La decisione è stata presa, sarà battaglia aperta sull’articolo 18. Il testo dell’emendamento approvato dalla Commissione Lavoro del Senato lascia pochi margini di dubbio. Esso afferma infatti che sarà introdotto la figura di un “contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio”, e appare evidente che queste tutele, se devono essere correlate all’anzianità, non prevedono il reintegro nel posto di lavoro. E’ più credibile che tali tutele possano essere alla fine il pagamento di un’indennità, appunto tanto più alta quanto ampia sia l’anzianità di servizio. Il testo comunque, si deve credere, è stato volutamente mantenuto vago per lasciare ambiti di manovra. E’ possibile, per esempio, che a un certo punto si arrivi a una soluzione per cui la tutela dell’articolo 18, e quindi il reintegro, scatti dopo un certo numero di anni, che sia anche superiore a tre.
Per il momento però queste sono solo ipotesi di scuola, perché tutto fa credere che Matteo Renzi abbia deciso di andare fino in fondo, fino all’eliminazione della possibilità del reintegro, se non per i casi del licenziamento discriminatorio (anche se non c’è chi crede che anche questa eventualità sia a rischio). Ormai il problema è tutto politico ed è tutto interno al Pd. La sinistra del partito, nelle sue diverse sfumature, infatti ha alzato le barricate a difesa dell’articolo 18 e non intende mollare la presa, per cui Renzi può cogliere questa occasione per chiudere una volta i conti con loro sconfiggendoli apertamente. Uno scenario, abbastanza credibile, indica la direzione del Pd del 29 settembre come il momento in cui si definirà la partita: Renzi porterà lì il problema del Job’s Act e si voterà, il sì a maggioranza è abbastanza scontato, per cui sarà poi un problema della minoranza adeguarsi. A meno che i piani del premier non prevedano di andare alle elezioni l’anno prossimo, per cui gli potrebbe servire l’indisciplina della minoranza per dimostrare che è indifferibile cambiare questo Parlamento. Un progetto però molto a rischio, perché Renzi non potrebbe certo bissare il risultato delle europee, scenderebbe ben sotto quel 40,8% e questo potrebbe indebolirlo. A parte il fatto che tenere il paese in bilico fino alle elezioni in primavera potrebbe essere deleterio per la tenuta dell’economia. Per questo l’ipotesi della prova di forza è più credibile. Anche se si continua a non capire l’importanza dell’eliminazione dell’articolo 18, che certo non porterà nuova occupazione.
Ci sarebbe poi da tener presente l’opposizione del sindacato, che si prepara a uno sciopero generale, anche se nessuno lo dice apertamente per il momento. Ma a Renzi del sindacato interessa molto poco, sbagliando, è vero, ma questa è la realtà. Da tempo ha messo nel conto un indebolimento dei corpi intermedi, che peraltro non fanno nulla per rafforzarsi. Lo sciopero, se ci sarà, è difficile che porti un serio danno al governo. Che peraltro è possibile credere abbia in programma un colpo di teatro proprio sullo statuto dei lavoratori per risalire la china del consenso se questo dovesse scendere. Il governo sembrerebbe infatti intenzionato a spuntare sì le armi dello statuto dei lavoratori, eliminando l’articolo 18, le norme del demansionamento e quelle sul controllo a distanza, ma poi allargare l’applicazione dello statuto eliminando la norma per la quale questo insieme di norme si applica solo ai dipendenti di aziende con almeno 15 dipendenti. Insomma, uno statuto meno incisivo, ma valido per tutti i lavoratori. Non si spiega altrimenti il preciso riferimento che ha fatto Renzi alla necessità di non avere più lavoratori di serie A e B. E questo porterebbe nuovo consenso al premier.
