45ª Seduta
Presidenza del Presidente
La seduta inizia alle ore 14,30.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente SACCONI osserva che l’anticipazione alle ore 9 della seduta antimeridiana dell’Assemblea di domani rischia di comprimere i tempi a disposizione del ministro Giovannini, di cui era prevista l’audizione in Commissione, con inizio alle ore 8,30. Ciò rende a suo giudizio preferibile una sconvocazione della seduta della Commissione ed un conseguente rinvio dell’audizione.
La Commissione conviene.
Il PRESIDENTE avverte che, in relazione ai tempi di trasmissione dei documenti finanziari dalla Camera dei deputati, la Commissione potrà essere riconvocata nella mattina di sabato 21 dicembre, per consentire l’espressione in tempo utile del relativo rapporto alla Commissione bilancio
La Commissione prende atto.
IN SEDE CONSULTIVA
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2011/98/UE relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano regolarmente in uno Stato membro (n. 61)
(Osservazioni alla 1a Commissione. Esame. Osservazioni non ostative)
Il relatore PAGANO (NCD) ricorda che il recepimento della direttiva in esame è stato disposto con la legge di delegazione europea per il 2013 (n. 96 del 2013); lo schema di decreto legislativo nasce quindi dall’esigenza di introdurre nell’ordinamento la direttiva, che impone agli Stati membri di esaminare le domande di autorizzazione di cittadini stranieri a soggiornare e lavorare nel proprio territorio nell’ambito di una procedura unica di domanda e di rilasciare, in caso di esito positivo, un’unica autorizzazione valida sia al soggiorno che ad esercitare attività di lavoro subordinato. Accanto all’obiettivo di una semplificazione procedurale, la direttiva persegue quello di garantire un insieme comune di diritti ai lavoratori stranieri che soggiornano in uno Stato membro analogo a quelli dei lavoratori nazionali in tutti gli ambiti connessi all’occupazione (condizioni di lavoro, istruzione e formazione professionale, sicurezza sociale). Lo schema modifica in più parti il decreto legislativo n. 286 del 1998, Testo unico in materia di immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.
A livello generale, si può affermare le norme vigenti in Italia sono già in linea con quelle europee per quanto riguarda la parità di trattamento in tema di condizioni di lavoro, salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, libertà di aderire alle organizzazioni di lavoratori e di avvalersi dei servizi resi dai centri per l’impiego, nonché per quanto attiene alle agevolazioni fiscali e ai trattamenti pensionistici. Gli aspetti di competenza della Commissione si ravvisano anzitutto alla lettera a) dell’articolo 1dello schema di decreto, che introduce l’obbligo di inserire nei permessi di soggiorno la dicitura “permesso unico lavoro”. Da tale fattispecie sono esclusi i permessi di soggiorno rilasciati ai lavoratori autonomi, stagionali, marittimi, distaccati e “alla pari”, nonché ai titolari di protezione internazionale o di una protezione temporanea e ai titolari di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. L’ordinamento italiano peraltro non opera una distinzione, sotto il profilo procedurale, tra permesso di lavoro a tempo determinato e a tempo indeterminato, mentre il permesso per studio consente lo svolgimento di attività lavorativa solo entro determinati limiti (non più di venti ore settimanali per un massimo di 6 mesi).
La modifica di cui alla lettera d) prolunga da quaranta a sessanta giorni il termine per il rilascio del nulla osta all’ingresso per lavoro da parte dello sportello unico presso la prefettura. Nelle more del rilascio o del rinnovo sono comunque fatti salvi per il lavoratore straniero il legittimo soggiorno e la possibilità di svolgere la propria attività lavorativa. Tale nuovo termine è comunque in linea con l’articolo 5 della direttiva 2011/98/UE, che è fissato entro un massimo di 4 mesi.
