68ª Seduta
Presidenza del Presidente
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Teresa Bellanova.
La seduta inizia alle ore 15.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 2) Documento di economia e finanza 2014 e connessi allegati
(Parere alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole )
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
Nessun altro chiedendo la parola in discussione generale, la relatrice PARENTE (PD) illustra una propria bozza di parere favorevole (testo allegato al resoconto della seduta).
Dissente la senatrice CATALFO (M5S), riportandosi ad argomentazioni alla base di una proposta di parere contrario a firma dei senatori del suo Gruppo (testo allegato al resoconto della seduta).
Presente il prescritto numero di senatori, il presidente SACCONI mette quindi ai voti la proposta di parere favorevole formulata dalla relatrice, che risulta approvata. Resta di conseguenza precluso il voto sulla proposta di parere alternativo.
IN SEDE REFERENTE
(1428) Deleghe al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
(24) ZELLER e BERGER. – Disposizioni in favore delle madri lavoratrici in materia di età pensionabile
(103) Maria Grazia GATTI ed altri. – Disciplina delle modalità di sottoscrizione della lettera di dimissioni volontarie e della lettera di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro
(165) Laura BIANCONI. – Disposizioni in materia di agevolazioni per la conciliazione dei tempi delle lavoratrici autonome appartenenti al settore dell’imprenditoria, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura
(180) Rita GHEDINI ed altri. – Misure a sostegno della genitorialità, della condivisione e della conciliazione familiare
(183) Rita GHEDINI ed altri. – Norme applicative dell’articolo 4, commi da 16 a 23, della legge 28 giugno 2012, n. 92, in materia di contrasto al fenomeno delle dimissioni in bianco
(199) ICHINO ed altri. – Misure per favorire l’invecchiamento attivo, il pensionamento flessibile, l’occupazione degli anziani e dei giovani e per l’incremento della domanda di lavoro
(203) Loredana DE PETRIS ed altri. – Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione del contratto di lavoro per dimissioni volontarie della lavoratrice, del lavoratore, nonché del prestatore d’opera e della prestatrice d’opera
(219) Silvana Andreina COMAROLI ed altri. – Disposizioni temporanee in materia di contratti di lavoro, concernenti l’introduzione di clausole di flessibilità oraria e di modificazione delle mansioni del lavoratore con l’applicazione di misure indennitarie e l’attuazione di programmi di formazione professionale
(263) SANGALLI ed altri. – Agevolazioni fiscali per l’assunzione di manager e consulenti di direzione nelle piccole e medie imprese
(349) DE POLI. – Modifica all’articolo 8 della legge 23 luglio 1991, n. 223, concernente l’applicazione, in caso di trasferimento d’azienda, dei benefici economici previsti per i datori di lavoro che assumono lavoratori in mobilità
(482) DE POLI. – Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di rafforzamento dell’istituto del congedo parentale a sostegno dei genitori di bambini nati prematuri o gravemente immaturi ovvero portatori di gravi handicap
(500) DE POLI. – Modifica all’articolo 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e all’articolo 4 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, in materia di agevolazioni per la ricollocazione di lavoratori licenziati da privati datori di lavoro non imprenditori
(551) BERGER. – Modifiche all’articolo 31 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di assunzioni collettive di lavoratori da parte di gruppi di imprese
(555) ICHINO ed altri. – Misure sperimentali per la promozione dell’occupazione e il superamento del dualismo fra lavoratori protetti e non protetti. Modifiche alla legge 28 giugno 2012, n. 92, in materia di contratto a termine, di lavoro intermittente e di associazione in partecipazione
(571) BITONCI. – Disciplina del documento unico di regolarità contributiva
(625) BERGER ed altri. – Modifica all’articolo 70 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di semplificazione della disciplina del lavoro occasionale in agricoltura
(716) NENCINI. – Disposizioni per favorire il reinserimento dei lavoratori espulsi precocemente dal mondo del lavoro e per il sostegno ai disoccupati di lunga durata, non più ricollocabili, prossimi alla pensione in ragione dell’età e del monte contributi versati
(727) BAROZZINO ed altri. – Ripristino delle disposizioni in materia di reintegrazione nel posto di lavoro di cui all’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300
(893) Sara PAGLINI ed altri. – Ripristino delle disposizioni in materia di reintegrazione del posto di lavoro di cui all’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300
(936) DI MAGGIO ed altri. – Disposizioni per promuovere la conservazione e la valorizzazione del capitale umano nelle imprese attraverso progetti di riqualificazione che possono includere attività produttiva connessa all’apprendimento
(1100) FRAVEZZI ed altri. – Modifica all’articolo 70 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, in materia di semplificazione della normativa relativa alle prestazioni di lavoro occasionale di tipo accessorio nel settore agricolo
(1152) Loredana DE PETRIS ed altri. – Istituzione del reddito minimo garantito
(1221) ICHINO ed altri. – Disposizioni volte a favorire l’utilizzazione in attività di utilità pubblica delle competenze e capacità delle persone sospese dalla prestazione lavorativa contrattuale con intervento della cassa integrazione guadagni
(1279) SACCONI ed altri. – Delega per la predisposizione di uno Statuto dei lavori e disposizioni urgenti in materia di lavoro
(1312) Mariarosaria ROSSI ed altri. – Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 14 settembre 2011, n. 167, in materia di apprendistato di riqualificazione
(1409) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. – Disposizioni in materia di modalità per la risoluzione consensuale del contratto di lavoro per dimissioni volontarie, approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall’unificazione dei disegni di legge d’iniziativa dei deputati Vendola ed altri; Teresa Bellanova ed altri
(Esame congiunto dei disegni di legge nn. 1428, 24, 165, 180, 199, 219, 263, 349, 482, 500, 551, 555, 571, 625, 716, 727, 893, 936, 1100, 1152, 1221, 1279 e 1312, congiunzione con il seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge nn. 1409, 103, 183 e 203 e rinvio)
Introduce l’esame il presidente SACCONI (NCD), relatore, il quale rileva che il disegno di legge di iniziativa governativa (Atto Senato n. 1428) propone deleghe al Governo in materia di ammortizzatori sociali, servizi per l’impiego e politiche attive per il lavoro, semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli adempimenti relativi alla costituzione ed alla gestione dei rapporti di lavoro, riordino delle tipologie dei contratti di lavoro, revisione delle misure intese a tutelare la maternità e forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In questo senso, si pone in sinergia con il decreto-legge n. 34, contenente misure per il rilancio dell’occupazione e rappresenta la più ampia prospettiva di riforma dell’intero assetto regolatorio e strumentale in materia di lavoro, che dovrebbe realizzarsi secondo criteri di certezza, di semplicità, di efficienza e di efficacia. Dopo una lunga stagione di conflittualità, che è stata all’origine di ripetuti cambiamenti normativi, Parlamento e Governo hanno ora l’opportunità di produrre una riforma fondata su un ampio consenso, sintesi di culture politiche tradizionalmente contrapposte e auspicabilmente destinata pertanto a durare nel tempo. La stabilità delle regole e degli istituti garantisce in sé vantaggi per un mercato del lavoro più inclusivo, nel quale ciascuno possa, attraverso il lavoro, esprimere il proprio potenziale.
