Speravamo tutti che fossero definitivamente finiti i tempi di Tangentopoli, le cronache sull’affaire Expo ci hanno tolto questa illusione. Le voci ricorrenti che la corruzione non era finita, che continuava a intorbidire il mondo degli affari ci dicevano il contrario, ma non volevamo crederci. Adesso dobbiamo prenderne atto, tutti perché le dimensioni e soprattutto le caratteristiche di questo scandalo, il fatto soprattutto che ci siano dentro sempre le stesse persone, fa capire che si tratta di un male endemico al nostro paese, non l’occasione per cui alcuni delinquenti si sono messi insieme.
L’unica cosa positiva è che al centro di questo nuovo evento delittuoso c’è l’appuntamento più prestigioso per il nostro paese, quell’Expo che nel bene e nel male rappresenterà l’Italia nel mondo l’anno prossimo. Per cui non ci si può fermare, si deve andare avanti nei lavori costi quel che deve costare. Almeno non abbiamo aggiunto al danno la beffa di chiudere quei cantieri, evento che in un momento così difficile per l’edilizia e i lavori pubblici avrebbe segnato un nuovo disastro.
Renzi ha detto che sulla ripresa dei lavori per l’Expo ci mette la faccia (la Jena su La Stampa due giorni fa si è chiesto quante facce abbia il premier) e ha chiamato a risolvere il groviglio Raffaele Cantone, che aveva già nei mesi scorsi ricevuto l’incarico di guidare l’Autorità nazionale anticorruzione. La speranza è che davvero si riesca a isolare le mele marce, anche se non si sa quante siano e il timore è che non siano poche.
Comunque, siccome le cattive notizie non vengono mai da sole, l’Istat ci ha avvertito che il Pil è in discesa, nel primo trimestre di quest’anno ha fatto segnare un -0,1% sul trimestre precedente, un -0,5% sullo stesso trimestre del 2013. Anche qui, nessuno credeva che la crisi fosse già passata, tanto è vero che l’occupazione continuava a calare. Ma la speranza sul Pil era più forte, si pensava che la risalita, lenta ma continua, ci avrebbe portati prima o poi fuori dal guado (o dal tunnel se si preferisce). E invece anche qui dobbiamo prendere atto che le difficoltà non sono finite, che stiamo ancora arrancando. Il punto è che non sono mai arrivate le necessarie riforme, quelle che non abbiamo fatto negli anni scorsi per cui crisi o non crisi stavamo in coda al gruppo. Adesso si deve cercare di recuperare il tempo perduto. Matteo Renzi lo dice, corriamo non perché ci piace andare veloci, ma perché dobbiamo recuperare il terreno perso.
E allora cambia anche il giudizio sulla riforma del lavoro, il primo pezzo passato in Parlamento, sia pure a colpi di voti di fiducia. La speranza, anche qui ultima a morire, è che le norme varate per i contratti a termine e l’apprendistato servano davvero a mettere qualcosa in movimento e che qualche risultato finalmente arrivi.
Per il momento ci limitiamo a prendere atto del risultato, davvero positivo, che ha trovato la vertenza dell’Electrolux. Sembrava quasi impossibile arrestare la fuga degli svedesi e invece lavorando tutti assieme, governo, regioni, sindacati e impresa, sono riusciti a operare il miracolo. Ciascuno ci ha messo qualcosa, adesso gli stabilimenti non chiuderanno, nessuno perde il posto di lavoro. Ha vinto la solidarietà, soprattutto tra gli operai, che hanno rinunciato ciascuno a un pezzo del tempo di lavoro, quindi a una parte del salario. Sul Diario del lavoro un bell’articolo di Fernando Liuzzi sottolinea la bontà del risultato ottenuto.
E questo dovrebbe dirla lunga anche sulla trasformazione in atto nel mondo del lavoro che sta cambiando sotto i nostri occhi. Il diario del lavoro ha proseguito anche questa settimana la serie di interviste sul mestiere del sindacato, cioè sull’impegno dei corpi intermedi adesso che la concertazione è finita e le risposte sono più o meno univoche, è la cooperazione, la partecipazione il futuro delle relazioni industriali. Il tempo dei rapporti di forza è finito, come quello della contrapposizione tra capitale e lavoro. Adesso prende piede un’idea diversa, che l’azienda è di tutti, anche e soprattutto di chi ci lavora, per cui l’unica cosa è lavorare assieme, ciascuno mettendo quello che ha per raggiungere l’obiettivo comune di far stare bene l’azienda e quindi stare bene tutti. Del resto a queste conclusioni è giunta una grande inchiesta, presentata nei giorni scorsi a Milano, che ha svolto la Fim Cisl tra i lavoratori per sapere cosa pensino del nuovo modo di lavorare. Tutti hanno risposto in termini entusiastici della nuova fabbrica, dell’organizzazione del lavoro, del loro coinvolgimento nelle decisioni, piccole e grandi che si prendono tutti i giorni in fabbrica. Forse davvero stiamo cambiando.
Contrattazione
E’ certamente l’accordo per l’Electrolux il fatto più rilevante di questa settimana nel campo della contrattazione. Da rilevare ancora un accordo raggiunto da Inail, Confindustria Energia e i sindacati del settore energetico-petrolifero per un obiettivo comune: promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro e sviluppare attività e progetti volti alla riduzione sistematica degli eventi infortunistici e delle malattie professionali.
Opinioni
Due le opinioni pubblicate da Il diario del lavoro. La prima di Maurizio Ricci che sottolinea come a giudizio di una ricerca del Fmi non sia il costo del lavoro a pesare sulle aziende italiane quanto le dimensioni troppo piccole delle unità produttive e l’inadeguatezza delle strutture industriali. La seconda è firmata da Flavio Pellis che si chiede se sia possibile costruire una società in cui, pur riconoscendo il merito e la competenza, sia possibile ridurre le diseguaglianze.
Interviste
Continua la serie di interviste sul mestiere del sindacato. Questa settimana hanno risposto alle domande de Il diario del lavoro Pier Paolo Baretta, Paolo Pirani e Piero Albini.
Documentazione
E’ possibile consultare su Il diario del lavoro il testo della legge sui contratti a termine e l’apprendistato, appena varata dal Parlamento. Ancora, il testo di una sentenza della Corte d’appello di Torino che ha condannato la Fiat per condotta antisindacale, il testo dell’accordo tra Inail, Confindustria energia e sindacati del settore energetico per la salute e sicurezza del lavoro, i risultati della ricerca Fim sulle condizioni di lavoro alla Fiat.