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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Camera - Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, pubblico e privato (Dai Resoconti Sommari)

11 Giugno 2014
in Camera

INTERROGAZIONI
Mercoledì 11 giugno 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Teresa Bellanova.
La seduta comincia alle 14.40.
5-01633 Di Salvo e Boccadutri: Società editrici che si sono avvalse della normativa in materia di prepensionamenti dei lavoratori iscritti alla gestione INPGI.

Il sottosegretario Teresa BELLANOVA risponde all’interrogazione nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Sergio BOCCADUTRI (SEL), in qualità di cofirmatario dell’interrogazione, si dichiara pienamente soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, che fornisce in modo puntuale e trasparente le informazioni richieste.

5-02801 Maestri: Chiusura dello stabilimento di Felegara (PR) del consorzio Casalasco del pomodoro.

Il sottosegretario Teresa BELLANOVA risponde all’interrogazione nei termini riportati in allegato.

Patrizia MAESTRI (PD), pur ringraziando il rappresentante del Governo per la risposta fornita, prende atto che, di fatto, si rinvia l’individuazione di possibili soluzioni ad un nuovo incontro tra le parti sociali. Ritiene, tuttavia, che l’Istituto sviluppo agroalimentare potrebbe svolgere un ruolo più incisivo a tutela dei livelli occupazionali, ferma restando l’assenza di specifici poteri gestionali.

5-02945 Giancarlo Giorgetti ed altri: Applicazione delle disposizioni in materia di liquidazione del trattamento pensionistico per le lavoratrici in regime sperimentale.

Il sottosegretario Teresa BELLANOVA risponde all’interrogazione nei termini riportati in allegato.

Massimiliano FEDRIGA (LNA), in qualità di cofirmatario dell’interrogazione, si dichiara insoddisfatto della risposta del rappresentante del Governo, rilevando come essa, nel definire – impropriamente – la circolare dell’INPS n. 35 del 2012 coerente con la lettera della normativa vigente, ignora che l’interpretazione restrittiva fornita con tale circolare richiede non solo la maturazione dei requisiti entro il 31 dicembre 2015, ma anche il percepimento effettivo del trattamento previdenziale, in netta antitesi rispetto alla volontà originaria del legislatore. Si chiede se, nell’ambito di un sistema democratico a carattere elettivo come quello italiano, abbia ancora un senso continuare a legiferare, considerato il rischio sempre più frequente che le norme siano vanificate da interpretazioni a posteriori peraltro elaborate da organismi non titolari del potere legislativo e sottoposti al controllo del Governo, come l’INPS. Ritiene poi paradossale che l’Esecutivo faccia riferimento all’onerosità di un intervento previdenziale relativo alla cosiddetta «opzione donna», tenuto conto che tale copertura non deriva dalla legge approvata dal Parlamento ma da una interpretazione sbagliata dell’INPS che il Governo neanche avrebbe potuto prevedere all’atto dell’approvazione della norma.

Cesare DAMIANO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all’ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.50.

INDAGINE CONOSCITIVA
Mercoledì 11 giugno 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. 
La seduta comincia alle 14.50.

Indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro presso i call center presenti sul territorio italiano. 
Sulla pubblicità dei lavori.

Cesare DAMIANO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della sedutaPag. 191odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell’ISTAT. 
(Svolgimento e conclusione).

Cesare DAMIANO, presidente, introduce l’audizione, avvertendo che i rappresentanti dell’ISTAT hanno consegnato un documento, di cui autorizza la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Roberto MONDUCCI, Direttore del Dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche, svolgono una relazione sui temi oggetto dell’indagine conoscitiva.

Intervengono, per porre quesiti e formulare osservazioni, i deputati Walter RIZZETTO (M5S), Giorgio PICCOLO (PD) eLuisella ALBANELLA (PD).

Roberto MONDUCCI, Direttore del Dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche, in sede di replica, rende precisazioni rispetto ai quesiti posti.

Cesare DAMIANO, presidente ringrazia i rappresentanti dell’ISTAT per il contributo fornito all’indagine e dichiara conclusa l’audizione.

La seduta termina alle 15.25.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

ATTI DELL’UNIONE EUROPEA

Mercoledì 11 giugno 2014. — Presidenza del vicepresidente Walter RIZZETTO.

La seduta comincia alle 15.25.

Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzione di una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione volta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso (COM (2014)221 final).
(Esame ai sensi dell’articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l’esame del provvedimento.

Walter RIZZETTO (M5S), presidente, fa presente che si avvia l’esame della proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’istituzione di una piattaforma europea per il rafforzamento della cooperazione volta a prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso. Ricorda che, ai sensi dell’articolo 127, comma 2, del Regolamento, l’esame può concludersi con l’approvazione di un documento finale, in cui la Commissione esprime il proprio avviso sull’opportunità di possibili iniziative da assumere in relazione a tale atto.