Passa quindi ad illustrare diffusamente i singoli articoli del disegno di legge, soffermandosi specificamente sui contenuti delle singole deleghe affidate al Governo. Con riferimento all’articolo 4, contenente una delega al Governo per il riordino e la semplificazione delle tipologie di contratto di lavoro, sottolinea che la delega, lungi dall’assumere l’idea del contratto unico, indica piuttosto i criteri di un processo di razionalizzazione e semplificazione della disciplina vigente, ipotizzando anzi un’ulteriore tipologia a tutele crescenti, in funzione della professionalizzazione dei lavoratori adulti. Rileva quindi che all’esame della Commissione vi sono molti disegni di legge di iniziativa parlamentare che, in tutto o in parte, riguardano le tematiche oggetto delle deleghe di cui al disegno di legge governativo e che verranno pertanto esaminati congiuntamente al disegno di legge n. 1428, di cui propone l’adozione come testo base. Eventuali particolari finalità contenute in tali disegni di legge potranno eventualmente essere trasfuse in altrettante proposte emendative a tale testo base.
Ricorda altresì che la Commissione ha intrapreso l’esame di alcuni disegni di legge, tra cui l’Atto Senato 1409, già approvato dalla Camera dei deputati, relativi alla disciplina delle modalità delle dimissioni e delle risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro. Anche tali disegni di legge, come peraltro già anticipato dal relatore Berger nella sua illustrazione, potrebbero essere collegati all’esame dei disegni di legge oggi illustrati, in relazione al criterio, ivi contenuto, della semplificazione della gestione del rapporto di lavoro. Propone pertanto altresì di congiungere il seguito dell’esame dei disegni di legge nn. 1409, 103, 183 e 203 con quelli da lui testé illustrati, anche al fine di pervenire ad un testo complessivo e coerente. In conclusione, suggerisce una tempestiva disamina del complesso dei provvedimenti, assumendo come testo base il disegno di legge n. 1428. Il mercato italiano deve diventare in tempi brevi più inclusivo e protettivo rispetto alle condizioni di maggiore fragilità, sulla base di norme semplici e certe che incoraggino la propensione ad assumere, di istituti più estesi ed efficaci con riferimento alle politiche attive e passive, di servizi e regolazioni idonei alla conciliazione tra tempi di lavoro e di famiglia. A tali obiettivi devono concorrere anche modalità più celeri, semplici e prevedibili di risoluzione del contenzioso in sede giudiziale e stragiudiziale, incrementatisi in modo consistente anche in seguito agli interventi sul processo del lavoro contenuti nella legge n. 92.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) dissente dall’abbinamento dell’esame ai disegni di legge in materia di lavoro dei provvedimenti in tema di dimissioni in bianco – uno dei quali, il disegno di legge n. 1409, già approvato dalla Camera dei deputati – sottolineando l’esigenza di considerare la necessità di dare garanzie e risposte efficaci alle donne lavoratrici, e non solo a loro.
Anche la senatrice CATALFO (M5S), dopo aver chiesto chiarimenti in ordine alle ragioni per le quali viene proposto tale congiungimento, si esprime in senso contrario.
Il senatore ICHINO (SCpI), nel ringraziare il Presidente per l’ampia relazione, reputa al contrario il congiungimento dell’esame di tali provvedimenti pienamente coerente alla logica di semplificazione che ispira l’iniziativa governativa n. 1428.
Anche la senatrice MUSSOLINI (FI-PdL XVII) si dichiara favorevole a tale congiungimento.
Il senatore BERGER (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) si richiama alle considerazioni da lui già svolte, in qualità di relatore, sui disegni di legge nn. 1409, 103, 183 e 203, sottolineando la necessità di disporre di un corpo normativo organico e ispirato a logiche semplificatorie.
Il senatore PAGANO (NCD) esprime il pieno appoggio del suo Gruppo alla proposta di congiungimento del presidente relatore.
La senatrice Rita GHEDINI (PD) precisa che il suo Gruppo prende atto della volontà maggioritaria espressa dalla maggioranza degli altri rappresentanti, peraltro anticipata in sede di illustrazione dallo stesso senatore Berger, relatore dei disegni di legge in tema di dimissioni in bianco. Tiene tuttavia a sottolineare che la sua parte avrebbe volentieri proseguito il percorso già intrapreso dalla Camera, ricordando di essere essa stessa firmataria di un disegno di legge che propone una soluzione diversa da quella insita nel disegno di legge approvato dall’altro ramo del Parlamento. Fa comunque osservare che nel frattempo non si registra un vuoto normativo, attesa la presenza di una disciplina nella legge n. 92, che consente quindi di affidare il tema al disegno di legge di delega n. 1428, non solo in termini di semplificazione della normativa, ma altresì di contrasto ad una prassi odiosa. Per queste ragioni preannuncia il favore del suo Gruppo al congiungimento dei disegni di legge in materia di dimissioni in bianco a quelli oggi illustrati dal relatore.
