L’Italia è entrata nel suo tunnel buio. La crisi politica, scoppiata nel momento meno opportuno, in piena pandemia e alla vigilia di decisioni di estrema rilevanza per il nostro futuro economico, disegna un avvenire molto pericoloso. I partiti hanno operato la rottura, o l’hanno subita con non minore responsabilità, ma non sembrano essere in grado di superarla. Si potrebbe sempre tentare la scorciatoia degli accordicchi, delle risanature finte, ma questo non trarrebbe il paese dalle sue difficoltà. Il rischio forte è che il paese si trovi senza guida o con una guida molto debole proprio al momento di compiere scelte invece decisive. L’Italia non era ancora uscita dalla crisi iniziata nel 2008, non aveva ancora recuperato gli standard economici e produttivi che aveva prima di quella data, al contrario degli altri grandi paesi europei, poi è arrivata la pandemia, che ha innalzato il debito e ha prostrato il mondo produttivo. La prospettiva dei sostanziali aiuti europei, la Next generation Eu, potrebbe rappresentare la via di uscita da questa situazione, ma è in questa congiuntura, così precaria, che è precipitata la crisi politica.
Il problema è che gli aiuti europei, quei benedetti 209 miliardi di euro, non rappresentano un regalo di entità buone e caritatevoli, ma sono un prezzo che l’insieme dei paesi europei sono pronti a pagare per facilitare la ripresa economica in tutto il continente. E per questo saranno concessi solo a fronte di programmi di risanamento economico veri, concreti, efficaci. Ma mettere a punto questi programmi rappresenta una sfida forse impossibile per un paese, come il nostro, che ha sempre stentato anche solo a spendere gli aiuti che i piani pluriennali europei mettevano a disposizione. Il governo ha preparato un programma di massima per l’utilizzo di questi fondi, ma il giudizio di chi l’ha letto non è positivo. Basti pensare che il presidente di Confindustria Carlo Bonomi si è trovato ancora una volta a criticare l’azione del governo affermando, appunto ancora, che manca quella visione d’insieme che è invece indispensabile perché gli obiettivi siano davvero raggiungibili.
Il nostro paese con l’aiuto di quei 209 miliardi dovrebbe sanare i suoi vizi storici, le lacune che per anni hanno impedito all’economia di decollare, dovrebbe mettere in campo una strategia di attacco che faccia risalire le graduatorie che l’hanno sempre visto agli ultimi posti in Europa, spesso anche nel mondo. Sono venti, forse trent’anni che la produttività stagna nel nostro paese e questo ci impedisce di tentare di risanare la situazione debitoria che ci caratterizza come uno dei due paesi più indebitati nel mondo. Per tornare a crescere è necessario un doppio, forse un triplo salto mortale. Impresa difficilissima che ci ricorda un po’ la crisi che abbiamo attraversato nei primi anni 90, quando Giuliano Amato per recuperare un po’ di risorse finanziarie, indispensabili per evitare il défault, fu costretto a mettere le mani nelle tasche degli italiani attingendo ai loro conti correnti bancari con un atto che nessuno gli ha mai perdonato (dove avrebbero dovuto invece ringraziarlo).
Un momento difficile quello per il nostro paese, che, guarda caso, era attraversato da una crisi politica ben più grave dell’attuale, considerando che Tangentopoli stava spazzando via i vecchi partiti politici. Ma l’Italia riuscì a recuperare e ci riuscì perché prima Amato, poi Carlo Azeglio Ciampi, che lo sostituì a Palazzo Chigi, chiesero e ottennero l’aiuto delle forze vive del paese, i rappresentanti del mondo del lavoro e della produzione. Con il loro aiuto, con la loro collaborazione il paese, lentamente, riuscì a recuperare, ritrovò la via dello sviluppo. Un’alleanza operosa che sanò la debolezza della politica. Non fu una mossa improvvisa, dettata dall’emergenza, l’Italia si era avvicinata gradatamente a questa collaborazione, affrontando negli anni precedenti i grandi problemi economici e sociali che la indebolivano. Ma furono quegli accordi generali, del 1992 e del 1993, a risanare il paese, a dargli la spinta necessaria per tornare a crescere.