Chiara GRIBAUDO (PD) fa presente preliminarmente che la proposta di decisione di cui oggi la Commissione avvia l’esame mira a porre in campo nuovi strumenti per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso attraverso un più stretto ed efficace coordinamento e una maggiore cooperazione tra le autorità nazionali degli Stati membri dell’Unione europea. Sottolinea come il lavoro sommerso, definito a livello di Unione europea, come «qualsiasi attività retribuita lecita di per sé ma non dichiarata alle autorità pubbliche, tenendo conto della diversità dei sistemi giuridici vigenti negli Stati membri, rappresenta un fenomeno diffuso, con diversa incidenza, a livello continentale, che determina distorsioni che incidono in modo fortemente negativo sui diritti dei lavoratori e sull’economia nel suo complesso. Il lavoro non dichiarato, infatti, determina evidentemente effetti negativi sulle finanze pubbliche, in quanto comporta una riduzione del gettito fiscale e unPag. 192mancato introito di contributi previdenziali, ed è suscettibile di alterare gli equilibri concorrenziali, a vantaggio delle imprese che si avvalgano di forme di lavoro sommerso. Vi sono, inoltre, conseguenze negative per la produttività e per lo sviluppo delle competenze, nonché per la formazione e l’apprendimento permanente dei lavoratori. Sul versante della tutela dei diritti, il lavoro sommerso colpisce in modo grave i lavoratori, che si trovano ad operare in una situazione che li priva di tutele circa le proprie condizioni di lavoro e comprime ingiustamente i diritti loro spettanti in materia pensionistica e di accesso all’assistenza sanitaria. 
Segnala come in Italia il lavoro sommerso incide in misura rilevante, coinvolgendo nel 2011, secondo i dati forniti dall’ISTAT, il 12 per cento delle unità di lavoro complessive. Il Mezzogiorno registra l’incidenza del lavoro non regolare più elevata del Paese, oltre il doppio rispetto a quella del Centro-Nord. Il tasso di irregolarità più basso si osserva nel Nord-est (8,4 per cento), seguito dal Nord-ovest (9,0 per cento) e dal Centro (10,1 per cento). Il lavoro sommerso, oltre a essere più diffuso nelle unità produttive di minori dimensioni, è anche caratterizzato da forti specificità settoriali. Nell’agricoltura quasi un quarto dell’occupazione non è regolare, con una variabilità territoriale più contenuta rispetto agli altri settori. Il tasso di non regolarità dell’industria in senso stretto nel 2011 è il più basso a livello nazionale (4,4 per cento), ma raggiunge un livello molto consistente nel Mezzogiorno (15,8 per cento). Lo stesso quadro si registra nel settore delle costruzioni dove il tasso di irregolarità è in linea con la media nazionale, ma nel Mezzogiorno raggiunge il 25,4 per cento. Nei servizi invece, il tasso di irregolarità nazionale è appena al di sopra della media, ma anche in questo settore il Mezzogiorno presenta un’incidenza media del lavoro non regolare molto superiore alla media nazionale, raggiungendo il 19,4 per cento. 
Fa presente altresì che, a livello comparato, il documento di lavoro della Commissione che accompagna la proposta di decisione evidenzia come la quota di economia sommersa e lavoro non dichiarato rappresenti una percentuale significativa del prodotto interno lordo dei singoli Paesi, anche se le stime divergono significativamente a seconda delle rilevazioni. L’economia sommersa nel nostro Paese ammonterebbe a circa il 21 per cento del prodotto interno lordo, collocandosi ai livelli più alti riscontrati nella UE-17, insieme ad Estonia, Grecia, Cipro, Malta e Slovenia. 
Ricorda come, a fronte di questo quadro, l’Unione europea ha mostrato crescente attenzione per il fenomeno del lavoro non dichiarato. Nell’orientamento sull’occupazione n. 7 della decisione del Consiglio 2010/707/UE sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione «incrementare la partecipazione al mercato del lavoro di donne e uomini, riducendo la disoccupazione strutturale e promuovendo la qualità del lavoro» esorta gli Stati membri a prendere iniziative per contrastare l’occupazione precaria, la sottoccupazione e il lavoro non dichiarato. Segnala, altresì, che la lotta al lavoro sommerso, quale mezzo per stimolare la ripresa fonte di occupazione, è uno dei temi dell’analisi annuale della crescita, sia per il 2013 sia per il 2014. Anche nelle raccomandazioni specifiche per Paese, vari Stati membri sono stati destinatari di raccomandazioni in merito alla lotta al lavoro non dichiarato, all’economia sommersa, all’evasione fiscale e in merito alla conformità fiscale. Fa presente, in particolare, che anche nelle recenti raccomandazioni della Commissione riferite all’Italia per l’anno 2014, al punto n. 2, si esorta il nostro Paese ad «adottare misure aggiuntive per contrastare l’economia sommersa e il lavoro irregolare». Al di là del suo valore intrinseco, il contrasto al lavoro sommerso viene considerato nei documenti europei anche uno strumento che può contribuire al perseguimentoPag. 193degli obiettivi in termini di occupazione previsti dalla Strategia Europa 2020, che – come è noto – fissa come traguardo da raggiungere entro il 2020 il conseguimento di un tasso di occupazione del 75 per cento delle persone di età compresa tra i 20 ed i 64 anni.
Quanto al contenuto della proposta in discussione, segnala che essa si incentra, essenzialmente, sull’istituzione della piattaforma per il rafforzamento della cooperazione per il contrasto del lavoro sommerso, composta dalle autorità nazionali, designate dagli Stati membri, e dalla Commissione. È prevista la possibilità della partecipazione alle riunioni della piattaforma, in qualità di osservatori, dei rappresentanti delle parti sociali, di rappresentanti di Eurofound e dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, dell’organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nonché degli Stati del SEE. Ricorda che gli obiettivi della piattaforma, individuati dall’articolo 2, sono il miglioramento della cooperazione fra le autorità competenti degli Stati membri nel contrasto al lavoro sommerso, compreso il lavoro autonomo fittizio; il miglioramento della capacità tecnica di affrontare gli aspetti transfrontalieri del fenomeno; la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. 
Fa presente che il Capo II della proposta individua la funzione e i compiti della piattaforma prevedendo, all’articolo 3, che la collaborazione si realizzi mediante lo scambio di migliori pratiche e di informazioni, lo sviluppo di competenze e analisi, nonché azioni operative transnazionali coordinate. Tra i compiti della piattaforma, individuati dall’articolo 4, segnala: l’elaborazione di concetti comuni e di strumenti di misurazione dell’analisi comparativa; lo sviluppo dell’analisi dell’efficacia delle misure adottate; la creazione di strumenti specifici, quali, ad esempio, la banca delle conoscenze delle diverse misure e pratiche; l’adozione di orientamenti non vincolanti per gli ispettori, di manuali e principi ispettivi comuni; lo sviluppo di forme di cooperazione; la ricerca di modalità di miglioramento della condivisione dei dati, verificando la possibilità di utilizzare il sistema di informazione del mercato interno (IMI) e dello scambio elettronico di informazioni sulla sicurezza sociale (EESSI); la formazione permanente per le autorità di contrasto del lavoro sommerso; la valutazione tra pari dei progressi degli Stati membri; la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. 
Osserva, altresì, che il Capo III della decisione disciplina il funzionamento della piattaforma. In particolare, l’articolo 5 dispone la nomina da parte di ciascuno Stato membro di un punto di contatto unico, quale membro della piattaforma – ed, eventualmente, di un membro supplente –, che coopera con le autorità nazionali di contrasto. L’articolo 6 disciplina la partecipazione alla piattaforma delle parti sociali in veste di osservatori mentre l’articolo 7 reca le disposizioni per il funzionamento della piattaforma medesima, stabilendo, in particolare, che la Commissione ne coordini i lavori, ne presieda le riunioni e ponga a disposizione della piattaforma un segretariato. Segnala, poi, che l’articolo 8 disciplina le modalità della cooperazione tra la piattaforma e altri gruppi di esperti a livello dell’Unione europea, mentre il successivo articolo 9 dispone che la Commissione rimborsi le spese di viaggio e, eventualmente, di vitto e alloggio di coloro che partecipano all’attività della piattaforma e che i membri, gli osservatori e gli esperti invitati non sono retribuiti per le funzioni esercitate. Infine, ricorda che l’articolo 10 prevede che le risorse destinate all’attuazione della decisione sono stabilite nel quadro del programma per l’occupazione e l’innovazione sociale. Rappresenta, quindi, che il Capo IV reca le disposizioni finali. In particolare, l’articolo 11 prevede che quattro anni dopo l’entrata in vigore della decisione, la Commissione elabori una relazione sull’attuazione della decisione stessa. Gli articoli 12 e 13 recano, rispettivamente, l’individuazione degliPag. 194Stati membri quali destinatari della decisione e l’entrata in vigore della decisione medesima. 
Quanto alla valutazione complessiva della proposta, ricorda che il Governo, nella relazione trasmessa in attuazione dell’articolo 6 della legge n. 234 del 2012, ha dichiarato di condividerne la finalità generale, evidenziando altresì il rispetto da parte della proposta dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. È, in particolare, giudicata favorevolmente l’assimilazione al lavoro sommerso del lavoro autonomo fittizio, fenomeno particolarmente rilevante nella realtà italiana, così come si considera positiva la scelta dell’adesione obbligatoria alla piattaforma, ritenuta utile a garantire il coinvolgimento attivo di tutti gli Stati membri. Sul piano interno la relazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ricorda il piano straordinario di ispezioni per il 2014, che prevede l’effettuazione di almeno 50.000 accessi brevi nelle imprese dei settori nei quali si registra la maggiore incidenza del lavoro sommerso, segnalando come sia da apprezzare l’obiettivo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, previsto per la piattaforma, in relazione anche al diffuso sfavore per le attività ispettive. Ricorda, inoltre, che il Senato si è già espresso favorevolmente sulla proposta, senza formulare osservazioni, con una risoluzione approvata dalla Commissione lavoro il 3 giugno 2014. 
Quanto alla formulazione del testo, ritiene che potrebbe valutarsi la possibilità di richiedere una definizione più puntuale delle modalità di funzionamento concreto della piattaforma, eventualmente fissando in modo più preciso gli obiettivi da raggiungere a livello nazionale, così da garantire un adeguato e costante coinvolgimento degli Stati membri. 
Nell’esprimere, quindi, un giudizio sostanzialmente positivo sulla proposta in esame, si riserva comunque di formulare una proposta di documento finale che tenga conto delle osservazioni che potranno emergere nel dibattito.

