La cultura come importante driver economico, «una componente fondamentale e autonoma, trasversale ma non accessoria, del terziario di mercato e dell’economia del Paese»; certamente segno di identità nazionale, «ma anche un fattore fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese e dei territori». È questa la convinzione alla base di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, il Coordinamento delle imprese culturali e creative che dalla sua costituzione a Milano nel 2018 riunisce 13 federazioni e associazioni di Confcommercio che operano nei settori della cultura, dello spettacolo, dell’intrattenimento e della creatività. La valorizzazione, la maggiore diffusione e accessibilità della cultura, dei beni e delle attività culturali sono tra i suoi principali obiettivi e su questa linea il Coordinamento ha dato il via a una serie di appuntamenti annuali con il Forum Impresa Cultura Italia-Confcommercio, durante cui autorevoli interlocutori si confrontano in un dibattito sullo stato di salute delle imprese culturali italiane e il rilancio delle stesse alla luce dei grandi cambiamenti che hanno investito il mondo. I lavori dell’edizione 2022 del Forum sono stati raccolti nel volume Futuro è impresa culturale: mercato, prospettive e talenti, a cura di Carlo Fontana, Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, che nella premessa mette subito in chiaro il vulnus del settore: una carenza di riflessione da parte degli operatori italiani della cultura, convinti che al termine dell’emergenza sanitaria si ritornasse al passato. La verità, però, è che la pandemia è stato un vero e proprio spartiacque, al termine della quale si è dischiusa una nuova era in cui l’industria culturale ha (ri)scoperto la sua fragilità.
Il Forum, come sottolinea Riccardo Grassi, Head of Research di SWG, è stato l’occasione per presentare un lavoro di indagine e ricerca durato tre anni, «che ci ha stimolato a comprendere cosa stava succedendo e come stava cambiando il mondo attorno a noi». Ed è proprio a fronte di queste rilevazioni che si rende necessario voltare pagina, come ammonisce il Presidente Fontana, ma ciò è possibile «solo se rifletti, pensi, capisci, immagini delle nuove strategie, un nuovo approccio al nostro modo di lavorare e di essere». Ripensare un intero sistema e gli attori che vi agiscono all’interno, tramutando ostacoli e difficoltà in occasioni di rilancio e scoperta di nuovi modi per fare impresa culturale.
È su quest’ultimo concetto che i numerosi professionisti del settore hanno insistito maggiormente: la cultura è un’industria, generatrice di profitti e stimolatrice di mercato, e come ogni settore produttivo ha bisogno di ricambio e capacità di adattamento ai nuovi scenari che si susseguono con sempre maggiore velocità. Occorre dunque una visione imprenditoriale che sia al passo con i tempi e le innovazioni.
Il volume, che ricalca contenuti e ritmi del Forum, è articolato in macro-aree tematiche su cui gli esperti si sono confrontati: i numeri dell’impresa culturale oggi in Italia e le tendenze di consumo dei fruitori; l’importanza della formazione e il rapporto con il mercato del lavoro; l’analisi comparata con l’industria culturale nel resto del mondo; nuovi modelli e prospettive per l’impresa artistica e culturale dell’era post-Covid; la centralità dei talenti manageriali e dello staff tecnico-artistico; l’importanza della sostenibilità ambientale, sociale e di governance; le nuove sfide dell’impresa culturale fra crisi, resilienza e ripresa.
