalia dalla campagna elettorale e dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul credito.
“Nella gran parte dei casi di difficoltà dei singoli intermediari- ha proseguito Visco – l’analisi dei dati disponibili, l’esame dei fattori di rischio, gli esposti vagliati, le indagini ispettive hanno permesso di preservare la sana e prudente gestione degli intermediari e di risolvere, con determinazione e con il necessario riserbo, situazioni di tensione”.
E tuttavia, tutti gli investimenti sono rischiosi e per i risparmiatori c’è sempre la possibilità di subire perdite, ha ricordato; solo alcuni strumenti godono di una protezione di tipo assicurativo per ragioni di interesse pubblico, ed è il caso dei depositi bancari al di sotto dei 100mila euro. Una tutela, ha spiegato, che “ha la funzione di proteggere il risparmio nella sua forma più semplice e immediata, contribuendo così a preservare la stabilità finanziaria, prevenendo episodi di corse agli sportelli e minimizzando il rischio di contagio tra le banche. La tutela delle altre forme di risparmio si basa su strumenti diversi ma non potrà mai annullare completamente il rischio di perdite”.
Quanto ai risparmiatori, devono ovviamente essere tutelati, ma senza limitare la libertà di investire: “Non è immaginabile – ha affermato Visco – limitare le possibilità di scelta dei risparmiatori, nè comprimere oltremodo l’autonomia degli operatori finanziari; ne deriverebbero costi elevati per l’efficienza del sistema economico e per il benessere dei cittadini”. Pertanto, vanno assicurati “un’informazione corretta e trasparente e un assetto regolamentare adeguato al cambiamento. Vanno intensificati i programmi di educazione finanziaria, va rafforzata la consapevolezza che nessun investimento può dirsi davvero sicuro”. Tanto piu’ in un paese come l’Italia, i cui livelli di conoscenza e competenza finanziaria degli adulti “sono tra i più bassi dei paesi dell’Ocse”. In Italia, ha ripetuto, “ è scarsa la conoscenza di concetti di base quali i vantaggi della diversificazione dei portafogli e i meccanismi di calcolo degli interessi”.
A sorpresa, pero’, quelli che di finanza ci capiscono di piu’ sono i giovani: l’ultima indagine Ocse-Pisa, relativa al 2015, “indica che le conoscenze finanziarie dei quindicenni italiani sono in linea con la media europea e in netto progresso rispetto all’indagine precedente”, annuncia Visco. Chissa’ se grazie alle prossime generazioni avremo investitori piu’ avveduti, e magari anche banche meno pasticcione.
N.P.