Più territorio e meno palazzo: si potrebbe sintetizzare così la linea che la Cgil discuterà tra oggi e domani, nell’Assemblea generale convocata per fare il punto sul dopo referendum. I circa trecento dirigenti che la compongono discuteranno a porte chiuse per produrre, alla fine della due giorni, un ordine del giorno che conterrà la sintesi e la conclusione del dibattito. E proprio da una valutazione sull’esito delle urne partirà la discussione: cosa ha funzionato e cosa no, cosa si poteva fare meglio per cercare di raggiungere il quorum. Come è noto, non raggiunto.
E questo sarà appunto un altro tema nell’assemblea: come ottenere il risultato fallito col referendum, ovvero la cancellazione, o almeno la modifica, delle leggi sul lavoro, per altre vie. La Cgil, come ripete spesso Maurizio Landini, non siede in parlamento e dunque non ha strumenti diretti per intervenire sulla legislazione; un tentativo era stato il referendum, ora toccherà trovarne un’altra. Perché il punto -come ancora ripete Landini- è che in ogni caso ci sono 13 milioni di cittadini italiani che col loro voto hanno dimostrato di condividere la posizione espressa dai quattro quesiti sul lavoro: e se pure non sono stati sufficienti a ottenere l’abrogazione, adesso bisogna pur che qualcuno dia loro una risposta.
Un terzo argomento dell’assemblea discende dai primi due, e cioè: come capitalizzare il patrimonio di rapporti, contatti, reti, con lavoratori, cittadini, associazioni, eccetera, messo in campo dal sindacato nel corso della campagna referendaria. Recuperando ancora le parole del segretario generale: ‘’dopo il referendum non possiamo pensare di andare avanti come prima, la Cgil deve cambiare profondamente’’. Cambiare nella direzione, cioè, di allargare il proprio raggio di azione anche fuori dai luoghi di lavoro, raggiungere un ancora maggior numero di persone, presidiare il territorio nazionale in ogni spazio possibile.
Come si arriverà a questo cambiamento, che dovrebbe coinvolgere tutte le strutture, magari dando magari più spazio alle camere del lavoro, alle rappresentanze regionali, eccetera, sarà ancora oggetto di discussione. E sarà, in ogni caso, un percorso non breve, che potrebbe richiedere interventi statutari, passaggi formali negli organismi, eccetera. In ogni caso, l’obiettivo di Landini è cercare di arrivare a questa ‘’nuova Cgil’’ entro il prossimo congresso. Che sarà anche l’ultimo da segretario generale: la scadenza naturale è gennaio 2025, ma potrebbe essere di poco anticipata o posticipata.
Nunzia Penelope