Walter RIZZETTO (M5S), presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame della proposta ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.40.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 11 giugno 2014. — Presidenza del vicepresidente Walter RIZZETTO, indi del presidente Cesare DAMIANO.

La seduta comincia alle 15.40.

DL 66/2014: Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l’adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria. 
C. 2433 Governo, approvato dal Senato. 
(Parere alle Commissioni riunite V e VI). 
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 giugno 2014.

Marco MICCOLI (PD), relatore, chiede alla presidenza una temporanea sospensione dell’esame al fine di consentire ai gruppi di confrontarsi in via informale sul merito delle questioni da affrontare nel parere per giungere alla elaborazione di una proposta condivisa.

  Walter RIZZETTO (M5S) accogliendo la proposta del relatore, sospende la seduta.

  La seduta, sospesa alle 15.45, riprende alle 16.20.

  Marco MICCOLI (PD), relatore, presenta una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 4), con laPag. 195quale ritiene di aver tenuto conto delle osservazioni formulate da tutti i gruppi.

  Massimiliano FEDRIGA (LNA) ritiene che sia strumentale e falso affermare che il provvedimento in esame rechi misure di riduzione del cuneo fiscale, dal momento che esso, lungi dall’intervenire strutturalmente sulle aliquote IRPEF, prevede interventi molto più limitati, che rappresentano piuttosto un bonus fiscale.

  Davide BARUFFI (PD) ritiene che il provvedimento in esame vada nella giusta direzione e sia coerente agli impegni assunti dal Governo in materia di riduzione del cuneo fiscale, prevedendo interventi che incidono sostanzialmente sulle buste paga dei lavoratori e che alleggeriscono la pressione fiscale a carico delle imprese. Si tratta, quindi, a suo avviso, di un provvedimento che sostiene i redditi da lavoro secondo principi di equità sociale e che garantisce condizioni di ripresa della domanda interna, ponendo le basi per futuri interventi di riforma strutturale.

  Walter RIZZETTO (M5S), associandosi alle considerazioni del deputato Fedriga, esprime forti perplessità sul provvedimento in esame, anzitutto sottolineando l’incongruenza della copertura finanziaria prevista per l’articolo 1, che sembrerebbe far riferimento a situazioni reddituali risalenti al 2011. Richiamando le osservazioni formulate nei documenti degli uffici della Camera, esprime, inoltre, dubbi sulle coperture finanziarie riferite agli interventi sull’IRAP e sottolinea il carattere una tantum della rivalutazione delle quote di partecipazione alla Banca d’Italia. Segnala inoltre profili critici rispetto alle disposizioni recate dagli articoli 3, in materia di materia di redditi di natura finanziaria, nonché a quelle in materia di società partecipate. Valuta criticamente anche le disposizioni dell’articolo 4 relative al versamento della TASI, che impongono oneri allo Stato in relazione alla mancata adozione delle delibere da parte dei comuni, che beneficiano quindi di un’anticipazione di liquidità. In conclusione, ritiene che il provvedimento avrebbe meritato un maggiore approfondimento, che tuttavia è precluso dalle modalità di esame seguite, che di fatto imporranno alla Camera di ratificare le decisioni assunte presso l’altro ramo del Parlamento.

