Nel 54,2% delle imprese si registra la presenza di almeno un’iniziativa legata al welfare, e dove queste sono presenti è più facile che non si tratti di iniziative isolate. È questo lo scenario descritto dalla quarta rilevazione del MOL – Monitor sul Lavoro realizzato da Community Media Research per Federmeccanica e presentato a Milano lo scorso 27 ottobre. L’indagine si è focalizzata sul grado di diffusione delle pratiche di welfare aziendale all’interno delle imprese e sull’analisi degli orientamenti e delle attese da parte di lavoratori e manager.
Per quanto riguarda il grado di “anzianità” delle iniziative di welfare adottare dalle imprese, quasi nel 43% dei casi queste sono state intraprese nell’ultimo quadriennio, mentre, per il restante 57%, hanno radici temporali che affondano più indietro nel tempo, con il 14% di queste che hanno vent’anni di età. Altro fattore che trova conferma è che la presenza di forme di welfare aziendale aumenta il benessere dei lavoratori, con un maggiore attaccamento e un incremento della produttività.
Dal rapporto emergono, tuttavia, anche delle zone d’ombra, ad esempio per quello che riguarda il livello di conoscenza della normativa in materia di welfare aziendale. Solo il 47% dei dipendenti è consapevole che eventuali misure di welfare non sono tassate come un tradizionale aumento in busta paga. In virtù di questo aspetto, l’80% dei lavoratori preferisce ancora l’aumento salariale rispetto al mondo del welfare, anche perché permane molto forte la sensazione della relative fruibilità individuale dei diversi servizi, per cui la maggior parte dei lavoratori preferisce spendere i propri denari autonomamente dove e quando vogliono.
Infine, per quanto riguarda il livello di partecipazione nella scelta dei flexible benefits, il 40% degli impiegati dichiara di essere totalmente escluso
T.N.