La lettera e) introduce una disposizione che, conformemente a quanto previsto dall’articolo 8, paragrafo 3 della direttiva, dispone l’avvio della trattazione delle sole domande che rientrano nelle quote prefissate; quelle eccedenti potranno comunque essere trattate nel caso in cui, esaminate le precedenti, risultino quote non utilizzate o diversamente ripartite dal Ministero del lavoro sulla base delle effettive necessità riscontrate nel mercato del lavoro. Il portale informatico del Ministero dell’interno, appositamente dedicato a tale procedura, consentirà al datore di lavoro di conoscere la posizione della propria richiesta rispetto alle quote assegnate alla provincia di riferimento e permetterà l’interazione con il Ministero del lavoro ai fini del monitoraggio dell’andamento dei flussi.
Conclusivamente, propone la formulazione di osservazioni favorevoli alla Commissione di merito.
La senatrice GATTI (PD) sottolinea la delicatezza della problematica riguardante i soggetti titolari di protezione internazionale o di protezione temporanea: il procedimento finalizzato al riconoscimento dello status di rifugiati può infatti richiedere procedure anche molto lunghe, in costanza delle quali non è contemplata la possibilità di ottenere un contratto di lavoro.
Si associa la senatrice Rita GHEDINI (PD), la quale, premesso un avviso favorevole alla semplificazione cui si dà corso con lo schema in esame, riferisce le proprie perplessità alla circostanza che nell’atto medesimo si qualificano le esclusioni all’ottenimento del permesso di soggiorno che verrebbe così unificato con il permesso di lavoro come dovute alla vigenza di una condizione più favorevole. Di fatto ciò non è, trattandosi semmai di una condizione diversa, ma non certo di maggior favore, pur logicamente conseguente all’essere il permesso di lavoro legato al meccanismo dei flussi, nell’ambito dei quali è definito il contingente dei lavoratori ammessi. La problematica dei rifugiati è dunque di grande rilievo, pur se non risolvibile in questa sede.
Anche il presidente SACCONI concorda in ordine alla particolare delicatezza del tema, che andrà affrontato e risolto in un quadro specifico. Ribadisce che l’atto in esame rappresenta comunque una semplificazione incontestabile ed opportuna, sulla quale, a suo giudizio, la Commissione può positivamente esprimersi.
Nessun altro chiedendo la parola, verificata la presenza del prescritto numero di senatori, mette quindi ai voti la proposta di osservazioni favorevoli formulata dal relatore.
Con l’astensione della senatrice MUNERATO (LN-Aut), la Commissione approva.
ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai marittimi, che modifica delle direttive 2008/94/CE, 2009/38/CE, 2002/14/CE, 98/59/CE e 2001/23/CE (n. COM (2013) 798 definitivo)
(Seguito e conclusione dell’esame, ai sensi dell’articolo 144 del Regolamento, dell’atto comunitario sottoposto a parere motivato sulla sussidiarietà. Approvazione della risoluzione: Doc. XVIII, n. 41)
Riprende l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
Il presidente SACCONI avverte che sono pervenute osservazioni favorevoli da parte della 8a Commissione permanente e che le altre Commissioni consultate hanno comunicato per le vie brevi di aver rinunciato ad esprimersi.
In sostituzione del relatore designato ICHINO (SCpI), dà quindi lettura di una bozza di risoluzione favorevole (testo allegato al resoconto della seduta).
La senatrice SPILABOTTE (PD) annuncia il voto favorevole del suo Gruppo, convenendo sulla mancata giustificazione dell’esclusione dei lavoratori marittimi dalle direttive richiamate dal relatore nella sua illustrazione di ieri e giudicando prioritario un miglioramento delle protezioni riferite a tutti i lavoratori.
Anche la senatrice BENCINI (M5S) annuncia il voto favorevole del suo Gruppo.
Verificata la presenza del prescritto numero di senatori, il presidente relatore SACCONI mette quindi ai voti la proposta di parere favorevole da lui testé illustrata.