  Gessica ROSTELLATO (M5S), nel depositare una proposta di parere alternativa a quella del relatore (vedi allegato 5), ne illustra i contenuti. Si sofferma, in particolare, sugli aspetti concernenti la quantificazione degli effetti finanziari delle disposizioni di cui agli articoli 1 e 2, richiamando in proposito le osservazioni formulate dagli uffici della Camera. Pur ritenendo apprezzabile un intervento di sostegno al reddito, come quello previsto dal decreto, reputa necessaria una riflessione più ampia sull’introduzione di istituti di carattere più generale, come il reddito minimo garantito. Richiama, inoltre, i problemi e le incertezze applicative emersi con riferimento all’interpretazione delle disposizioni dell’articolo 1, con particolare riferimento ai casi dei dipendenti che presentino un reddito complessivo superiore ai 26 mila euro a causa della percezione di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente. Richiama, inoltre, l’esigenza di ridurre drasticamente il ricorso alle consulenze e ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa da parte delle pubbliche amministrazioni, valorizzando piuttosto le competenze interne, anche con possibili nuove assunzioni. In questo contesto occorrerebbe altresì valutare un più efficace utilizzo dell’istituto del comando. Nel segnalare che questi ultimi temi potranno essere affrontati anche in sede di esame dei futuri provvedimenti del Governo in materia di pubblica amministrazione, annuncia che il proprio gruppo si asterrà sulla proposta di parere del relatore, sottolineando come il provvedimento avrebbe potuto essere senz’altro migliorato.

  Antonio PLACIDO (SEL), a nome del suo gruppo, annuncia un voto di astensionePag. 196sulla proposta di parere del relatore, sottolineando come l’intervento di riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori rappresenti senz’altro una inversione di tendenza rispetto alle politiche più recenti. Parimenti giudica con favore l’intervento volto ad incrementare la tassazione delle rendite finanziarie, nonché l’aumento dell’aliquota di imposizione sulla rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia. Non nasconde, tuttavia, alcune perplessità, riferendosi, in primo luogo, al carattere strutturale dell’intervento, che non è garantito dal provvedimento in esame, evidenziando altresì come le coperture finanziarie abbiano imposto forti contenimenti di spesa agli enti territoriali che non potranno non riflettersi sui servizi erogati ai cittadini. Condivide, inoltre, l’esigenza di acquisire dati più aggiornati sulla platea dei beneficiari dell’intervento di cui all’articolo 1. Nel sottolineare come il decreto non assicuri benefici ai cosiddetti «incapienti», evidenzia l’esigenza di un intervento più complessivo sul sistema fiscale, in linea con quanto indicato anche dalla Corte dei conti. In particolare, ritiene opportuno in prospettiva assicurare una maggiore progressività dell’imposizione.

  Marco MICCOLI (PD), relatore, fa presente che la seconda osservazione contenuta nella sua proposta di parere tiene conto delle considerazioni espresse dai deputati Rizzetto e Rostellato.

  Massimiliano FEDRIGA (LNA), nell’annunciare il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere del relatore, ribadisce come sia improprio parlare di una riduzione del cuneo fiscale, trattandosi piuttosto di un intervento di carattere elettorale, che reca benefici limitati nel tempo. A suo avviso, non si può parlare né di una riduzione dell’imposizione fiscale, in quanto si prevede esclusivamente un bonus, né di un intervento a sostegno del reddito, dal momento che possono beneficiare dell’agevolazione anche soggetti con redditi familiari assai elevati, che non necessitano, quindi, di un aiuto economico. Su un piano più generale, osserva come anche in questo caso vi sia stata una totale chiusura ad un confronto sul merito del provvedimento, che la prossima settimana sarà approvato dalla Camera con un nuovo voto di fiducia. In questo contesto, ribadisce, tuttavia, che parlare di una riduzione del cuneo fiscale nella proposta di parere rappresenti un’autentica presa in giro.

  Cesare DAMIANO, presidente, osserva che è lo stesso testo del decreto a fare riferimento più volte alla riduzione del cuneo fiscale che la proposta di parere si limita a richiamare tale formula. 
  Pone, quindi, in votazione la proposta di parere formulata dal relatore, avvertendo che, in caso di sua approvazione, si intende preclusa la proposta alternativa presentata dai deputati Rostellato ed altri.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore (vedi allegato 4).

  La seduta termina alle 16.40.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 11 giugno 2014. — Presidenza del vicepresidente Walter RIZZETTO – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Franca Biondelli.

  La seduta comincia alle 15.45.

Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l’accesso al trattamento pensionistico. 
Nuovo testo unificato C. 224 Fedriga, C. 387 Murer, C. 727 Damiano, C. 946 Polverini, C. 1014 Fedriga, C. 1045 Di Salvo, C. 1336 Airaudo. 
(Seguito dell’esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 9 aprile 2014.

Pag. 197

  Walter RIZZETTO, presidente, ricorda che nella seduta del 9 aprile 2014 si era preso atto dell’impossibilità di concludere l’esame in sede referente dei provvedimenti in titolo in tempi compatibili con la loro precedente calendarizzazione in Assemblea, anche in considerazione della mancata trasmissione in tempi utili della relazione tecnica da parte del Governo. Tale relazione tecnica, come noto, è successivamente pervenuta e risulta negativamente verificata dal Ministero dell’economia e delle finanze, sia sotto il profilo della quantificazione degli oneri sia sotto il profilo della relativa copertura finanziaria. Ricorda che, nella medesima seduta del 9 aprile 2014, si ritenne opportuno sospendere temporaneamente l’iter di esame, a fronte della disponibilità del Governo di avviare un tavolo di confronto istituzionale tra Parlamento, Governo ed INPS, ai fini dell’individuazione di misure strutturali di salvaguardia dei lavoratori interessati. Rappresenta che la prima riunione del tavolo di lavoro si è svolta il 7 maggio scorso e si è in attesa di ulteriori sviluppi. In questo quadro, ricorda altresì che la Conferenza dei presidenti di gruppo, svoltasi il 29 maggio scorso, ha inserito le proposte di legge n. 224 e abbinate nel calendario del mese di giugno, con inizio della discussione a partire dal prossimo 23 giugno. Chiede, pertanto, alla relatrice onorevole Gnecchi di fare il punto della situazione anche al fine di decidere sulle modalità di prosecuzione dell’esame.