Un esempio da seguire? Certamente sì, ma le attuali forze politiche, forse proprio a causa della loro debolezza, non sembrano capaci di ascoltare le offerte di collaborazione che tutti i giorni gli arrivano. E’ indubbio che solo da un concerto il più ampio possibile potrebbe venire la forza, l’intelligenza, anche la fantasia in grado di far risalire la china. Per aggredire i mali oscuri che affliggono il paese la prima cosa è conoscere questi mali, ma davvero, in profondità, perché solo in questo modo è possibile aggredire quegli stessi mali e sconfiggerli. E chi meglio dei sindacati e degli imprenditori conoscono le difficoltà del lavoro e della produzione, chi meglio di loro è in grado di capire dove e come sia necessario mettere le mani. Ma, almeno finora, non sembra che ci sia stata alcuna attenzione all’apporto che potrebbe venire dalle forze sociali.
Martedì scorso Il diario del lavoro ha presentato via web il libro che Enrico Giovannini e Fabrizio Barca hanno scritto per Laterza “Quel mondo diverso” e più volte sia loro due che gli altri intervenuti al dibattito, Elly Schlein e Gaetano Sateriale, hanno insistito sulla necessità di attivare un concerto generale per unire le forze, perché sia possibile raccogliere tutte le potenzialità che il paese offre, anche generosamente, ma che restano inerti e inascoltate. Hanno insistito tutti perché non si trascuri nessuno in questa azione di individuazione dei punti di attacco, perché tutti siano protagonisti, nella considerazione che solo in questo modo, da un confronto vasto e ampio, sia possibile individuare i veri punti di bene comune. Non nutriamo molte speranze che la politica si ravveda, perché dovrebbe rendersi conto che la società è molto più ricca della politica e che le difficoltà della politica alla lunga minano il terreno della democrazia ed è difficile che ciò accada. Solo i prossimi giorni ci diranno se il paese ha qualche possibilità di ripresa, se la via diritta davvero non ci è negata. La speranza, si sa, è l’ultima a morire.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Il sindacato dei poveri
Il diario del lavoro ha dato il via a una serie di interviste e colloqui sul ruolo del sindacato nel contrastare la crescente povertà e il disagio sociale che la crisi economica e sanitaria stanno alimentando. In un’intervista rilasciata al direttore del Diario del lavoro, Massimo Mascini, il segretario generale della Fim-Cisl, Roberto Benaglia, sottolinea l’importanza del ruolo politico che oggi il sindacato dovrebbe rivestire. Per il leader dei metalmeccanici della Cisl la povertà crescente, le file sempre più lunghe alla Caritas, sono problemi ai quali le parti sociali non possono rimanere sordi. Sempre Mascini ha intervistato Bruno Manghi. Secondo il sociologo e a suo tempo sindacalista a fianco di Carniti, il sindacato italiano ha molte chance nel poter contrastare la povertà perché ha a disposizione le centinaia di migliaia di persone che sono associate ai sindacati confederali dei pensionati. Una forza d’urto importante, che potrebbe fare la differenza. Comunque, non si partirebbe da zero, sia perché il sindacato italiano ha sempre svolto interventi importanti di carattere sociale, sia perché molte strutture esistono già. Nel suo Guardiano del faro, Marco Cianca riprende il tema dell’impegno del sindacato, davanti a uno spaventoso deterioramento delle condizioni sociali ed economiche di milioni di italiani. Sempre Cianca, in un dialogo con Giuliano Cazzola, analizza il ruolo del sindacato sui territori. Le parti sociali sono ancora l’unico soggetto veramente forte, capaci di avere un ruolo essenziale nell’intercettare i bisogni delle fasce più disagiate, davanti a una politica sempre più volatile. Eppure la loro voce è flebile e scontata. Ancora Cianca ha intervistato Andrea Ranieri, con alle spalle una lunga militanza nella Cgil e poi senatore, cresciuto alla scuola di Vittorio Foa e Bruno Trentin. Ranieri afferma che il sindacato, per sua stessa natura, deve tutelare i poveri e i più deboli. Se non parla a nome di tutti, sostiene, abdica alla sua stessa funzione.