Presente il prescritto numero di senatori, tale proposta viene posta ai voti e approvata, con il voto contrario dei senatoriBAROZZINO (Misto-SEL), CATALFO (M5S), MUNERATO (LN-Aut) e PUGLIA (M5S).
A nome del Governo, la sottosegretaria BELLANOVA si riserva di intervenire in una successiva seduta.
In relazione alla complessità della materia in discussione, da coniugare altresì con l’esigenza di pervenire ad una rapida approvazione del disegno di legge n. 1428 e connessi, il PRESIDENTE relatore propone di procedere, a partire dalla prossima settimana, ad un ciclo di audizioni dei rappresentanti delle parti sindacali e datoriali, di rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome, nonché degli altri enti territoriali e dei rappresentanti del settore agricolo. Resta inteso che tale elenco non esaurisce comunque il novero dei soggetti che verranno convocati in audizione, che potrà essere eventualmente integrato sulla base delle ulteriori proposte avanzate dai singoli Gruppi.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) anticipa fin d’ora la sua richiesta di coinvolgere anche i rappresentanti dei singoli settori componenti degli organismi di rappresentanza dei lavoratori.
Il presidente SACCONI, nel far presente di essere stato destinatario a sua volta di richieste da parte di soggetti ed enti ulteriori rispetto a quelle da lui oggi annunciate, conferma che le proposte integrative verranno complessivamente vagliate nel corso della prossima settimana.
La Commissione conviene.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI
Il presidente SACCONI comunica che, in relazione all’andamento dei lavori, la seduta della Commissione già prevista per domani alle ore 8,30, non avrà più luogo.
La seduta termina alle ore 16,30.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI
La Commissione lavoro, previdenza sociale,
esaminati, per le parti di competenza, il Documento di economia e finanza 2014 e i connessi allegati,
premesso che:
il Documento in esame prevede, nell’ambito del quadro programmatico generale, un incremento del PIL pari allo 0,8 per cento per l’anno in corso, all’1,3 per cento per il 2015 e ad un valore “medio” annuo pari all’1,7 per cento per il periodo 2016-2018; un valore del tasso di disoccupazione pari al 12,8 per cento per l’anno in corso, con un andamento decrescente negli anni successivi (per il 2018 il valore previsto è pari all’11,0%); un tasso di occupazione pari al 55,5 per cento per l’anno in corso, con un andamento crescente negli anni successivi (per il 2018 il valore previsto è pari all’57,4 per cento);
preso atto che:
riguardo alle tematiche in materia di lavoro, il Documento ricorda che, negli ultimi mesi, il Governo è intervenuto sulle regole del mercato del lavoro, in particolare con due iniziative: da un lato la presentazione al Senato di un disegno di legge (A.S. n. 1428) recante deleghe al Governo, in materia di ammortizzatori sociali, servizi per l’impiego e politiche attive per il lavoro, semplificazione e razionalizzazione delle procedure relative alla gestione dei rapporti di lavoro, riordino delle tipologie dei contratti di lavoro, revisione e aggiornamento delle misure a tutela della maternità e delle forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; d’altro lato l’adozione del decreto-legge n. 34 del 2014, in fase di conversione alle Camere, recante, tra l’altro, modifiche alla disciplina dei contratti a tempo determinato e dei contratti di apprendistato;
considerato che:
il Documento osserva che la riforma del mercato del lavoro deve essere intesa a rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, a riordinare i contratti di lavoro vigenti, a garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro, a definire un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, a ridurre l’elevato divario con i tassi di attività femminili “prevalenti” in Europa, mediante l’elevamento dell’offerta e della fruibilità dei “servizi di conciliazione” dei tempi di vita e di lavoro;
in relazione alle misure in favore dell’occupazione giovanile ed al programma comunitario “Garanzia per i Giovani” (Youth Guarantee), il Documento illustra le linee di intervento individuate dal Governo;
riguardo al costo del lavoro ed al reddito dei lavoratori, il Documento preannuncia l’adozione, con applicazione già dal prossimo mese di maggio, di una revisione delle detrazioni dall’IRPEF, in favore dei lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 25.000 euro lordi, con un effetto di incremento netto della retribuzione pari a circa 80 euro mensili;
valutato che:
quanto alla spesa pensionistica, il Documento osserva che le misure adottate nel corso degli anni compensano in larga parte l’andamento negativo che si prospettava per i prossimi decenni; in particolare, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL – il cui valore per il 2014 è previsto pari al 16,4 per cento – tenderà a ridursi nel periodo 2015-2030, in virtù del processo di elevamento dei requisiti per la pensione e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo, in modo tale da attestarsi, verso la fine di tale periodo, intorno al 15,0 per cento;
riguardo al settore dell’assistenza sociale, il Documento ricorda che, a partire dal secondo bimestre 2014, attraverso la cosiddetta social card, “sono stati effettuati i primi pagamenti nelle 12 maggiori città italiane connessi al programma sperimentale di ‘sostegno per l’inclusione attiva’ (SIA), che costituisce un primo passo verso la definizione di misure universali per il sostegno delle persone in stato di povertà” e che “nel corso del 2014 la misura verrà progressivamente estesa a tutto il territorio nazionale”;
esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.
SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI CATALFO, PAGLINI E PUGLIA SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI
L’11a Commissione del Senato,
esaminato per le parti di competenza il Documento di Economia e Finanza 2014 (Doc. n. LVII n.2);
premesso che:
nel documento in esame il Governo dichiara di voler porre in essere «una riforma organica del mercato del lavoro tesa a realizzare una effettiva razionalizzazione dei meccanismi di assunzione nonché rinnovare e rendere più efficiente il sistema degli ammortizzatori sociali»;
i principali strumenti normativi individuati per tali interventi sono:
– il D.L. 20 marzo 2014, n. 34, attualmente all’esame della Camera dei Deputati;
– il disegno di legge AS 1428, attualmente all’esame del Senato, recante deleghe al Governo in materia di ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro, semplificazione delle procedure burocratiche, riordino delle forme contrattuali, conciliazione tempi lavoro-famiglia;
valutato che:
gli interventi citati non appaiono nel complesso adeguati al perseguimento dello scopo indicato dal Governo. Le uniche misure concrete ed immediate, quelle contenute nel Decreto, appaiono insufficienti ed inefficaci a risolvere i problemi del mercato del lavoro: per raggiungere tale risultato, infatti, non si potrebbe prescindere dall’attuazione della delega, la quale tuttavia, per sua natura, richiede tempi lunghi ed è connotata da un contenuto (in questo caso, eccessivamente) vago ed incerto, la cui traduzione in una adeguata normativa di attuazione è meramente eventuale. A tal proposito il governo indica qualetermine di approvazione della delega il mese di luglio 2014: non appare tuttavia chiaro su quali elementi si basi una così ottimistica previsione. Peraltro non si comprende per quali motivi il governo non abbia inserito misure più specifiche, e di cui ribadisce la necessità e l’urgenza, nel decreto;
in particolare, per quanto concerne il Decreto-Legge n. 34/2014, l’estensione della possibilità per i datori di lavoro di assumere con contratto a termine, anche in presenza di un’esigenza lavorativa ordinaria e permanente, non può essere giustificata con l’esigenza di “provare” il lavoratore, visto che nel contratto a tempo indeterminato è già previsto il periodo di prova e un’analoga possibilità di “testare” il lavoratore può essere inserita anche nei contratti a termine ordinari. L’unica conseguenza della nuova normativa sul contratto a termine è, di fatto, la sottoposizione del lavoratore al ricatto permanente della mancata proroga e, dunque, all’impossibilità di rivendicare alcunché;
inoltre il decreto appare manifestamente illegittimo, per evidente contrasto con la normativa europea sui contratti a termine di cui alla direttiva 1999/70/CE, nonchè con l’accordo europeo da cui tale direttiva deriva, come peraltro precisato in diverse pronunce dalla Corte europea di Giustizia. Tale accordo, tra i cui obiettivi vi è la creazione di “un quadro normativo per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato“, richiede infatti “ragioni oggettive” per la stipula di un contratto a termine e “ragioni obiettive” per le sue proroghe o rinnovi. Peraltro la direttiva vieta l’inserimento di norme peggiorative nella disciplina di recezione (di cui al decreto legislativo 368/2001). Va sottolineato, infine, come le disposizioni contenute nel decreto costituiscano il quarto intervento di modifica in meno di due anni sulla normativa in tema di contratti a termine, diventando di fatto un ennesimo fattore di incertezza per i soggetti interessati;
le modifiche alla normativa in tema di apprendistato sono altrettanto censurabili: la soppressione della forma scritta del piano formativo non pare avere alcuna reale utilità pratica ma rischia al contrario di aumentare la possibilità di abuso di tale forma contrattuale, mortificando la sua finalità originaria quale strumento privilegiato di ingresso nel mondo del lavoro attraverso la formazione. A ciò si unisce la soppressione della disposizione (introdotta dalla legge 92/2012) che pone come condizione per l’assunzione di nuovi apprendisti la conferma in servizio di una quota di quelli assunti in precedenza;
in concreto, con l’abrogazione sia dell’obbligo di redigere e consegnare all’apprendista “il piano formativo individuale” al momento dell’accensione del rapporto, sia dell’obbligo di impartire al giovane apprendista almeno 120 ore di “formazione pubblica” interna o esterna all’azienda, si elimina ogni possibilità di rendere verificabile prima e certificabile poi l’effettivo contenuto formativo del rapporto, facendo così cadere ogni specificità del contratto di apprendistato ed ogni differenza con l’usuale contratto a tempo determinato. Con l’abrogazione di tutte le previsioni in ordine alla successiva stabilizzazione del rapporto si rende invece evidente come scopo dell’istituto non sia quello di consentire alle aziende di formare le risorse da valorizzare nel proprio ciclo né quello di produrre occupazione stabile ma solo di rispondere ad esigenze di lavoro temporaneo e a bassa qualificazione con successivo continuo turn over. Ulteriore conseguenza è quella che l’unica convenienza per il datore di ricorrere a tale tipologia contrattuale sia quella di retribuire il lavoratore il 65% dello stipendio base dovuto (dato che la “formazione” si deve presumere impartita “nella misura del 35% del relativo monte ore complessivo“) e di porre pressochè l’intero peso della contribuzione previdenziale ed assicurativa a carico dello Stato;
la combinazione di tali disposizioni rischia di comportare, oltre ad un arretramento delle garanzie, anche un ulteriore abbassamento del livello di competenze dei lavoratori il quale, peraltro, come certificato dall’OCSE, è già il più basso d’Europa;
nonostante quanto annunciato, né nel decreto né nella delega vi sono provvedimenti volti all’istituzione del c.d. contratto unico; al contrario la delega si limita a prevedere un riordino delle tipologie contrattuali esistenti. Colpisce anzi che l’unica disposizione in essa contenuta dotata di una certa specificità riguardi l’allargamento delle prestazioni di lavoro accessorio anche a categorie che finora ne sono state escluse e l’innalzamento del limite di reddito. Tale misura appare in netta controtendenza con gli intenti programmatici circa la creazione di posti di lavoro stabili;
la delega contiene altresì diposizioni riguardanti il riordino degli ammortizzatori sociali. Tuttavia tali diposizioni, peraltro, come già sottolineato, non precettive ma puramente programmatiche, non appaiono idonee alla pur dichiarata volontà di istituire uno strumento di sostegno al reddito di tipo universale, il quale è invece l’unico strumento concreto di contrasto alla povertà;
a tal proposito, nel documento in esame si da ampio rilievo all’istituzione del c.d. SIA e si indica come strumento per l’attuazione del medesimo programma la c.d. Social Card. Come già più volte ribadito, l’introduzione della c.d. Social-Card non costituisce e non ha costituito intervento adeguato alla situazione di grave emergenza sociale. Ulteriori tentativi di regolare l’apporto economico degli appositi fondi europei tramite il solo utilizzo di carte di acquisto rischia di comportare mancata assistenza da parte dello Stato per milioni di cittadini in condizioni di povertà o di esclusione sociale;