  Marialuisa GNECCHI (PD), relatore, valutato il contenuto della relazione tecnica trasmessa sul provvedimento, ritiene che la Commissione abbia due strade percorribili davanti a sé: la prima – che garantirebbe una soluzione immediata, seppur non risolutiva – richiederebbe un lavoro di affinamento del testo, al fine di renderlo finanziariamente sostenibile, in vista della prossima calendarizzazione del provvedimento in Assemblea; la seconda imporrebbe una interlocuzione con il Governo, nell’ottica di individuare misure magari più strutturali, ma sicuramente meno tempestive, considerata l’esigenza di approfondire tutte le tematiche più complesse di sistema. Ritiene, del resto, necessario un intervento in materia, condiviso non solo all’interno della Commissione lavoro della Camera, ma anche da autorevoli esponenti di diversi orientamenti politici della omologa Commissione del Senato. 
  Svolgendo poi considerazioni più generali, evidenzia che la relazione tecnica trasmessa sul provvedimento appare controvertibile, dal momento che – soprattutto in relazione all’articolo 1, comma 2 lettera a), del testo in esame, teso a prevedere la deroga ai nuovi requisiti di accesso al pensionamento in presenza del requisito di 15 anni di contribuzione al 31 dicembre 1992 per coloro che erano stati ammessi alla prosecuzione volontaria dei contributi – non quantifica gli oneri prendendo a riferimento i soggetti che potranno concretamente beneficiare della deroga, ma considera integralmente la platea dei potenziali beneficiari dei trattamenti, che non può che essere più ampia. Fatto notare che i dati statistici ufficiali fanno pensare ad un numero molto più esiguo di beneficiari, considerata la non elevata media annuale di donne che accedono alla pensione di vecchiaia, ritiene che la quantificazione di oltre 34 miliardi di euro riportata nella relazione tecnica sia esagerata e faccia riferimento a posizioni previdenziali e ad interventi non richiesti dal testo in esame. A fronte di una simile valutazione degli oneri fornita dalla Ragioneria generale dello Stato, ritiene, che la Commissione, qualora decida di andare avanti speditamente lungo l’iter di esame, debba concentrarsi sul mantenimento degli interventi più efficaci che consentano di dare una boccata di ossigeno alle categorie più in difficoltà, in attesa di interventi più strutturali. A tale fine, ritiene sia fondamentale, ad esempio, prevedere lo spostamento al 1ogennaio 2016 della decorrenza delle deroghe, in previsione di altre misure più generali che diano una risposta più complessiva a tutti i lavoratori interessati, tra i qualiPag. 198cita, ad esempio, quelli del comparto scuola che dovrebbero beneficiare della cosiddetta «quota 96» nonché i macchinisti e, più in generale, il personale ferroviario. Sempre nell’ottica di assicurare la definizione di un testo pronto per l’inizio dell’esame in Assemblea, ritiene che la Commissione non possa che valutare l’espunzione del citato comma 2, lettera a), dell’articolo 1, pur invitando il Governo a compiere una seria ricognizione in vista di misure che tutelino le categorie previste da tale norma. Giudica altresì possibile un accantonamento delle questioni poste dal comma 3 dell’articolo 1, che prevede l’estensione dei requisiti di accesso ridotti previsti, per i dipendenti privati che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2012, dall’articolo 24, comma 15-bis, del decreto-legge n. 201 del 2011, rinviando ad ulteriori approfondimenti del Governo la valutazione di un possibile ampliamento delle misure al settore pubblico e ai lavoratori autonomi, anche in prospettiva dell’imminente riforma in tema di pubblica amministrazione. Fa notare che, alla luce di tali possibili modifiche, il testo determinerebbe oneri quantificabili in circa 6-7 miliardi di euro, peraltro da «spalmare» in diversi anni, e avrebbe maggiori speranze di giungere a conclusione dell’iter. Ritiene, in ogni caso, che il Governo – dal quale si sarebbe aspettata maggiori risposte nell’ambito del tavolo di confronto istituito in materia – debba manifestare chiaramente il proprio orientamento, rappresentando alla Commissione se condivida la prosecuzione dell’iter o preferisca, piuttosto, un rinvio della discussione in vista di interventi più complessivi che rendano più flessibile e graduale l’uscita dal lavoro.

  Il sottosegretario Franca BIONDELLI, osserva che il Governo ha sempre manifestato grande interesse al tema in discussione, come testimoniato dal tavolo di confronto avviato per individuare soluzioni efficaci nei confronti dei lavoratori coinvolti, pur rilevando che la relazione tecnica in oggetto, che è stata verificata negativamente dalla Ragioneria generale dello Stato, imponga una riflessione seria sul testo in esame, relativamente ai profili di copertura finanziaria. Fa presente, in ogni caso, che sarà sua cura rappresentare al Ministro le proposte testé avanzate dalla Commissione affinché sia presa quanto prima una decisione che vada nella direzione di maggior favore per i lavoratori interessati.

  Walter RIZZETTO, presidente, si dichiara convinto che il rappresentante del Governo saprà agire con convinzione nei confronti del Ministro in modo da sbloccare in senso positivo la situazione dei lavoratori «esodati».

  Davide TRIPIEDI (M5S) ritiene sconcertante che il Governo continui a tergiversare sul tema delle pensioni, dopo che è stato avviato un tavolo di confronto sulla tematica, constatando con amarezza che l’Esecutivo non ha alcuna volontà politica di intervenire sulla riforma di cui al decreto-legge n. 201 del 2011 e appare esclusivamente preoccupato di assecondare le richieste dell’Europa. Ritiene che l’atteggiamento del Governo – peraltro fondato su quantificazioni finanziarie discutibili, come evidenziato dalla relatrice – svilisca il ruolo del Parlamento e prenda in giro i lavoratori, costretti a ritardare l’uscita dal lavoro anche in presenza di condizioni particolarmente usuranti e di un’anzianità contributiva elevata. Ritiene che una nuova riforma previdenziale che abbassi l’età pensionabile sia fondamentale al fine di creare nuova occupazione per i giovani e garantire una ripresa del Paese.

  Walter RIZZETTO, presidente, osserva che il contenuto della relazione tecnica, nonostante possa essere oggetto di diversi rilievi critici, stabilisce comunque una base di partenza oggettiva, suscettibile di suggerire ulteriori interventi sul testo.

