In una settimana per il lavoro è cambiato il mondo. La Fiat si è comprata tutta la Chrysler, Matteo Renzi ha varato il suo Job Act, le linee guida della prossima legislazione del lavoro. Due fatti che bastano a cambiare tantissime cose nel mondo delle relazioni industriali, perché le conseguenze saranno corpose. La Fiat con questa operazione ha chiuso un ciclo, avviato quattro anni fa, al momento della massima crisi dell’industria americana dell’auto. Vi ha dedicato risorse economiche e tutta la capacità del gruppo dirigente, con un risultato di grande rilievo. Adesso si apre una fase successiva, l’azienda torinese, se ancora così si può definire, è chiamata a nuovi compiti, a quei piani di sviluppo, anche interni al nostro paese, che finora erano stati lasciati da parte e che adesso è credibile troveranno attuazione. Solo a sentire le parole del segretario generale della Fiom alla conferenza stampa di due giorni fa si capisce che è cambiato il sentiment che anima l’insieme delle relazioni industriali nel nostro paese e che nulla sarà più come prima. Per quanto si riferisce ai metalmeccanici, ma non solo.
E come se non bastasse, è arrivato il ciclone Renzi con il suo Job Act. Se ne possono dire tante su questo annuncio, ma certamente il segretario del Pd ha cambiato le carte in tavola. Le sue proposte sono infatti più o meno condivisibili, ma è indubbio che abbia operato un ribaltamento di temi che non potrà non incidere sul risultato finale. La prima cosa positiva è stata quella di aver ribaltato l’approccio al tema. Il lavoro, ha detto con chiarezza Renzi, non si crea per decreto, ma mettendo le aziende, italiane o straniere che siano, nelle condizioni di investire e quindi creare occupazione. Di qui le proposte, a partire da quella di tagliare del 10% il costo dell’energia e quella di abbassare le tasse per chi occupa e aumentarle per chi opera in ambiente strettamente finanziario, aiutando cioè il profitto a sfavore delle rendite. Ma il documento non si è limitato a indicare alcune azioni da fare per aiutare gli investitori a scegliere, ha anche avviato la costruzione di una vera politica industriale, scegliendo sette settori chiave da sviluppare e preannunciando precisi piani industriali per ciascuno di essi. Sono decenni, parecchi decenni che in Italia non si fa politica industriale e i risultati sono i troppi settori industriali che l’Italia ha dovuto abbandonare, adesso qualcosa potrebbe ripartire e già solo questa è una supernotizia. L’elenco potrà essere migliorato, ci saranno state disattenzioni e dimenticanze, ma comunque adesso si sa da dove partire e si partirà e questo è quello che conta.
Poi naturalmente Renzi ha indicato le azioni da fare sulle regole del lavoro. Le scelte di fondo sono due, quella per un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e quella per un assegno per chi perde il lavoro per tutti, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto. Non si sa se questo sistema possa funzionare, ma è un dato di fatto che si prova in questo modo ad aggredire il dualismo più duro che affligge il nostro paese, quello tra chi ha diritti e chi non ne ha. Finora nessuno ci ha mai provato.
Scelte difficili, che hanno parecchi difetti. Il primo è che costano molto, perché tutti sanno che il costo dell’energia nel nostro paese è altissimo, ma abbassarlo non è facile, soprattutto ha un prezzo altissimo. Lo stesso vale per l’estensione erga omnes degli ammortizzatori sociali. Renzi non ha detto dove troverà queste risorse, a chi chiederà i soldi necessari. E’ possibile che segua il suggerimento che gli ha dato subito Susanna Camusso, di avviare una patrimoniale. Certo, qualcosa si dovrà inventare se non vuole che tutto frani come un castello di carte.
L’accoglienza che ha avuto l’annuncio di Renzi la dice lunga sulla sua consistenza. Enrico Letta ed Enrico Giovannini l’hanno presa malissimo, si sono sentiti scavalcati, a ragione: ma non è colpa di Renzi se finora dal questo governo non sono venute indicazioni importanti per il lavoro, che è il vero problema dell’Italia in questi anni. Il sindacato per lo più ha plaudito, forse perché convinto della bontà delle indicazioni arrivate, forse anche perché in difficoltà di fronte a un segretario del maggior partito della sinistra che non parla molto bene delle rappresentanze dei lavoratori.
A proposito di rappresentanza dei lavoratori Renzi ha annunciato la volontà di varare una legge in materia. E’ evidente che se si tratterà di una legge di appoggio, che ricalchi l’accordo del maggio dello scorso anno tra confederazioni sindacali e Confindustria, non potrà che fare del bene, perché renderà valido per tutti quell’accordo. Se invece seguirà altre strade, cercando di innovare, questo potrebbe essere un danno, perché innesterebbe un conflitto inutile tra il Pd e i sindacati proprio nel momento in cui dalle parti sociali è stato fatto uno sforzo reale per comporre, su questa materia, differenziazioni storiche. Sarebbe uno schiaffo ai sindacati, che non se lo meritano. Ci sono altri modi per correggere atteggiamenti e politiche che a Renzi possano sembrare non convincenti e validi.
Contrattazione
E’ stato trovato un accordo per il rinnovo del contratto della gomma plastica, arrivato dopo una lunghissima trattativa, iniziata un anno fa. E’ stata raggiunta un’intesa anche per risolvere i problemi nati con la fusione di Comdata Care spa e Comdata spa. Infine un terzo accordo per la mobilità di 545 lavoratori della Agusta Westland del gruppo Finmeccanica. Da segnalare l’avvio di due vertenze nel settore alberghiero per la gestione di esuberi per la Atahotel e la NH Italia.
I sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil hanno messo a punto le linee guida per il rinnovo dei contratti del comparto per il 2014. Perdurando il blocco della contrattazione pubblica è difficile che queste proposte abbiano un seguito, ma i sindacati hanno voluto ugualmente renderle note nella convinzione che questo blocco contrattuale fa solo del male al paese aggravando i problemi esistenti anziché cercare di risolverli.
Opinioni
Il diario del lavoro pubblica due opinioni. La prima del professor Giordano Silvini, dell’Università di Calabria, che si è soffermato sull’operazione Fiat-Chrysler esaminando i dettagli economici dell’intera operazione. La seconda, firmata da Roberto Polillo, si sofferma invece sul conflitto nato attorno a una vertenza che interessa gli infermieri del Servizio sanitario.
Interviste
Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Filctem Cgil Emilio Miceli in merito all’accordo raggiunto per il rinnovo del contratto della gomma plastica.
Documentazione
In documentazione per Il diario del lavoro gli accordi per il contratto gomma plastica, la mobilità all’Agusta Westland e la fusione Comdata, il testo del Job Act di Matteo Renzi, il testo integrale di uno studio della Confartigianato sulle conseguenze della crisi sull’occupazione del comparto.