E’ stata pubblicato in gazzetta ufficiale il decreto con il quale sono stati individuati l’importo massimo assoggettabile e il limite massimo di reddito annuo per la detassazione agevolata al 10% del salario di produttività, prevista dalla legge n. 126 del 2008.
Il governo ha, infatti, deciso che l’aliquota fiscale del 10%, utilizzata per tassare le parti variabili della retribuzione, quest’anno si applichi su importi non superiori a 2.500 euro (erano 6 mila nel 2011) e riguardi solo i dipendenti con un reddito, per il 2011, non superiore a 30 mila euro (erano 40 mila l’anno scorso). Questa scelta modifica il decreto legge 98/2011 che ha confermato, per l’anno in corso, criteri, quantità e stanziamento (835 milioni di euro).
Molto negativo il giudizio dei sindacati. “Un provvedimento grave e sbagliato, che va in controtendenza rispetto alla necessità di generare crescita, incrementare la produttività e rilanciare i consumi”. Questo il giudizio del segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada. Simile il pensiero di Anna trovò, della Fim Cisl, per la quale “si tratta nel suo complesso di un provvedimento che non incoraggia la contrattazione, in particolare, quella che stimola la competitività delle imprese e migliora il reddito dei lavoratori”.
Anche il segretario generale della Uila Uil, Stefano Mantegazza, giudica pesantemente il provvedimento e sostiene che in “questo modo oltre 2 milioni di lavoratori verranno privati di ogni agevolazione a causa della diminuzione del limite di reddito. Gli altri, i superstiti, pagheranno, rispetto allo scorso anno, circa 1.200 euro di tasse in più”. Insoddisfatto anche il segretario confederale dell’Ugl, Paolo Varesi, per il quale “il taglio agli sgravi sulla produttività rappresenta l’ennesima grave violazione da parte del governo degli accordi sottoscritti con le parti sociali”.
Infine, negativo anche il giudizio di Confindustria, per la quale “il decreto attutivo della norma di proroga al 2012 della tassazione del salario di produttività determina, per effetto della riduzione del perimetro di applicazione e dei massimali un sostanziale dimezzamento del beneficio”.
“Pur comprendendo – sostengono gli industriali – che il decreto attua una precisa norma di legge dettata dalle difficoltà nelle quali versa il Paese non si può fare a meno di osservare che un regime di detassazione e di decontribuzione mutevole nei suoi valori, determina una situazione di assoluta incertezza. Cambiando ogni anno l’entità delle misure fiscali e contributive, le imprese sono nell’impossibilità di valutare esattamente i costi del lavoro”. “Alla lunga – dicono – questo modo di procedere finisce per scoraggiare e penalizzare la scelta a favore della incentivazione del salario di produttività. In questo senso, diciamo che il confronto sulla riforma del mercato del lavoro è stata un’occasione persa”. “E’ un peccato – concludono – che non si sia affrontato, seppur con la dovuta gradualità, ma sistematicamente e razionalmente, il tema del cuneo fiscale e contributivo che continua a caratterizzare negativamente la competitività del paese”. (LF)