appare necessario abbandonare al più presto il criterio della legislazione “emergenziale” ed assicurare l’autonomia delle persone e la loro dignità e, a tal fine, semplificare il welfare e renderlo al contempo più certo ed essenziale, più concretamente presente nella vita dei cittadini molti dei quali sono costretti a sopravvivere al problema occupazionale dovendosi al contempo confrontare con un sistema eccessivamente frammentato e non in grado di fornire certezze. A tal fine deve essere considerata prioritaria l’introduzione del reddito di cittadinanza, sulla scorta di quanto avviene nella maggior parte dei paesi dell’UE e in molti paesi non comunitari;
per quanto concerne i servizi per l’impiego, i provvedimenti illustrati nel documento sono in gran parte ancora da attuare, in particolare per quanto concerne la banca dati unica dei servizi per l’impiego. Al contrario continua ad essere segnalato come fondamentale il ruolo dell’agenzia Italia Lavoro e i programmi da essa posti in essere (FIxO Scuola & università, LOA, AMVA) sebbene tale genzia abbia dimostrato la sua totale inefficienza nell’espletare i compiti ad essa affidati ed i citati programmi non abbiano dato risultati apprezzabili;
la riforma delle pensioni di cui al dl 201/2011 per il modo in cui è stata concepita, ha provocato danni sociali rilevanti che si sono concretizzati in particolar modo nel fenomeno dei cossiddetti esodati. Gli interventi settoriali finora susseguitisi e di cui viene dato conto nel documento in esame, non hanno risolto, se non in minima parte, il suddetto problema;
considerato che:
il documento in esame prevede un valore del tasso di disoccupazione pari al 12,8 per cento per l’anno in corso, con un andamento decrescente negli anni successivi (per il 2018 il valore previsto è pari all’11 per cento) e un tasso di occupazione pari al 55,5 per cento per l’anno in corso, con un andamento crescente negli anni successivi (per il 2018 il valore previsto è pari all’57,4 per cento);
tuttavia se pure tali cifre venissero confermato nei fatti, esse sarebbero certamente falsate: la proliferazione di contratti a termine che deriverebbe dall’approvazione dei provvedimenti citati pur portando un aumento numerico degli occupati non creerebbe tuttavia vera occupazione;
si ritiene necessario che siano a poste in essere, sul piano nazionale, misure concrete al fine di:
• porre in essere una concreta razionalizzazione ed una semplificazione degli strumenti di sostegno al reddito attualmente esistenti al fine di pervenire, al pari di altri paesi europei, all’introduzione del reddito di cittadinanza quale meccanismo di protezione sociale universale;
• porre in essere misure concrete contro la diseguaglianza salariale, in particolare attraverso l’istituzione di un salario minimo per tutti i contratti nonchè la predisposizione di una specifica normativa che stabilisca un rapporto massimo di 1 a 12 tra il trattamento economico degli amministratori delle società quotate e quello della retribuzione dei dipendenti delle stesse;
• porre in essere il superamento della cosiddetta «staffetta generazionale» e perseguire invece un reale patto intergenerazionale, in linea con quanto previsto dal progetto Youth guarantee, favorendo l’introduzione della figura del tirocinante a tempo pieno da affiancare al lavoratore anziano qualificato, al fine di garantire la formazione del primo e la continuità lavorativa e salariale del secondo;
• favorire la diffusione del contratto di apprendistato quale modalità privilegiata di accesso al lavoro, mantenendo l’obbligo della redazione in forma scritta del piano formativo, al fine di privilegiare concretamente il momento della formazione, e nonchè le norme introdotte dalla legge 92/2012 al fine di rendere tale tipo di contratto un concreto strumento di stabilizzazione dei giovani assunti
• revisione e riduzione delle quarantasei forme contrattuali attualmente in vigore, per combattere efficacemente la diffusione del lavoro precario;
• in particolare per quanto riguarda l’apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale (di cui all’art. 3 Dlgs 167/2011), finalizzato a conseguire un titolo di studio in ambiente di lavoro, prevedere una predisposizione di precisi programmi strutturati di formazione alleggerendo gli oneri a carico delle imprese;
• porre in essere, attraverso opportuni strumenti normativi, una drastica riduzione della pressione fiscale per le aziende che investono in Italia e che creano posti di lavoro a tempo indeterminato;
• procedere al monitoraggio, valutazione ed eventuale revisione dei compiti delle agenzie per il lavoro di lavoro interinale e operare una generale razionalizzazione dei servizi per l’impiego, attraverso una riforma complessiva delle strutture esistenti valorizzando e ampliando la centralità delle strutture pubbliche a partire dal ruolo Ministero del lavoro e delle politiche sociali, evitando le duplicazioni e le sovrapposizioni di funzione attraverso un chiaro riparto delle funzioni stesse tra strutture centrali e periferiche e la soppressione delle agenzie non produttive;
• porre in essere misure concrete volte all’istituzione della banca dati unica delle competenze nonchè del fascicolo informatico del cittadino (collegato al libretto formativo), a partire dai soggetti pubblici già esistenti, al fine di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro;
• prevedere un’eventuale revisione delle competenze tra Stato ed enti locali in materia di istruzione e formazione professionale al fine di superare la diffusione di interventi settoriali e non coordinati nell’ambito della formazione professionale attraverso la creazione di efficaci sistemi di valutazione ed una reale effettività dei controlli sui programmi in atto al fine di scongiurare l’abuso degli stessi o l’istituzione di corsi non finalizzati a concrete prospettive di inserimento nel mondo del lavoro;
• favorire una maggiore trasparenza circa la gestione delle risorse destinate alle politiche per l’occupazione e la formazione e implementare, anche a livello nazionale, apposite misure di responsabilizzazione degli enti locali, anzitutto le Regioni, per l’impiego efficace di tali risorse attraverso misure premiali e/o sanzionatorie, con un meccanismo che preveda la revoca delle risorse non utilizzate;
• operare per lo sviluppo della democrazia all’interno dei luoghi di lavoro, in particolare attraverso il ripristino delle garanzie dello Statuto dei lavoratori, vigenti prima della legge 92/2012, l’abolizione dell’articolo 8 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 e l’adozione di una normativa volta ad assicurare una vera e piena rappresentanza e rappresentatività sindacale;
• procedere a una modifica delle attuali politiche in materia pensionistica e previdenziale a partire dalla abolizione della c.d. “riforma Fornero” di cui all’articolo 24 del DL 201/2011;
• procedere ad una modifica della normativa in materia di destinazione del trattamento di fine rapporto a forme di previdenza complementare al fine di privilegiare i fondi pubblici;
esprime PARERE CONTRARIO.