Con l’astensione del senatore BAROZZINO (Misto-SEL), la Commissione approva.
MATERIE DI COMPETENZA
Semplificazione della legislazione in materia di lavoro
(Esame, ai sensi dell’articolo 50, comma 1, del Regolamento e rinvio)
Il presidente relatore SACCONI (NCD) ricorda che nel corso dell’ultimo Ufficio di Presidenza, allargato dai rappresentanti dei Gruppi, si era convenuto di programmare un dibattito in Commissione sul tema della semplificazione della legislazione in materia di lavoro, con lo scopo di esplorare la possibilità di pervenire ad un codice unico, tale da garantire una maggiore integrazione e compattezza della disciplina della materia, agevolando le condizioni rispettive del datore di lavoro e del lavoratore in una cornice che renda certe ed esigibili le regole ed incoraggi così la propensione ad assumere. Ritiene importante che il dibattito abbia luogo all’interno del Parlamento, atteso che fuori di esso già si sono sviluppate iniziative diverse, alcune delle quali di grande interesse e prestigio, come quella, di natura squisitamente bipartisan, promossa dal senatore Ichino nella sua veste di studioso ed operatore del settore e dal professor Tiraboschi, ed alla quale partecipano numerosi docenti di diritto del lavoro e rappresentanti di associazioni interessate. Sul tema sono state presentate anche iniziative legislative con questo tipo di ambizione, sia pure con impostazione diversa. Tra esse il disegno di legge n. 1006, d’iniziativa del senatore Ichino, che detta una serie di disposizioni integranti un nuovo codice dei rapporti di lavoro, e l’Atto Senato n. 227, di cui è primo firmatario, che preferisce invece ricorrere allo strumento della delega al Governo al fine di definire un nuovo statuto dei lavori. La complessità della materia rende auspicabile altresì una iniziativa del Governo. E’ tuttavia molto importante che la Commissione Lavoro, che ha svolto nelle ultime legislature un ruolo assai intenso in ordine alla riflessione sulla disciplina lavoristica, svolga una disamina complessiva, dotata di una sua valenza anche ove si dovesse in futuro pervenire ad un diverso assetto delle Camere, considerate le competenze regionali al riguardo. Per parte sua, giudica la regolazione causa non secondaria della tradizionale contrazione che ha caratterizzato il mercato del lavoro. Quando la regolazione è complessa e incerta, il ricorso ad alcuni strumenti – emblematico il caso dell’apprendistato – pur in presenza di un generoso stimolo economico, risulta comunque fortemente disincentivato; gli irrigidimenti determinati ad opera della legge n. 92 sul mercato del lavoro ne hanno ulteriormente ridotto il ricorso. Nel suo disegno di legge n. 227 si ipotizza un complesso ordinato di norme che si richiamano direttamente al diritto comunitario; in questo senso, potrebbe ipotizzarsi che si sia in presenza di norme universali inderogabili e norme cedevoli rispetto al contratto: alla contrattazione collettiva, alla contrattazione aziendale e, a suo avviso, anche rispetto al contratto individuale, se certificato da organismi deputati, ai sensi della vigente disciplina. La logica di questa semplificazione è dunque fortemente sussidiaria, a favore della contrattazione di prossimità e anche del contratto individuale, purché certificato. Questo approccio riconosce il ruolo degli attori sociali, specie laddove condividano le fatiche e i risultati, quando si producono. Rispetto a questo, gli aspetti relativi al mercato del lavoro costituiscono il contesto. Quanto all’articolo 18, già oggi un accordo aziendale consente di modulare la sanzione nel caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, mentre resta invece al di fuori dei principi comunitari l’eliminazione della sanzione stessa. Ovviamente il dibattito dovrà comunque affrontare i temi del mercato del lavoro; al riguardo sarà opportuno confrontare i servizi pubblici per l’impiego italiani rispetto a quelli degli altri Paesi, a cominciare dalla Germania. Anche in questo caso, egli ritiene possa soccorrere la sussidiarietà. In proposito uno strumento utile ai fini del reimpiego risiede nella trasformazione del sussidio in dote a favore del datore di lavoro che assuma quel lavoratore. Si tratta di uno strumento che va generalizzato e tarato anche sulla cassa integrazione, quanto meno nella fase iniziale, nella quale il rientro del lavoratore nel mercato del lavoro resta l’obiettivo principale. Auspica conclusivamente che il dibattito consenta di agire nella direzione da lui auspicata, nell’ambito di un confronto tra le posizioni, e nel pieno rispetto di ciascuna, e nell’ambito della stessa maggioranza di Governo.