Il diario del lavoro ha seguito naturalmente con grande attenzione tutta questo partita, determinante per il mondo del lavoro. Al tema è dedicato l’editoriale di Massimo Mascini. Nella rubrica Dalle istituzioni il giornale ha riferito con assiduità tutto l’andamento dei lavori della Commissione Lavoro del senato dedicati a questo tema, mentre in documentazione è stato pubblicato il testo dell’emendamento sul quale ha poi votato la Commissione.
Il diario del lavoro ha anche dato notizia in settimana dell’intenzione della Confindustria di aprire una nuova partita con il sindacato sulla struttura della contrattazione. E’ del mese di maggio un documento della confederazione, che Il diario del lavoro pubblica in integrale, con il quale la confederazione chiede l’avvio di un negoziato con il sindacato per allargare quanto possibile il decentramento della contrattazione, in modo da legare in maniera sempre più stretta l’andamento del salario con la redditività e la produttività delle imprese e, pur mantenendo i due livelli contrattuali, per consentire una derogabilità più ampia della contrattazione aziendale su quella nazionale, anche per la materia salariale. Il documento della Confindustria è stato presentato in giugno al governo e in luglio è stato presentato anche ai vertici del sindacato, che però hanno respinto decisamente l’ipotesi di un nuovo negoziato. Ma il campo è segnato ed è più che probabile che prima o poi si arrivi a nuove trattative.
Contrattazione
Dopo 8 anni, è stato rinnovato il contratto nazionale imprese di pulizia artigiane. Il contratto coinvolge oltre 150.000 addetti di 35.000 imprese nel corso della settimana è stato siglato un accordo integrativo per i 2500 dipendenti della Bayer. Siglata anche un accordo per la mobilità dei lavoratori della King srl. Due vertenze invece sono ancora corso: quella della Sammontana, che ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede cassa integrazione ed esuberi: è stato previsto un nuovo incontro il 25 settembre; e quella per la compagnia di call-center Accenture, di cui sono a rischio 262 dipendenti.E’ stato invece trovato un accordo tra Unicredit e Federlegno Arredo, con l’obbiettivo di sostenere le aziende del settore tramite finanziamenti a tasso zero per 5 anni.
Opinioni
Roberto Polillo firma per Il diario del lavoro un articolo sulla situazione delle rappresentanze dei medici, di fatto esclusi dalla riforma della pubblica amministrazione.
Interviste
Il diario del Lavoro pubblica un’intervista di Andrea Ottieri alla presidente del patronato della Cgil, Morena Piccinini, che esprime la disponibilità della Cgil a collaborare con l’esecutivo per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il patronato, fa presente la Piccinini, ha una grande esperienza in merito e la sua collaborazione sarebbe preziosa.
Note
Cinque interessanti note pubblicate questa settimana. Oltre all’editoriale di Massimo Mascini, dedicato alla volontà espressa dalla Confindustria di riaprire un dialogo con il sindacato sulla struttura della contrattazione Il diario del lavoro pubblica un articolo di Nunzia Penelope sull’emendamento “rashomon” al ddl Poletti presentato dal governo, che introduce il contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti. Ancora, due pezzi di Fabiana Palombo: il primo sulla nuova attenzione di Bruxelles al ruolo che dovrebbero avere le cooperative sociali all’interno del mondo dello sviluppo sostenibile; il secondo sulle soluzioni proposte dai partecipanti al Forum Asstel sullo stato della filiera delle telecomunicazioni in Italia. Infine un articolo, firmato Emanuele Ghiani, sui nuovi finanziamenti in arrivo della Bce alle banche europee per fare ripartire l’economia reale nell’area Ue.
Documentazione
E’ possibile consultare su Il diario del lavoro il testo integrale Istat sugli indicatori lavoro delle imprese di quest’anno; la previsione del Centro studi Confindustria degli scenari economici; il testo della relazione di Rocco Palombella al XV congresso della Uilm; il testo contenente le proposte di Confindustria sulla riforma del mercato del lavoro; Il rapporto Asstel sulla filera delle telecomunicazioni in Italia; infine il testo dell’emendamento del governo al disegno di legge delega sul mercato del lavoro.