67ª Seduta
Presidenza della Vice Presidente
indi del Presidente
La seduta inizia alle ore 15,30.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 2) Documento di economia e finanza 2014 e connessi allegati
(Parere alla 5a Commissione. Esame e rinvio )
Introduce l’esame la relatrice PARENTE (PD), la quale precisa preliminarmente che il Documento prevede un incremento del PIL pari allo 0,8 per cento per l’anno in corso, all’1,3 per cento per il 2015 e ad un valore “medio” annuo pari all’1,7 per cento per il periodo 2016-2018; un valore del tasso di disoccupazione pari al 12,8 per cento per l’anno in corso, con un andamento decrescente negli anni successivi; un tasso di occupazione pari al 55,5 per cento per l’anno in corso, con un andamento crescente negli anni successivi; un tasso di inflazione programmata pari all’1,5 per cento sia per l’anno in corso sia per il 2015, mentre il valore del tasso di inflazione IPCA al netto dei prezzi dei beni energetici importati – valore a cui fanno in genere riferimento, come indice dell’inflazione, i contratti collettivi – è stimato pari all’1,4 per cento per l’anno in corso, al 2,0 per cento per il 2015 ed al 2,1 per cento per il 2016; un tasso di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni (in rapporto al PIL) pari al 2,6 per cento per l’anno in corso, all’1,8 per cento per il 2015, allo 0,9 per cento per il 2016 ed allo 0,3 per cento per il 2017. Riguardo alle tematiche in materia di lavoro, che rappresentano uno degli assi portanti del DEF, pur se l’andamento previsto del tasso di occupazione purtroppo risulta ancora lontano dal targetnazionale fissato per l’Italia dalla Strategia Europa 2020, il Documento da un lato elenca le misure fin qui assunte in relazione alle raccomandazioni europee, dall’altro delinea la strategia per il prossimo futuro. Per quanto riguarda le prime, il Documento, in attuazione della Raccomandazione n. 4 del Consiglio fornisce l’elenco dettagliato di quelle già adottate, contenute prevalentemente nel decreto-legge n. 76 del 2013 (cosiddetto decreto-lavoro, convertito nella legge n. 99 del 2013).
Per ciò che invece concerne le misure attraverso le quali negli ultimi mesi il Governo è intervenuto sulle regole del mercato del lavoro, si citano la presentazione al Senato di un disegno di legge (atto Senato n. 1428) recante deleghe al Governo, da esercitare entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, in materia di ammortizzatori sociali, servizi per l’impiego e politiche attive per il lavoro, semplificazione e razionalizzazione delle procedure e degli adempimenti, a carico di cittadini e imprese, riordino delle tipologie dei contratti di lavoro, nonché di misure intese a tutelare la maternità e le forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. E’ invece all’esame della corrispondente Commissione della Camera dei deputati l’esame del decreto-legge n. 34, recante, tra l’altro, modifiche alla disciplina dei contratti a tempo determinato e dei contratti di apprendistato. Al riguardo, il Documento evidenzia che gli interventi di semplificazione dei contratti a termine e di apprendistato perseguono l’obiettivo di rendere tali tipologie contrattuali più coerenti con le esigenze dell’attuale contesto occupazionale e produttivo e costituiscono il primo passo per arrivare al complessivo riordino ed all’unificazione delle molteplici forme contrattuali ad oggi previste.
Il Documento osserva che, in generale, la riforma del mercato del lavoro deve essere intesa a rafforzare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, a riordinare i contratti di lavoro vigenti, per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo nazionale e internazionale, a garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, a definire un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori che preveda, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, e razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale, nonché a ridurre il divario con i tassi di attività femminili “prevalenti” in Europa, mediante l’elevamento dell’offerta e della fruibilità dei “servizi di conciliazione” dei tempi di vita e di lavoro. La riforma deve essere intesa anche ad una marcata riduzione del dualismo nel mercato del lavoro, riducendo rigidità e rendite di posizione, evitando aumenti salariali non allineati a quelli della produttività. Il Documento precisa altresì le linee di intervento riguardanti le misure in favore dell’occupazione giovanile ed il programma comunitario Youth Guarantee.
Riguardo al costo del lavoro ed al reddito dei lavoratori, il Documento osserva che è imminente l’adozione, con applicazione già dal prossimo mese di maggio, di una revisione delle detrazioni dall’IRPEF, in favore dei lavoratori dipendenti con reddito inferiore a 25.000 euro lordi, con un effetto di incremento netto della retribuzione pari a circa 80 euro mensili.
Nel DEF si evidenzia altresì un aumento dei trasferimenti statali all’INPS rispetto al 2012, a fronte di una riduzione delle riscossioni contributive di poco più di un miliardo di euro. Il dato riflette una flessione delle riscossioni ex-INPDAP (-0,5 per cento), in linea con le dinamiche retributive del settore e una moderata crescita delle entrate provenienti dal settore privato. L’INAIL ha registrato nel 2013 un avanzo di cassa di circa 730 milioni, più contenuto rispetto al 2012, con un calo del 3 per cento delle entrate per premi e un lieve aumento delle prestazioni erogate (+1,1 per cento). Gli enti previdenziali privati hanno registrato nel 2013 un aumento delle entrate contributive, con un aumento delle prestazioni erogate del 6,8 per cento.