La senatrice CATALFO (M5S) chiede innanzitutto chiarimenti in ordine alla presunta rigidità connessa all’attuale legislazione in materia di apprendistato, sottolineando l’esigenza che l’istituto tenga ferma la sua finalità di formazione. In questo senso, ritiene importante che si preveda un repertorio delle competenze al cui conseguimento il rapporto stesso deve restare ancorato e finalizzato. In tema di mercato del lavoro richiama quindi i contenuti del cosiddetto Libro bianco, che, accanto agli strumenti finalizzati a garantire la flessibilità del rapporto, contemplava anche sistemi di sicurezza (cosiddetta flexsecurity). In questo quadro, ritiene che, accanto ad una maggiore flessibilità del rapporto, vadano altresì promossi gli strumenti finalizzati al sostegno del reddito, al fine di scongiurare ogni sperequazione e competizione tra lavoratore e datore di lavoro. In realtà, a distanza di anni, il Libro bianco resta a suo giudizio largamente inattuato. Ciò vale anche con riferimento all’istituto degli ammortizzatori sociali, che, secondo le linee ivi tracciate, avrebbero dovuto essere trasformati in una misura attiva. Il suo Gruppo è dunque favorevole ad un dibattito su questi temi, a condizione che si tenga conto anche dell’esigenza di sicurezza. Richiama infine il concetto di rapporto tra pubblico e privato richiamato sempre nel Libro bianco e formula conclusivamente dubbi sul sistema dei voucher, ribadendo l’esigenza di una retribuzione giusta e corretta.
La senatrice Rita GHEDINI (PD) ritiene che l’odierna seduta rappresenti l’occasione per un avvio di riflessione sul tema, che chiede si appunti innanzitutto sull’obiettivo del lavoro. Premesso che nelle precedenti legislature il Senato ha molto approfondito la materia, riconosce l’esistenza di un problema di qualità e sistematicità della legislazione del settore; data l’ampiezza della materia, avrebbe preferito una cornice del dibattito odierno più definita. Restano comunque possibili due diversi approcci di esame. Un conto è infatti l’esigenza di una semplificazione della legislazione, che parta dalla enucleazione di quegli elementi di contraddizione e di illogicità conseguenti alle stratificazioni normative succedutesi nel tempo. Altro invece, e non necessariamente metodologicamente alternativo, è se nell’affrontare il tema del riordino si hanno altresì in mente interventi di innovazione normativa. L’approccio proposto dal presidente relatore Sacconi sembrerebbe appunto andare in questa direzione. La stratificazione normativa che si constata deriva da almeno un decennio di interventi rispetto ai quali le difficoltà o le disomogeneità non conseguono unicamente da una cattiva tecnica legislativa – pur innegabile, e da superare – ma riflette anche il succedersi nel tempo di interventi molto differenziati, dovuti a diversità anche profonde di impostazione culturale e politica. La materia è dunque complicata e delicata ed è necessario accostarsi ad essa facendo preliminarmente chiarezza in ordine alla finalità che si intende conseguire. Se ci si intende muovere operando un maggiore o comunque più forte riferimento alla cornice di regolazione sovranazionale, occorre tener conto che la legislazione europea è stata così concepita affinché la normazione non confliggesse col principio di libera concorrenza; facendo dunque ricorso al criterio del minimo comune denominatore. Non è un caso che sia stata mantenuta viva la clausola di non regresso, che consente a ciascuno Stato di tenere in vita ed eventualmente applicare la propria migliore regolazione. Quanto