Un libro tira l’altro
Il diario del lavoro ha inaugurato martedì 12 la nuova iniziativa “Un libro tira l’altro”: una serie di appuntamenti, in diretta Zoom, per presentare i più interessanti saggi sui temi economici, politici e sociali, con la partecipazione degli autori e con esperti ed esponenti del mondo politico ed economico. In questo primo appuntamento è stato presentato il libro di Fabrizio Barca e ed Enrico Giovannini, edito da Laterza, “Quel mondo diverso”. La discussione, introdotta dal direttore del Diario del lavoro Massimo Mascini, e coordinata da Rosa Polacco di Radio Rai 3, ha visto la partecipazione, oltre che dei due autori del volume, di Elly Schlein, vicepresidente della regione Emilia-Romagna e del sindacalista Gaetano Sateriale.
Analisi
Giuseppe Sabella analizza la nascita dell’AWU (Alphabet Workers Union), il sindacato nato all’interno del colosso tecnologico Google. AWU, spiega Sabella, non nasce per rivendicazioni di carattere economico ma di tutela dei diritti, rispetto della libertà di opinione e utilizzo delle nuove tecnologie.
Alessandra Servidori fa il punto su ciò che si è discusso al Forum sugli investimenti tenutosi a Roma. Tra i punti messi in maggior evidenza è emersa la necessità di puntare sugli investimenti per la ripresa della crescita e la necessità di un’Europa più solidale e comunitaria piuttosto che intergovernativa.
Massimo Forbicini spiega come parlare di relazioni industriali nell’era digitale sembra quasi una contraddizione. Le nuove tecnologie, spiega Forbicini, stanno cambiando lo stile ed il modo di comunicare tra la parti sociali, continuando a mantenere il principio che le relazioni sindacali sono fatte di relazioni umane.
Gaetano Sateriale e Maurizio Castro riflettono sulla crisi della politica, iniziata nel momento in cui questa ha abbandonato i territori. Eppure proprio per rimediare a questa crisi, occorre ritornare al livello locale.
Walter Cerfeda analizza i punti dell’accordo con il quale la Gran Bretagna è uscita dall’Unione europea.
Contrattazione
È stato sottoscritta, tra Assosistema-Confindustria e Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto del settore delle lavanderie industriali. Nella parte economica, l’intesa prevede un aumento medio sui minimi di 63 euro. Sul versante normativo, nel contratto vengono migliorati gli articoli sul sistema delle relazioni industriali inserendo linee guida sulla partecipazione dei lavoratori e rafforzando il ruolo dell’osservatorio nazionale dell’ente bilaterale.
La nota
Nunzia Penelope spiega che gli Usa hanno retto di fronte agli omicidi di presidenti, politici, guerre, scandali, attacchi terroristici, crisi economiche epocali. Non saranno gli scalmanati spediti da Trump all’attacco di Capitol Hill a mettere in discussione l’America: un’ora dopo l’attacco, infatti, il Congresso ha sancito regolarmente l’elezione di Biden.
Fernando Liuzzi fa il punto sulle conseguenze e gli scenari dopo la nascita di Stellantis, il quarto costruttore di auto più grande al mondo.
I blog del Diario
Roberto Polillo fa il punto sulla crisi di governo, arrivata nel momento in cui la pandemia e la recessione economica riprendono forza.
Costantino Corbari racconta la rassegna “Cinema & Lavoro”, realizzata dalla Funzione pubblica Cisl di Verona, realizzata in chiave virtuale per far fronte alla pandemia.
Giuliano Cazzola afferma come la scuola si trova nel mezzo della burrasca causata dal covid, tra Dad e regioni che si muovono in ordine sparso sulla riapertura delle lezioni in presenza.
Alessandro Meloncelli sostiene che il cashback non ha alcun impatto in termini di lotta all’evasione. La stessa Vigilanza della Bce lo ha segnalato con una lettera inviata al Ministro Gualtieri.
Tommaso Nutarelli dice la sua sugli attacchi a Capitol Hill e sul comportamento del presidente Trump.
Luigi Marelli ritiene che il mondo in cui useremo gli oltre 200 miliardi del Recovery Plan inciderà molto sul nostro futuro di paese e individui.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana, la produzione nell’industria, i prezzi al consumo e le stime sugli occupati e i disoccupati. Infine è presente il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il bollettino economico della Banca d’Italia.