Il tema del digitale e dell’innovazione investe una corposa fetta del dibattito. Nel triennio 2020-2022 vi è stata una ridefinizione forzata degli spazi e della funzione della cultura soprattutto a causa di (o grazie a) l’irruzione della tecnologia nel nostro modo di fruire l’arte. Secondo le indagini condotte da SWG, gli italiani hanno dichiarato di usare più servizi digitali, più servizi da casa, maggiore fruizione da soli e per meno tempo. Come osserva ancora Fontana, oggi «non possiamo negare che la socialità si esprime, soprattutto tra le mura domestiche» e la tendenza a consumare i momenti di acculturazione nella propria individualità sta provocando «una parcellizzazione di tutto ciò che è “il sociale”». È necessario riappropriarsi della funzione sociale dell’esperienza artistica, segnalata anche dalla voglia dei consumatori d’arte di tornare “all’aperto”, ma quello tecnologico è un grande processo di trasformazione che non va demonizzato, bensì accolto e gestito, come dimostrato anche dall’esperienza di Zenetta Drew, Executive Director del Dallas Black Dance Theatre, e Mark Volpe, Fromer President/CEO della Boston Symphony Orchestra) che hanno fatto del lockdown un laboratorio per immaginare un nuovo modo di fare impresa. Ma se il mondo statunitense è più market orientend, per cui la mission è incentrata sul mercato e il profitto, in Italia abbiamo un sistema imprenditoriale della cultura più incentrato sulla comunità, come dimostra l’esperienza del Museo Egizio raccontata da Samanta Isaia, Direttore Gestionale del Museo Egizio di Torino, e quella della Biennale di Venezia raccontata da Andrea Del Mercato, Direttore Generale, che hanno adattato l’offerta delle loro rispettive istituzioni all’emergenza pandemica mantenendosi tuttavia più centrati sull’esigenza del pubblico e dell’esperienza dal vivo. Le parole chiave restano comunque “innovazione”, “flessibilità” e “cambiamento”, che le imprese italiane non possono più eludere, e guardare ad altre esperienze mette nelle condizioni l’Italia di orientarsi verso quelle “buone pratiche” che continuano a latitare nel nostro sistema culturale.
Infine, risulta di particolare interesse anche il tema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. La formazione deve essere modellata intercettando i fabbisogni, monitorando e misurando non solo il mercato di riferimento, ma anche i desideri dei futuri professionisti in relazione alla domanda. Ma nel sistema cultura italiano ci sono ancora «parametri obsoleti per la lettura del rapporto tra domande e offerta, che necessitano di un’analisi comparata con altri sistemi a livello internazionale per tarare le proprie esigenze e parametri sui nuovi scenari post-pandemici», come ben evidenzia Chris Denby, Founder and Chief Executive Officer dell’Advisory Board for the Arts. In Italia, sintetizza Monica Gattini Bernabò, Direttore Generale della Fondazione Milano, il problema non è la formazione, ma lo sbocco lavorativo: «Bisogna creare una relazione tra il mondo della formazione e il mondo della professione artistica: queste due realtà devono trovare una forma di dialogo e dei punti di incontro. La prima condizione da rispettare è che la formazione dialoghi con i settori produttivi, in modo che si creino dei momenti in cui immettere i giovani nel mondo del lavoro; anche perché la modalità dei finanziamenti non sempre agevola l’ingresso dei giovani nel settore. Tutti insieme dobbiamo dialogare affinché vengano create sempre più occasioni di accesso al lavoro. […] Il paese deve assicurare sbocchi lavorativi ai suoi giovani», anche per arginare la fuga di talenti. «Considerando che la formazione obbligatoria è generalmente a livello pubblico (e quindi pagata dai contribuenti), questa fuga sarebbe una grossa perdita per tutti gli italiani, sia economica che umana».
In un Paese come l’Italia è drammatico assistere alla svalutazione del potenziale della cultura come sistema di impresa, soprattutto alla luce dei numeri del turismo che dimostrano vitalità, ma grazie all’iniziativa di Impresa Cultura Italia-Confcommercio è possibile prendere atto che c’è una rete di attori e talenti in grado di sostenere e valorizzare un patrimonio che non si può relegare a compendio di un’economia. Futuro è impresa culturale: mercato, prospettive e talenti si rende quindi una valida immersione nel mondo dell’imprenditoria culturale italiana e internazionale, che restituisce il profilo di un enorme potenziale in divenire e ancora tutto da sfruttare. Resta la frustrazione per essere sempre un passo indietro nonostante il valore intrinseco della nostra cultura, ma anche la speranza che le cose possano cambiare, grazie al lavoro di questa rete di imprenditori e professionisti del settore.
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Futuro è impresa culturale: mercato, prospettive e talenti
Autore: a cura di Carlo Fontana
Editore: Laterza
Anno di pubblicazione: ottobre 2023
Pagine: 192 pp.
ISBN: 978-88-581-5284-3
Prezzo: 20,00€