  Massimiliano FEDRIGA (LNA) ritiene che l’ipotesi di rinviare l’esame del provvedimento in Assemblea non sia contemplabile, tenuto conto che la questione è da tempo sul tappeto e che il Governo haPag. 199persino avviato un tavolo di confronto di carattere istituzionale, sui cui esiti non è stata data alcuna informazione alla Commissione. Giudica pretestuosa qualsiasi richiesta di differimento, sottolineando peraltro la scarsa attendibilità dei dati della relazione tecnica trasmessa sul provvedimento, che fanno riferimento ai potenziali beneficiari e non agli andamenti storici delle domande di pensione presentate. Fa notare che se le quantificazioni prodotte fossero attinenti alla realtà, sarebbe meno onerosa la totale abrogazione della riforma Fornero, che giudica peraltro auspicabile, ricordando che il suo partito ha promosso proprio l’indizione di uno specifico referendum abrogativo di tale normativa. Ritiene, in conclusione, che la Commissione debba procedere speditamente lungo l’iter di esame rispettando la calendarizzazione del provvedimento in Assemblea, il cui inizio dell’esame è previsto a partire dal 23 giugno: fa notare che in quella occasione il Governo e i gruppi si assumeranno la propria responsabilità rispetto alla decisione di garantire o meno l’adozione di misure di salvaguardia nei confronti dei lavoratori interessati, tra le quali giudica fondamentali quelle che spostano al 1o gennaio 2016 i termini di maturazione dei requisiti entro i quali poter accedere alle deroghe.

  Sergio PIZZOLANTE (NCD) fa notare che l’intera Commissione concorda nel sottolineare l’esigenza di un cambiamento della riforma Fornero, a fronte delle misure di innalzamento dell’età pensionabile da essa recate, che appaiono prive di gradualità e imposte da una congiuntura economica particolarmente sfavorevole. Ritiene tuttavia sia sbagliato pensare di risolvere la questione previdenziale con un provvedimento settoriale e limitato come quello in esame, richiedendosi piuttosto valutazioni di più ampio respiro che risolvano in modo strutturale le problematiche pensionistiche. Ritiene, quindi, che il Governo debba seriamente prendere in considerazione tutte le proposte formulate dal relatore, tra le quali è compresa l’eventualità di un rinvio dell’esame in Assemblea, anche in vista di ulteriori accertamenti di natura finanziaria da svolgere nell’ambito di una seria collaborazione tra il Governo e il Parlamento.

  Walter RIZZETTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 11 giugno 2014.

Predisposizione del programma dei lavori per il periodo giugno-agosto 2014.

  L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.40 alle 17.10.

INDAGINE CONOSCITIVA

Martedì 10 giugno 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.

La seduta comincia alle 14.10.

Indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro presso i call center presenti sul territorio italiano.

Sulla pubblicità dei lavori.

Cesare DAMIANO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

 

Audizione di rappresentanti di Assotelecomunicazioni – Asstel. 

(Svolgimento e conclusione).

Cesare DAMIANO, presidente, introduce l’audizione, avvertendo che i rappresentanti dell’Asstel hanno consegnato un documento, di cui autorizza la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Cesare AVENIA, presidente di Assotelecomunicazioni – Asstel, svolge una relazione sui temi oggetto dell’indagine conoscitiva.

Intervengono, per porre quesiti e formulare osservazioni, i deputati   Antonio BOCCUZZI (PD), Giorgio PICCOLO (PD) eLuisella ALBANELLA (PD).

Cesare AVENIA, presidente di Assotelecomunicazioni – Asstel, in sede di replica, rende precisazioni rispetto ai quesiti posti.

Intervengono, per porre ulteriori quesiti e formulare ulteriori osservazioni, il deputato Massimiliano FEDRIGA (LNA) eCesare DAMIANO, presidente.

Cesare AVENIA, presidente di Assotelecomunicazioni – Asstel, rende ulteriori chiarimenti rispetto ai nuovi quesiti posti.

Cesare DAMIANO, presidente, dopo aver svolto alcune considerazioni conclusive sulle questioni affrontate nel corso dell’audizione, ringrazia i rappresentanti di Assotelecomunicazioni – Asstel per il contributo fornito all’indagine e dichiara conclusa l’audizione.

La seduta termina alle 15.05. 

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

 

SEDE CONSULTIVA

Martedì 10 giugno 2014. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 15.05.

DL 66/2014: Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Deleghe al Governo per il completamento della revisione della struttura del bilancio dello Stato, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa, nonché per l’adozione di un testo unico in materia di contabilità di Stato e di tesoreria. 
C. 2433 Governo, approvato dal Senato.
 

(Parere alle Commissioni riunite V e VI). 

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l’esame del provvedimento.  

Marco MICCOLI (PD), relatore66. In proposito, rileva preliminarmente che si tratta di un provvedimento ampio ed articolato, il cui obiettivo primario può essere identificato nella promozione della competitività dell’economia del nostro Paese, obiettivo perseguito in particolare attraverso un intervento di riduzione del cuneo fiscale e nuove misure in materia di pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Osserva che nella stessa direzione si muovono altresì le misure volte a rendere più efficiente la pubblica amministrazione, razionalizzandone e riorganizzandone le strutture e riducendone i costi. Richiama, infine, le disposizioni in materia di contrasto all’evasione fiscale e di destinazione dei relativi proventi, l’incremento della tassazione dei redditi di natura finanziaria e le norme in materia di edilizia scolastica. , osserva che la Commissione è chiamata a esprimere il parere di competenza alle Commissioni riunite V e VI sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 

Soffermandosi sulle parti di interesse della Commissione, ancorché non sempre direttamente rientranti nelle materie di diretta competenza, evidenzia, anzitutto, che l’articolo 1 interviene sull’articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi, al fine di disporre, limitatamente all’anno 2014, il riconoscimento di un credito ai percettori di redditi di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati: l’importo del credito è pari ad un importo fisso di 640 euro se il reddito complessivo non è superiore a 24.000 euro, e decresce linearmente al superamento del predetto limite fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari a 26.000 euro. Si tratta, a suo avviso, di una importante misura di sostegno al potere di acquisto dei lavoratori dipendenti, che potrà portare effetti benefici anche per la ripresa della domanda interna, anticipando un intervento più organico e strutturale di riduzione del cuneo fiscale. Ricorda, infatti, che la misura prevista si riferisce  infatti al solo anno 2014, ma il provvedimento in discussione indica con chiarezza la natura strutturale dell’intervento di riduzione del cuneo fiscale operato dal Governo. Fa notare che, al fine di rendere permanenti gli sgravi previsti all’articolo 1, infatti, l’articolo 50, comma 6, del decreto istituisce un fondo destinato alla concessione di benefici economici a favore dei lavoratori dipendenti, con una dotazione in termini di saldo netto da finanziare di 1,9 miliardi di euro per il 2015, di 4,68 miliardi di euro per il 2016, di 4,13 miliardi di euro per il 2017 e 1,9 miliardi di euro a decorrere dall’anno 2018. 