alla devoluzione alla contrattazione individuale di materie regolate dalla legge, essa è già in vigore. Resta, rispetto ad una più complessiva cedevolezza nei confronti della regolazione sussidiaria, la determinazione delle parti che devono diversamente regolare o innovare rispetto al loro rapporto, vale a dire il grande tema della rappresentanza. Il suo giudizio è comunque ostativo rispetto ad una devoluzione che giunga fino alla contrattazione individuale, che implicherebbe un cambiamento riferito alla stessa natura dei rapporti di lavoro, mentre a suo giudizio resta ferma la disuguaglianza tra le due parti. Infine, tutto ciò che può essere definito di ulteriore deve a suo avviso essere più assistito da una diversa e più forte previsione circa gli strumenti di accompagnamento nelle fasi di entrata e di uscita dal mercato del lavoro. Ogni regolazione non può dunque essere affrontata se non all’interno della più complessiva tematica del welfare.
Il senatore LEPRI (PD), nel riservarsi una successiva più ampia riflessione, evidenzia che il Partito Democratico, anche alla luce dei recenti cambi del vertice politico, ha inteso sollecitare i Gruppi ad accelerare la riflessione sulla materia lavoristica in direzione di una semplificazione radicale della legislazione, di un chiarimento, sempre in direzione semplificatoria, in ordine alla disciplina riguardante l’ingresso nel mondo del lavoro, di una modifica riguardante i sistemi di ricollocazione di quanti hanno perduto il lavoro e di una garanzia di omogeneità dei trattamenti a favore delle persone, in una logica attiva e di promozione delle responsabilità. Su queste quattro direttrici si riserva di avanzare proposte specifiche. Crede comunque che fin d’ora sia possibile consegnare al dibattito l’esigenza di un’accelerazione finalizzata a garantire una maggiore leggibilità delle norme e di una riflessione in tempi rapidi che trasfonda queste tematiche in una proposta legislativa organica e complessiva. Quanto alla asimmetria esistente tra le posizioni rispettive del lavoratore e del datore di lavoro, rileva che la sussidiarietà contrattuale porta con sé il rinvio ad una asimmetria contrattuale. Personalmente si dichiara disponibile a rafforzare la contrattazione decentrata, ma più dubbioso in ordine a quella individuale, sottolineando l’esigenza di precisare chi siano i titolari dei contrappesi che vanno comunque assicurati al contraente più debole.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) precisa di dissentire sostanzialmente su tutto quanto esposto dal presidente relatore Sacconi ed auspica che nel corso del dibattito su queste delicate tematiche ci si ponga in ascolto reale nei confronti della parte produttiva del Paese. Il tema primario e pregiudiziale che a suo avviso va affrontato è quello della rappresentanza. La flessibilità è in realtà già presente nello Statuto dei lavoratori; il tema evocato nel dibattito odierno è invece in realtà quello della precarietà, che ontologicamente è assolutamente inconciliabile con quello della sicurezza. Il diritto del lavoro, lungi dall’indebolire i lavoratori, dovrebbe semmai garantire, e se del caso restituire, la dignità nel posto di lavoro. Egli sollecita dunque una riflessione adeguata e rispettosa del tema, effettuando innanzitutto audizioni delle parti interessate. Si dice conclusivamente sconcertato di fronte all’utilizzo di terminologie che fanno riferimento a semplificazioni o al ricorso a contratti individuali, che vedrebbero il lavoratore irrimediabilmente soccombente dinanzi al datore di lavoro.