Per quanto concerne la questione degli esodati, il Documento si limita a richiamare gli interventi di salvaguardia finora realizzati e a fornire taluni elementi sullo stato di attuazione delle salvaguardie vigenti.
Riguardo alla spesa pensionistica, il Documento osserva peraltro che le misure adottate nel corso degli anni compensano in larga parte la cosiddetta gobba pensionistica che si prospettava per i prossimi decenni, andamento dovuto all’incremento della speranza di vita ed al passaggio alla fase di quiescenza delle generazioni del baby boom. In particolare, secondo il Documento, il rapporto fra spesa pensionistica e PIL tenderà a ridursi nel periodo 2015-2030, in virtù del processo di elevamento dei requisiti per la pensione e del progressivo passaggio al metodo di calcolo contributivo. Il valore percentuale dovrebbe attestarsi, verso la fine di tale periodo, intorno al 15,0 per cento. Successivamente, la misura del rapporto percentuale tornerebbe a crescere, a causa dell’ampliamento delle tendenze negative delle dinamiche demografiche ed in ragione degli effetti derivanti dal precedente posticipo del collocamento in quiescenza sull’importo delle pensioni. Il rapporto dovrebbe raggiungere un valore massimo pari a circa il 15,7 per cento, intorno al 2044, per poi decrescere nel successivo periodo.
Nel settore dell’assistenza sociale, il Documento ricorda che, a partire dal secondo bimestre 2014, attraverso la cosiddetta social card, sono stati effettuati i primi pagamenti nelle 12 maggiori città italiane connessi al programma sperimentale di “sostegno per l’inclusione attiva” (SIA), che costituisce un primo passo verso la definizione di misure universali per il sostegno delle persone in stato di povertà e che nel corso del 2014 la misura verrà progressivamente estesa a tutto il territorio nazionale. Nel periodo di programmazione 2014-2020 (relativo ai fondi strutturali e di investimento europei) – ricorda il Documento – il Governo adotterà un Programma Operativo Nazionale sull’inclusione attiva che permetterà di sostenere, soprattutto nelle regioni meno sviluppate, i percorsi di accompagnamento al reinserimento lavorativo ed all’inclusione sociale.
Conclusivamente, nell’evidenziare i tempi forzosamente ristretti nei quali si svolge l’esame del Documento, di cui la Commissione di merito terminerà l’esame nella giornata di domani, si riserva l’espressione di una proposta di parere all’esito del dibattito.
Interviene per prima la senatrice CATALFO (M5S), richiedendo formalmente che la Commissione non voti oggi alcun parere, non ricorrendo le condizioni per un esame adeguato del Documento.
La presidente SPILABOTTE, premesso che la Commissione di merito procederà domani all’esame del Documento, la cui discussione e votazione in Assemblea è prevista per la seduta antimeridiana di giovedì, invita i senatori che intendono farlo a intervenire in discussione generale.
La senatrice D’ADDA (PD) sottolinea che la corposità del Documento ben inquadra alcuni elementi fondamentali e risulta un’onesta fotografia dello stato attuale dei fatti. D’altro canto è evidente che sarà difficile fino al 2018 parlare di crescita. Nel Documento sono tuttavia contenute misure finalizzate a dare incentivi ed esso va comunque letto in collegamento con il decreto-legge sul rilancio dell’occupazione, attualmente all’esame della corrispondente Commissione della Camera dei deputati, ed il disegno legge delega complessivo di prossima incardinazione nella Commissione lavoro del Senato. Il Documento muove peraltro da una strategia di piano industriale per il Paese, iniziando finalmente a parlare di innovazione di prodotto e non solo di processo. Grande rilievo assume la parte dedicata alle pensioni, che riprende i dati contenuti nella Nota programmatica del 2013. La stabilità diviene elemento strutturale, ciò che consentirà nei prossimi anni di tornare a parlare anche del sistema pensionistico e di flessibilità, in special modo in riferimento al lavoro delle donne. L’esiguità del tempo a disposizione per l’esame è peraltro dovuta anche alla necessità di procedere alla costruzione di un piano di riferimento complessivo, all’interno del quale inquadrare le specifiche politiche che il Governo intende mettere in essere.
La senatrice CATALFO (M5S) ribadisce che la scarsità del tempo di esame del Documento va a particolare detrimento dell’opposizione, atteso che la maggioranza ha comunque avuto modo di partecipare alla sua costruzione. Particolari criticità ella rileva con riferimento al tasso di occupazione, nel quale, diversamente da quanto dichiarato, non si avrà alcun effetto positivo; al contrario, ella lamenta una violazione della direttiva 1999/70/CE, in base alla quale proprio per rafforzare il contratto a tempo determinato si inseriva l’obbligo della causalità. In questo modo il DEF demolisce dunque una normativa europea, anziché recepirla. Contemporaneamente si viola la raccomandazione n. 4 dell’Unione europea; tutte queste azioni sono perseguite in modo del tutto incoerente, e in aperta violazione delle disposizioni UE, della Costituzione italiana, della Carta sociale europea e della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo. Le misure previste dal DEF, lungi dal conseguire un incremento dei soggetti occupati, produrranno un incremento dei contratti a tempo determinato precarizzati. Ulteriori critiche esprime quindi con riferimento alla parte nella quale il DEF affronta il tema della certificazione delle competenze nel libretto elettronico, di cui da tempo si parla, ma che non risulta ancora attuato. Sarebbe come andare a scuola senza alcun programma didattico: si va in realtà a contrastare le stesse disposizioni alla base del contratto di apprendistato, e allora tanto varrebbe abolirlo. Quanto alla Youth Guarantee, si tratta di un programma che è ancora sulla carta e si continua a parlare di uniformare i criteri regionali in assenza di un sistema unitario. Ciò induce peraltro forti dubbi sulla stessa funzione del Parlamento. Del pari, si parla di AspI e mini-AspI, senza chiarire come l’istituto verrà attuato nella delega. A ciò ella contrappone la necessità di un salario minimo garantito per tutti. Ulteriori critiche esprime sui numerosi condizionali che il Documento utilizza allorché si riferisce agli ammortizzatori sociali, ribadendo il suo sostegno convinto all’esigenza di stabilire un reddito di cittadinanza e di una seria riforma strutturale degli ammortizzatori sociali. Diversamente, ci si trova di fronte ad una politica ricattatoria, in aperta violazione dei principi costituzionali e di quanto contenuto nella Carta sociale europea. Nel richiamarsi alle considerazioni svolte dalla parlamentare Pervenche Berès, presidente della Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo, nel corso di un recente incontro con la Commissione lavoro, sottolinea che occorre finalmente porre un freno alla flessibilizzazione del mercato del lavoro.