Osserva che, nel corso dell’esame presso l’altro ramo del Parlamento, l’articolo 1, comma 1, è stato inoltre modificato specificando che nella legge di stabilità 2015 andranno prioritariamente previsti interventi di natura fiscale diretti a privilegiare il carico di famiglia ed, in particolare, le famiglie monoreddito con due o più figli a carico. Ritiene che in quella sede, dovrà inoltre verificarsi la possibilità di procedere all’estensione delle misure previste anche agli incapienti, nonché ai pensionati e lavoratori non dipendenti con redditi inferiori alle soglie individuate, in linea con l’osservazione a suo tempo formulata dalla Commissione lavoro nel parere reso sul Documento di economia e finanza 2014 e con la risoluzione poi approvata dall’Assemblea della Camera, nonché con gli intendimenti manifestati in proposito dall’Esecutivo.   
Segnala, poi, che sul versante applicativo, si è precisato che le somme sono recuperate dal sostituto d’imposta mediante compensazione, mentre gli enti pubblici e le amministrazioni statali possono recuperarle anche mediante riduzione dei versamenti delle ritenute e, per l’eventuale eccedenza, dei contributi previdenziali. In tale ipotesi si stabilisce che l’INPS e gli altri enti gestori di forme di previdenza obbligatorie recuperino i contributi non versati rivalendosi sulle ritenute da versare mensilmente all’Erario. Con riferimento alla riduzione dei versamenti dei contributi previdenziali, restano in ogni caso ferme le aliquote di computo delle prestazioni.   
Sempre sul versante della riduzione del cuneo fiscale, ricorda che l’articolo 2 prevede una riduzione del 10 per cento, a partire dall’anno 2014, delle aliquote IRAP per tutti i settori dell’attività economica, con esclusione delle amministrazioni e degli enti pubblici. Si tratta di un tema più volte emerso nei dibattiti svolti anche nella XI Commissione, considerata la pesante incidenza di tale imposta sulle imprese che svolgono attività ad alta intensità di lavoro. Ricorda, in particolare, le richieste di un intervento in materia formulate dalle imprese audite nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui rapporti di lavoro nei   call center presenti sul territorio italiano. 

Segnala che il comma 6-bis dell’articolo 4, introdotto dal Senato, istituisce, in via transitoria, un credito di imposta in favore degli enti previdenziali di diritto privato che gestiscono forme pensionistiche di base, in connessione all’elevamento, nella seconda metà dell’anno 2014, della tassazione sui redditi di natura finanziaria previsto dall’articolo 3. A fronte di tale credito imposta, il successivo comma 6-ter per il solo anno 2014, dispone l’innalzamento dall’11 all’11,50 per cento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi concernente i fondi pensione. Tali interventi sono adottati nelle more dell’adozione di una normativa che armonizzi, a decorrere dal 2015, la disciplina della tassazione di natura finanziaria degli enti in oggetto con quella relativa alle forme pensionistiche complementari. 

Con riferimento al medesimo articolo 4, segnala che il Senato ha altresì aggiunto un comma 12-bis, che sostituisce integralmente le norme, introdotte dalla legge di stabilità 2014, con le quali erano state estese le disposizioni in materia di divieti o limitazioni alle assunzioni di personale, già a carico delle amministrazioni pubbliche controllanti, alle aziende speciali, istituzioni e società a partecipazione pubblica locale, totale o di controllo titolari di affidamenti diretti di servizi senza gara, alle società che svolgano funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale né commerciale, nonché alle società che svolgano attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica. Anche al fine di superare criticità emerse in sede applicativa, la disposizione non prevede più l’estensione della disciplina dell’ente di riferimento, ma impone il rispetto del principio di riduzione dei costi del personale, attraverso il contenimento degli oneri contrattuali e delle assunzioni di personale, richiedendo agli enti controllanti di adottare atti di indirizzo per definire specifici criteri e modalità di attuazione, da recepire in sede di contrattazione di secondo livello, fermo restando il contratto nazionale. Restano escluse da tali limiti le aziende speciali, le istituzioni che gestiscono servizi socio-assistenziali ed educativi, scolastici e per l’infanzia, culturali e alla persona (ex IPAB) e le farmacie, fermo restando comunque l’obbligo di mantenere un livello dei costi del personale coerente rispetto alla quantità di servizi erogati. Per le cosiddette aziende multiservizi tale ultima esclusione opera qualora l’incidenza del fatturato dei servizi esclusi risulti superiore al 50 per cento del totale del valore della produzione. Sempre sul versante della riduzione della spesa connessa alle società partecipate, segnala incidentalmente che l’articolo 23 affida al Commissario per la razionalizzazione della spesa la predisposizione, entro il 31 ottobre 2014, di un programma di razionalizzazione ed incremento di efficienza delle società municipalizzate. Il programma potrà prevedere, tra l’altro, la cessione di rami d’azienda o anche di personale ad altre società, anche a capitale privato, con correlativo trasferimento di attività e servizi. 