Per il senatore PUGLIA (M5S) essere tra gli attori chiamati a coordinare una miscellanea di norme è situazione attraente e a tratti esaltante; non si tratta però di un percorso che possa essere svolto in solitudine, attesa la delicatezza del tema del lavoro, valore fondante della Repubblica. L’attuale situazione economica, culturale e sociale è in mutamento, e ciò non può che riflettersi sulla necessità di una profonda informazione e partecipazione di quanti fruiscono, in modo attivo o passivo, della legislazione sul lavoro. E’ perciò fondamentale consentire la partecipazione dei cittadini ad ogni percorso innovativo in questa materia, e ciò a maggior ragione essendo l’attuale Parlamento moralmente illegittimo, perché eletto in base a norme definite illegittime dalla suprema Corte. Ferme restando queste premesse, di metodo e di merito, egli conviene sull’opportunità di un coordinamento di norme. Anche l’ipotesi del contratto individuale non lo spaventa, a patto che si rinvigoriscano le risorse a disposizione dello Stato, che è il terzo attore nella contrattazione: gli vanno dunque garantite strutture e finanziamenti, affinché possa efficacemente funzionare, anche in termini di possibilità di verifica, informazione, formazione e certificazione. Queste considerazioni muovono in particolare dalla conoscenza del cattivo funzionamento di certe Direzioni provinciali del lavoro. Gravi dubbi egli nutre invece sulla contrattazione decentrata, evocando le possibili disparità di trattamento che potrebbero conseguirne. Ribadisce conclusivamente l’importanza di garantire la partecipazione dei cittadini ogniqualvolta si intraprende un percorso così innovativo.
La senatrice GATTI (PD), pur apprezzando il livello di grande serenità e di libertà nel quale il dibattito si sta svolgendo, ritiene che per superare l’attuale contesto di crisi che sta attraversando il nostro Paese occorra dotarsi di strumenti adeguati per affrontare le sfide previste dal programma Europa 2020: recuperare il tasso di occupazione precedente al 2008, ammodernare gli strumenti pubblici e privati a disposizione e rivedere il sistema degli ammortizzatori sociali. Il riordino della normativa rappresenterebbe già un risultato apprezzabile. Per dare però ulteriore efficacia al dibattito riterrebbe necessario ricorrere ad elementi davvero innovativi rispetto a quanto ciascuno ha in mente e che diano nuovo motore alle proposte, senza tuttavia estraniarsi dalle condizioni di contesto.
La senatrice CATALFO (M5S) interloquisce brevemente ribadendo la centralità per il suo Gruppo di una disciplina finalizzata al sostegno del reddito, al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, al riordino dei servizi per l’impiego, alla ridefinizione tra lavoro pubblico e lavoro privato e alla revisione delle tipologie contrattuali.
Infine, il presidente relatore SACCONI (NCD) ribadisce che l’orientamento del Governo rappresenta la naturale premessa di un percorso ragionevolmente destinato al successo. Ritiene comunque fondamentale che, quale che sia il disegno riformatore, esso prenda corpo in una situazione di reciproco ascolto tra Governo e Parlamento, cercando di superare gli schemi tradizionali e i tradizionali interlocutori, forse non del tutto esaustivi in un mondo nel quale esistono nuovi soggetti e termini di confronto diversi da quelli nei quali ci si è finora cristallizzati. Egli concorda in ordine alla necessità di un equilibrio tra regolazione del rapporto di lavoro e sicurezza, rilevando tuttavia che il contratto individuale ha già oggi una sua dimensione. Il problema è dunque definirne l’ambito ed individuare gli strumenti che possano consentire di garantire la libera espressione della volontà delle parti e la soluzione agevole di un eventuale contenzioso. Ringrazia quindi gli intervenuti e, in considerazione dell’imminente inizio dei lavori dell’Assemblea, toglie la seduta.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI
Il PRESIDENTE avverte che la seduta della Commissione convocata per domani alle ore 8,30 non avrà più luogo.
La seduta termina alle ore 16,30.
RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE
SULL’ATTO COMUNITARIO N. COM (2013) 798 definitivo
(Doc. XVIII, n. 41)
La Commissione lavoro, previdenza sociale,
esaminata ai sensi dell’articolo 144, comma 1, del Regolamento, la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai marittimi, che modifica delle direttive 2008/94/CE, 2009/38/CE, 2002/14/CE, 98/59/CE e 2001/23/CE (COM (2013) 798 definitivo),
premesso che alcune direttive in materia di diritto del lavoro hanno escluso i lavoratori marittimi dall’ambito di applicazione delle proprie norme e che tali deroghe hanno inciso su alcuni diritti riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza che quella scelta fosse basata su ragioni obiettive;
considerata pertanto la distorsione in termini di tutela disomogenea dei lavoratori dell’Unione che ha portato la Commissione europea a proporre, con un atto legislativo unico, una serie di modifiche a quelle direttive che minano i diritti e le tutele dei lavoratori marittimi;
preso atto che la proposta è conforme ai principi di sussidiarietà e di proporzionalità;
valutato che la base giuridica è correttamente individuata all’articolo 153, paragrafo 2, del TFUE,
si esprime in senso favorevole.
44ª Seduta
Presidenza del Presidente
La seduta inizia alle ore 15,30.
ESAME DI ATTI PREPARATORI DELLA LEGISLAZIONE COMUNITARIA
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai marittimi, che modifica delle direttive 2008/94/CE, 2009/38/CE, 2002/14/CE, 98/59/CE e 2001/23/CE (n. COM (2013) 798 definitivo)
(Esame, ai sensi dell’articolo 144 del Regolamento, dell’atto comunitario sottoposto a parere motivato sulla sussidiarietà e rinvio)
Il relatore ICHINO (SCMpI) rileva che la proposta di direttiva ha l’obiettivo di introdurre modifiche a cinque direttive già in vigore – relative, rispettivamente, alla tutela dei lavoratori subordinati in caso d’insolvenza del datore di lavoro; all’istituzione di un comitato aziendale europeo; all’informazione e alla consultazione dei lavoratori; al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di licenziamenti collettivi; al mantenimento dei diritti dei lavoratori subordinati in caso di trasferimenti di imprese e al distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi – da cui sono rimasti esclusi i lavoratori marittimi. Da ciò il rischio di una disparità di trattamento tra i lavoratori dell’Unione. Già nel 2007, con la redazione del “Libro blu”, la Commissione europea ha affrontato il tema dell’incremento di professionalità dei lavoratori del settore marino e marittimo; nel 2012, con la comunicazione “Crescita blu” è stata definita una strategia a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile che vede nei mari e negli oceani un motore per l’economia europea. Ad oggi, il settore impiega 5,4 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno. L’obiettivo di una crescita sostenibile anche in questo comparto è inoltre coerente con la strategia Europa 2020. Con la proposta di direttiva in esame si definisce dunque un quadro legislativo UE più favorevole all’occupazione e alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Dopo aver illustrato i contenuti dell’atto, il relatore precisa che la base giuridica della proposta di direttiva è correttamente individuata all’articolo 153, paragrafo 2 del TFUE. Essa gli appare inoltre conforme ai principi di proporzionalità e sussidiarietà, in quanto le modifiche introdotte dalla proposta potevano essere fatte solo a livello dell’Unione, e non dei singoli Stati membri, attraverso lo strumento legislativo più adeguato. Le disposizioni contenute nella direttiva inoltre non comportano alcuna incidenza sul bilancio dell’Unione. Per queste ragioni anticipa la proposta di parere favorevole.
Il presidente SACCONI, ringraziato il relatore per la sua esposizione, dichiara aperto il dibattito.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) chiede di disporre di tempi adeguati, tali da consentire una riflessione sui numerosi spunti sollevati dalla illustrazione del relatore.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,05.