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Home - Approfondimenti - Analisi - Dal contratto di espansione ad un patto sulle competenze per l’innovazione

Dal contratto di espansione ad un patto sulle competenze per l’innovazione

di Laura di Raimondo
3 Giugno 2021
in Analisi
Dopo tanti annunci finalmente una novità concreta

È da tempo che la Filiera TLC sostiene la necessità di governare la trasformazione digitale che sta interessando il sistema Paese, attraverso modelli organizzativi che puntino a investire in maniera efficace sulle politiche attive del lavoro e che valorizzino l’importanza della formazione come strumento strategico per imprese e lavoratori. E’ infatti necessaria, nonché quanto mai urgente, alla luce degli scenari economici ed occupazionali, una rivisitazione del sistema di ammortizzatori sociali che punti sia a una maggiore omogeneità sia alla realizzazione del passaggio da un modello di politiche a sostegno del reddito meramente difensivo a uno espansivo. In particolare, le Telecomunicazioni sono state promotrici del Contratto di Espansione e chiede che questo strumento, introdotto nel Decreto Crescita nel 2019, possa assumere un carattere strutturale. Occorre, tuttavia, fare un po’ di chiarezza su questo strumento perché venga visto nel suo complesso e non solo rispetto a singoli aspetti che corrono il rischio di confondere gli obiettivi che con questa misura si possono perseguire. Il Contratto di espansione, infatti, accompagna il processo di trasformazione del lavoro, valorizza e migliora il grado di occupabilità delle persone attraverso l’aggiornamento e lo sviluppo delle competenze professionali, crea nuova occupazione e soprattutto favorisce l’innovazione. Infatti, gli elementi centrali del Contratto di Espansione sono le assunzioni e la formazione, continua e certificata e le ulteriori misure della riduzione dell’orario di lavoro e del prepensionamento costituiscono un supporto, certamente importante, per la realizzazione di un progetto più ampio che punta a favorire l’accrescimento delle competenze dei lavoratori e sostenere il processo di trasformazione delle imprese per una loro evoluzione digitale/tecnologica. Per questi motivi il Contratto di Espansione deve diventare, anche alla luce delle riforme che il Paese sarà chiamato a realizzare nell’ambito del PNRR, uno degli strumenti cardine sui quali impostare una profonda riforma del sistema di protezione sociale del lavoro che metta sempre più al centro le politiche attive e le persone puntando sulle nuove generazioni.

È oggi il tempo di costruire una nuova cassetta degli attrezzi, con strumenti strutturali, per accompagnare i processi di trasformazione verso il digitale delle imprese, ma non solo nelle Telecomunicazioni. Per fare questo servono subito misure di politica attiva del lavoro, come il Contratto di Espansione, che creino le condizioni per realizzare un vero “patto intergenerazionale” volto a rafforzare le competenze delle persone e l’occupazione, in particolare di giovani e donne.

Per questo al Contratto di Espansione abbiamo ritenuto necessario affiancare anche il Fondo di Solidarietà Bilaterale per la Filiera delle Telecomunicazioni, in grado di garantire la sostenibilità occupazionale e rispondere ai profondi processi di trasformazione industriale in corso nella Filiera. In occasione del rinnovo del CCNL TLC del novembre 2020, si è convenuto congiuntamente di puntare su un sistema di tutele evoluto definendo l’Avviso comune per la costituzione del Fondo Bilaterale di Solidarietà quale strumento di supporto alle politiche attive e passive – finanziato da imprese e lavoratori – e capace di accompagnare le imprese nei percorsi di formazione e di riqualificazione, per rispondere al processo di innovazione tecnologica e di trasformazione delle imprese della Filiera, sostenendo gli investimenti volti a favorire nuovi modelli di organizzazione del lavoro. Il Fondo costituisce a nostro avviso un progetto essenziale che potrà contribuire al riequilibrio della Filiera offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di imprese e lavoratori. Per questo riteniamo importante, anche in considerazione della rilevanza nazionale del settore delle telecomunicazioni, un supporto economico esterno, aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio.

In questo percorso di evoluzione generale del Paese, la Filiera delle telecomunicazioni è parte attiva e continua a investire e promuovere nuove iniziative come il Patto per le competenze, un modello di impegno condiviso per lo sviluppo delle competenze in Europa. Il suo obiettivo è mobilitare risorse e incentivare tutte le parti interessate ad intraprendere azioni concrete per il miglioramento del livello delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro nell’UE, in particolare istituendo partenariati su vasta scala negli ecosistemi industriali strategici e nei settori prioritari individuati dal Green Deal europeo. L’iniziativa punta a coinvolgere l’industria, i datori di lavoro, le parti sociali, le Camere di commercio, le autorità pubbliche, gli erogatori di istruzione e formazione e le agenzie per l’impiego per lavorare insieme e assumere un impegno condiviso ad investire nella formazione per tutte le persone in età lavorativa. L’educazione e la formazione permanente, in chiave digitale dei giovani, infatti assume un ruolo decisivo per favorire la diffusione di nuove figure professionali e nuovi saperi, in linea con le esigenze del mercato del lavoro. Solo la disponibilità di capitale umano con le giuste competenze potrà consentire alle imprese e alla Pubblica Amministrazione di affrontare le sfide della rivoluzione digitale. Uno studio Asstel, con il supporto degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, dimostra che nel 2020 sono stati coinvolti oltre 75mila persone in attività di upskilling e oltre 28mila in attività di reskilling. Ma occorre fare di più: passeremo dai cinque/sei giorni di formazione pro-capite svolti in media nel 2020 a 7-8 giorni nel 2021, aumentando questa progressione anche negli anni a venire. Pertanto, investire nelle attività di formazione – le stime indicano oltre 100mila dipendenti formati con una spesa complessiva di 110 milioni di euro fino al 2025- rappresenta la carta vincente per gestire efficacemente le sfide che interesseranno la Filiera e il suo indotto e sostenere un nuovo concetto di sostenibilità occupazionale, attraverso il quale facilitare, insieme a nuove assunzioni, il ricambio generazionale. In tal senso sarà importante rafforzare le collaborazioni con Scuole, Università e ITS per orientare i lavoratori di domani ai fabbisogni aziendali e aggiornare professionalmente le persone.

Per conseguire gli obiettivi che ci impegnano sino al 2026, è necessario completare la digitalizzazione del Paese e promuovere investimenti a sostegno delle persone, delle competenze e delle infrastrutture. In questo scenario l’educazione e la formazione permanente in chiave digitale dei giovani assume un ruolo decisivo per favorire la diffusione di nuove figure professionali e nuovi saperi in linea con le esigenze del mercato del lavoro

Come Filiera siamo pronti ad innovare e partecipare in prima linea al progetto di digitalizzazione del Paese perché la trasformazione digitale si realizza attraverso l’investimento sul capitale umano quale leva di innovazione. Soltanto investendo sulle persone possiamo provare ad uscire dalla fase emergenziale e abbracciare la trasformazione digitale con consapevolezza e con uno sguardo attento al futuro.

Laura Di Raimondo – Direttore Asstel

Laura di Raimondo

Laura di Raimondo

Direttore Generale Asstel Assotelecomunicazioni

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