Con riferimento all’articolo 8, ricorda che i commi da 4 a 10 dispongono una riduzione della spesa per acquisto di beni e servizi, di complessivi 2,1 miliardi per l’anno 2014, ripartendone l’onere tra lo Stato e gli enti territoriali. La medesima riduzione è disposta, in ragione d’anno, a decorrere dal 2015. In questo contesto, ritiene che meritino apprezzamento le modifiche introdotte dal Senato al comma 8, lettera   a), con le quali si è voluto precisare che le riduzioni degli importi dei contratti in essere debbano comunque avvenire nel rispetto delle norme del codice dei contratti pubblici che impongono di tenere conto, nel criterio del prezzo più basso e nella valutazione delle offerte anormalmente basse, delle spese relative al costo del personale e delle misure di adempimento alle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Fa quindi notare che l’articolo 13 rivede, a decorrere dal 1o maggio 2014, il limite massimo per il trattamento economico annuo onnicomprensivo dei pubblici dipendenti e del personale delle società partecipate. La soglia retributiva è ora quantificata in 240.000 euro, al lordo dei contributi previdenziali ed assistenziali e degli oneri fiscali a carico del dipendente, fatte salve le disposizioni legislative, regolamentari e statutarie previgenti che prevedano limiti retributivi inferiori. Il termine di decorrenza del 1o maggio 2014 si applica, pro rata, anche ai fini pensionistici. Si estende anche lo spettro delle amministrazioni interessate dal «tetto» con l’inclusione degli enti pubblici economici, delle autorità indipendenti e delle società partecipate direttamente o indirettamente. 
Sottolinea, poi, che l’articolo 14 pone limiti di spesa, per gli incarichi di consulenza studio e ricerca e per i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, conferiti o stipulati dalle amministrazioni pubbliche, ad esclusione di Università, istituti di formazione, enti di ricerca, enti del Servizio sanitario nazionale, prevedendo che tali amministrazioni non possano conferire incarichi o stipulare contratti qualora l’incidenza delle relative spese superi determinate percentuali della spesa sostenuta per il personale nell’anno 2012. Con una disposizione modificata al Senato, si consente alle amministrazioni di rinegoziare contratti e incarichi in essere al fine di rispettare i limiti di spesa introdotti. Si precisa, infine, che gli enti territoriali potranno individuare modalità alternative per raggiungere i medesimi obiettivi di risparmio. 
Rileva che il Senato ha, poi, aggiunto un comma 4-bis34 del 2014. In proposito, ricorda che già l’articolo 1 di tale decreto aveva escluso l’applicabilità del limite del 20 per cento dei contratti a tempo indeterminato per i contratti a termine stipulati tra enti e istituti di ricerca pubblici o privati e lavoratori chiamati a svolgere in via esclusiva attività di ricerca scientifica o tecnologica, di assistenza tecnica alla stessa o di coordinamento e direzione della stessa, precisando che i contratti di lavoro a tempo determinato che abbiano ad oggetto in via esclusiva lo svolgimento di attività di ricerca scientifica possono avere durata pari a quella del progetto di ricerca al quale si riferiscono. Rileva che la modifica introdotta dal Senato ha un diverso ambito applicativo, in quanto si applica ai soli enti pubblici e non è limitata a specifiche tipologie di lavoratori, salva la necessità che essi operino in esecuzione di programmi o attività i cui oneri ricadano su fondi comunitari. , che consente agli enti di ricerca pubblici di prorogare i contratti a termine stipulati per l’esecuzione di programmi o di attività, i cui oneri ricadono su fondi comunitari, per tutta la durata degli stessi, anche in deroga ai limiti quantitativi previsti dalla normativa vigente, come da ultimo modificata dal decreto-legge n. 
Osserva, quindi, che l’articolo 16, modificato presso il Senato, reca disposizioni in materia di riorganizzazione dei Ministeri, disponendo, tra l’altro, una riduzione del 20 per cento per il periodo da maggio a dicembre 2014, degli stanziamenti destinati alle indennità di diretta collaborazione, spettanti agli addetti in servizio degli uffici di diretta collaborazione dei ministri. Fa notare, altresì, che il comma 6-bis, introdotto dal Senato, reca disposizioni tese ad affidare esclusivamente al sistema di pagamenti NoiPA talune categorie di prestazioni erogate al personale dalle amministrazioni pubbliche per le quali si richiede un contributo da parte dell’utente ma non rientrino tra i servizi pubblici essenziali o non siano espletate a garanzia di diritti fondamentali. Una quota delle maggiori entrate acquisite è destinata alla gestione dei servizi stipendiali erogati dal Ministero dell’economia e delle finanze. 

Segnala, infine, che l’articolo 50, comma 5, modificando l’articolo 1, comma 417, della legge di stabilità 2014 incrementa dal 12 al 15 per cento la quota della spesa sostenuta per consumi intermedi nell’anno 2010 che, a decorrere dal 2014, gli enti previdenziali di diritto privato che gestiscono forme obbligatorie di previdenza possono riversare annualmente al bilancio dello Stato, in sostituzione degli obblighi di contenimento della spesa ai quali sono soggetti i medesimi enti.   

In conclusione, si riserva di presentare per la prossima seduta una proposta di parere che affronti le questioni di interesse della Commissione e tenga conto di eventuali spunti che dovessero emergere dal dibattito.  

Irene TINAGLI (SCpI) ritiene che il carattere strutturale degli interventi di riduzione del cuneo fiscale previsti all’articolo 1 del presente provvedimento non risulti assicurato dal provvedimento in esame, considerata l’insufficienza delle disponibilità finanziarie indicate dal Governo per i prossimi anni nell’articolo 50 del decreto.

Marco MICCOLI (PD), pur riservandosi di approfondire la questione testé posta nel prosieguo dell’esame, fa notare che la formulazione dell’articolo 50 appare chiara nell’indicare, anno per anno, le risorse stanziate per rendere strutturali gli interventi di agevolazione fiscale in favore dei lavoratori dipendenti contemplati dal presente provvedimento.

Irene TINAGLI (SCpI), ribadisce che, in merito alla prospettiva di rendere permanenti le agevolazioni fiscali previste dal testo, l’articolo 50 sembrerebbe recare una mera dichiarazione di intenti del Governo, che rischia di non tradursi in atti concreti per la palese inadeguatezza delle risorse finanziarie stanziate.

Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dopo aver osservato che nel prosieguo del dibattito, già previsto per la giornata di domani, sarà possibile svolgere tutti i necessari approfondimenti di merito sul testo, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento ad altra seduta.

 

La seduta termina alle 15.25.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari 234 del 14 maggio 2014, a pagina 142, seconda colonna, diciottesima riga, le parole da: «audizione informale» fino a: «ONLUS» sono soppresse. n.

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