E’ da pochi giorni in Senato il progetto di legge di Pietro Ichino sulla flexsecurity. Il punto centrale e’ il ripristino del contratto a tempo indeterminato come strumento base per le assunzioni. Ma il raggiungimento di questo risultato, nel progetto di legge, passa per il superamento dell’articolo 18: tema su cui, dopo le furibonde polemiche dei primi anni Duemila, e’ caduto sostanzialmente il silenzio. I tempi pero’ sono cambiati e non e’ piu’ tempo di barricate.
Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, non boccia pregiudizialmente la proposta Ichino, ma avanza una serie di osservazioni critiche. Innanzi tutto, quella di prendere in esame soltanto la modalita’ del contratto a tempo determinato, trascurando tutta quella larghissima fetta di rapporti di lavoro indefiniti: dalle partite Iva al lavoro parasubordinato, ecc. Dunque, sarebbe in ogni caso una risposta parziale a un problema molto piu’ esteso. Inoltre, aggiunge la sindacalista, ‘’non risponde al vero problema, che e’ quello salariale: le imprese assumono con contratto a tempo determinato non per avere mani libere nei licenziamenti, ma perche’ pagano molto meno il lavoratore. Come del resto prova il fatto che oltre la meta’ dei contratti a termine vengono trasformati in contratti a tempo indeterminato” .
Ma il principale punto debole della proposta Ichino, nell’analisi della Cgil, e’ quella di arrivare in ritardo: ‘’avrebbe avuto un senso se fosse stata presentata all’inizio della scorsa legislatura, con il Governo Prodi. Oggi non e’ chiaro chi siano gli interlocutori, a chi parli Ichino con il suo progetto di legge”. Tanto piu’ che sia il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sia la stessa Confindustria, negano che l’articolo 18 sia argomento d’attualita’: ‘’da un lato per evitare di risvegliare fantasmi del passato, dall’altro perche’ sanno benissimo che il nodo, oggi, non e’ quello della liberta’ di licenziamento. La crisi pone altri problemi e richiede altre risposte”.
Secondo Camusso occorrerebbe ragionare, piuttosto, sul rapporto tra mercato del lavoro e struttura di impresa, che in seguito alla crisi mondiale dovra’ essere profondamente ridisegnato. La ‘’sbornia” del decentramento sta finendo, osserva, ed e’ in corso un cambiamento epocale che riguarda l’organizzazione delle imprese; il ritorno alla centralita’ del prodotto, rispetto agli anni in cui era la finanza a dominare la scena, significa che la qualita’ del prodotto stesso sara’ sempre piu’ l’elemento fondamentale per il successo di una impresa. Questo cambia necessariamente anche il rapporto con la mano d’opera, la cui professionalita’ diverra’ per le imprese un elemento indispensabile: come dimostra gia’ oggi l’attenzione con cui le aziende, pur in difficolta’ per la crisi, preferiscono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria che licenziare, proprio per non perdere preziosi lavoratori ad elevata professionalita’.
Per questo, sintetizza Camusso, la proposta di Ichino e’ fuori tempo: ‘’guarda a una stagione che non c’e’ piu”’.
Nunzia Penelope
1 aprile 2009