Il gergo dell’economia non e’ più sufficiente a descrivere lo stato di dissesto del paese, tanto che la Confindustria ricorre a quello della geologia. L’Italia e’ a rischio ‘’subsidenza’’, si legge nel rapporto d’autunno del centro studi. Termine geologico, appunto, che letteralmente significa: “lento e progressivo abbassamento verticale del fondo di un bacino marino o di un’area continentale” .
Una metafora migliore non la si poteva trovare: l’Italia non e’ piu’ sull’orlo del baratro, ma in fondo al medesimo. E pure il fondo, pero’, sta franando verso il basso.
Una visione tutta pessimistica, quella delle previsioni d’autunno, e del resto non c’e’ nessuna notizia buona nel documento del Csc. Il quadro economico, già debole, è ora in “preoccupante deterioramento”, e più che di ritorno in recessione “si dovrebbe parlare del suo proseguimento”. Così come parlare di ‘’crescita’’ per il 2014 e’ utopico. Il Pil a fine anno segnerà meno 0,4, contro il più 0,2 che la stessa Confindustria aveva ipotizzato solo nel giugno scorso: sono bastati due mesi per franare verso l’abisso. E per il 2015 c’e’ poco da stare allegri: l’economia crescerà di appena lo 0,5, contro l’1% ipotizzato nella precedente rilevazione.
E ancora: l’inflazione e’ sempre più vicina allo zero (0,3%, per la precisione), e abbiamo ormai imparato che non e’ una buona notizia nemmeno questa. E’ stato Mario Draghi in persona, appena dieci giorni fa, a spiegarci che una inflazione sotto il 2% e’ una iattura; e i prezzi al consumo in Italia hanno progressivamente rallentato nell`ultimo anno e mezzo, scivolando in territorio negativo ad agosto: -0,1% annuo, da +3,2% del settembre 2012. Il che, avverte Confindustria, rende alto il rischio di deflazione.
Inutile dire che, in un quadro simile, anche gli investimenti vanno a picco: nel 2014 diminuiranno per il quarto anno consecutivo (-2,3%) e torneranno ad avere una variazione positiva nel 2015 (+0,8%). Ma non c’e’ da gioire, perché in ogni caso nel 2015 gli investimenti totali risulteranno inferiori del 25% per cento rispetto al 2007, primo anno della crisi. Quanto all’occupazione, chiaro che anche questa resta debole: sono 7,8 milioni le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente.
E non e’ finita. Alle porte c’e’ la legge di stabilita, che dovrà racimolare quasi 16 miliardi per il 2015, a cui vanno sommati altri 21 per il 2016 e 25,6 per il 2017. Un triennio di fuoco, dunque, da qui all’appuntamento elettorale del 2018. La Confindustria avverte: ‘’i tagli indicati dalla spending review non saranno sufficienti a coprire somme così consistenti, ed è quindi elevato il rischio di coperture più tradizionali”, come l’aumento delle tasse o i tagli lineari.
Sull’operato del governo, e in particolare sugli 80 euro in busta paga e sul taglio del cuneo, il giudizio e’ sospeso: il rapporto afferma che ‘’capire se le misure espansive adottate dal Governo prima dell`estate siano efficaci, rimane un rebus che il tempo presto risolvera’’.
Ma intanto, si possono rafforzare, “operando su cuneo fiscale e investimenti pubblici e privati”.Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, “occorre un`azione più decisa su tutte le leve di politica economica: moneta, credito, bilancio pubblico, cambio, riforme”. Partendo, ovviamente, da quella del mercato del lavoro, nei vari aspetti, e cioe’ “ flessibilità, semplificazione delle procedure, ammortizzatori contro il rischio di disoccupazione, cuneo fiscale-contributivo, dinamica retributiva, formazione”. E non manca la richiesta di rivedere l’articolo 18, rilanciata a margine della presentazione del Rapporto Csc dal direttore generale di Viale dell’Astronomia, Marcella Panucci. E’ necessaria una “maggiore flessibilità del rapporto di lavoro, sia in entrata che in uscita, e in questo quadro anche l’articolo 18 deve essere oggetto di una revisione”, ha scandito Panucci. Dai e dai, sempre li, alla fine, si torna.
Nunzia Penelope