Il senatore ICHINO (SCpI) rileva che l’essenza del DEF, per la parte di competenza della Commissione, sta in un riconoscimento molto prudenziale del dato economico nazionale ed in una valutazione ottimistica della possibilità di guadagno della produttività del lavoro. Ritiene che questa parte del Documento possa avere fondamento e che un incremento del tasso di occupazione e di produttività siano realmente realizzabili. A tale scopo giudica però decisiva l’anticipazione di alcune misure cui il DEF si riferisce e che risultano inserite nel disegno di legge delega, rischiando altrimenti di entrare in vigore in ritardo rispetto alla necessità del Paese. Sicuramente il contenuto del Documento è migliorabile; reputa tuttavia del tutto infondata la presunta violazione della direttiva 1999/70/CE, che a carico degli Stati membri prevede che le assunzioni a tempo determinato avvengano, in alternativa, a condizione che vengano introdotti il motivo, il contingentamento o il rapporto di durata del contratto a termine, osservando che in Italia sono stati attuate ben due di quelle condizioni. Ritiene in ogni caso opportuno che a questa tipologia di contratto si affianchi un contratto a tempo indeterminato, che garantisca una maggior quota di rapporti di lavoro, in modo da giovarsi fin dall’inizio degli investimenti di capitale umano derivanti dalla formazione. Condivide conclusivamente la valutazione positiva della relatrice.
La senatrice MUSSOLINI (FI-PdL XVII) osserva che il suo Gruppo valuta il Documento in modo molto critico, lamentando i tempi particolarmente ridotti di esame, che ne impediscono una valutazione puntuale. Rileva inoltre che nel Documento non sono contenute misure riguardanti la delicata problematica degli esodati, continuando a soffermarsi invece sulle tematiche della Youth Guarantee, che oramai dovrebbero rappresentare un fatto acquisito. Nel sottolineare gli allarmanti dati recentemente diffusi dall’ISTAT in tema di decrescita del tasso di occupazione, esprime conclusivamente una valutazione negativa.
Anche il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) lamenta l’esiguità dei tempi a disposizione per una seria disamina del Documento, che è assai ponderoso, criticando una deriva non solo pericolosa, ma probabilmente anche alquanto malevola, che innesca un meccanismo per il quale più si discute, più aumenta l’emergenzialità dei problemi. Il Documento, a dispetto di quanto dichiara, è destinato ad incrementare la disoccupazione. D’altro canto negli ultimi tempi in Italia si sono succeduti tre Governi, praticamente sostenuti dagli stessi partiti, che, in una linea di continuità, hanno proposto un’ulteriore, selvaggia precarizzazione del contratto di lavoro. Il contrasto evidente con le disposizioni europee e la Carta costituzionale è un elemento di particolare e assoluta gravità. Anche i famosi 80 euro di aumento non potranno che avere un effetto limitato, ove si pensi che i contratti, in particolare nel settore pubblico, sono fermi da anni. Né vanno sottovalutate quelle motivazioni sotterranee e non dette che consentiranno il licenziamento del lavoratore con una semplice comunicazione di “non proroga” del suo contratto, magari semplicemente perché quel lavoratore risulta iscritto ad un sindacato non “gradito” al datore di lavoro. Torna pertanto a sollecitare un sopralluogo che consenta alla Commissione di conoscere adeguatamente le condizioni reali nelle quali versano i lavoratori, ribadendo l’impossibilità di promuovere occupazione in assenza di innovazione e ricerca e sollecitando il Parlamento ad affrontare dibattiti seri e non rituali. Avanza da ultimo forti preoccupazioni per l’andamento del sistema pensionistico, ritenendo che l’assenza di misure nel settore sia destinata a provocare un’autentica voragine.
In considerazione dell’imminente inizio del lavori dell’Assemblea, il presidente SACCONI rinvia dunque il seguito dell’esame del Documento alla seduta già convocata per domani alle ore 15, avvertendo tuttavia che a quella data la Commissione di merito potrebbe avere già concluso il proprio esame ovvero trovarsi in una fase già particolarmente avanzata del dibattito, essendo la calendarizzazione in Assemblea dell’esame dell’atto già fissata per la seduta antimeridiana del 17 aprile prossimo. Ciò renderebbe evidentemente superflua la stessa espressione del parere.
Dichiara pertanto chiusi i lavori e rinvia il seguito dell’esame.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
INTEGRAZIONE DELL’ORDINE DEL GIORNO DELLA SEDUTA DI DOMANI
Il presidente SACCONI avverte che l’ordine del giorno della seduta della Commissione, già convocata per domani alle ore 15, è integrato con l’esame congiunto in sede referente dei disegni di legge nn. 1428, 24, 165, 180, 199, 219, 263, 349, 482, 500, 551, 555, 571, 625, 716, 727, 893, 936, 1006, 1100, 1152, 1221, 1279 e 1312 (delega lavoro), nonché con il seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge nn. 1409, 103, 183 e 203 (dimissioni in bianco).
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 16,30.