Nasce il Renzi primo, a poco più di due mesi dall’insediamento del ‘rottamatore’ alla guida del Pd. Nasce in fretta, come è abitudine del nuovo premier, che non ama perdere tempo nelle liturgie a cui ci ha abituato la politica italiana. Resta da vedere, e da sperare, che non passi altrettanto in fretta: malgrado tutto, il timore che una maggioranza complessa come quella chiamata a sostenere l’esecutivo si sgretoli alla prima difficoltà continua a serpeggiare. Ma Renzi ha dimostrato, nel difficile frangente della violenta crisi di governo da lui stesso provocata, di avere polso. E soprattutto, di non aver alcun timore reverenziale: ha gestito con abilità sia il pericoloso abbraccio con Berlusconi che l’ingestibile – per altri – confronto con Grillo. Anche sulla composizione dell’esecutivo è probabile che alla fine abbia fatto di testa sua. Ancora a pochi minuti dalla presentazione della lista dei ministri, sui nomi effettivi regnava la più totale incertezza. Unica conferma quella di Pier Carlo Padoan, arrivata, peraltro, da una fonte estera, cioè quell’Ocse di cui il neo ministro dell’Economia ricopre la carica di numero due. C’è da dire che dopo la ridda di nomi fantasiosi dei primi giorni (che ha portato qualcuno a paragonare la composizione del governo al casting per l’Isola dei famosi) nelle ultime ore tutti i nomi in ballottaggio avevano recuperato un senso e una dignità. Per il Lavoro, ad esempio, era comprensibile e corretta sia la scelta di Guglielmo Epifani che quella di Tito Boeri. E allo Sviluppo economico, si sarebbe potuto definire “l’uomo giusto al posto giusto” sia Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie, che Franco Bernabè da poco ex presidente di Telecom Italia: due manager di valore e competenza. Anche l’ipotesi circolata nelle ultime ore, di un Nicola Gratteri, magistrato in prima fila nella guerra al crimine organizzato, come nuovo ministro della Giustizia, se pure solo a livello di ipotesi, era una soluzione di tutto rispetto, segnale di una sensibilità del nuovo premier verso un problema gravissimo come quello dell’illegalità.
Comunque sia, adesso il tempo delle chiacchiere è finito, e il Renzi Primo dovrà mostrare quello che sa fare. Dopo il battesimo ufficiale alle Camere (il giuramento è atteso per sabato, la fiducia per lunedì), ci si aspettano immediatamente azioni concrete. Il paese è in bilico, l’economia continua a ristagnare. La Corte dei conti ha bocciato nei giorni scorsi la Legge di stabilità, affermando che il prossimo anno causerà mancate entrate per oltre 13 miliardi. Non a caso si è tornati a parlare di patrimoniale, il partito dei cui sostenitori si arricchisce ogni giorno di nuovi supporter, tra cui anche personaggi vicinissimi al neo premier. La patrimoniale è anche la sola cosa che ormai unisce Susanna Camusso e Maurizio Landini, per il resto impegnati in uno scontro che ha pochi precedenti nella storia della confederazione. Quanto al sindacato nel suo complesso, sembra entrato in una stagione di strana e inspiegabile afasia. Fanno invece sentire la loro voce, con rabbia, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti: passati all’azione, hanno occupato le piazze che erano tradizione dei sindacati. A Roma, in piazza del Popolo, il 18 febbraio sono arrivati in 60 mila per gridare il loro sdegno verso una politica che li ha abbandonati ormai da anni. Ecco, con tutto questo Renzi dovrà fare i conti, e non saranno conti semplici da far quadrare.
Contrattazione
Importante accordo, tra Enel e sindacati, su un tema fondamentale come quello dell’alternanza scuola-lavoro. L’intesa prevede l’utilizzo del contratto di apprendistato per un percorso di studio concordato tra scuola e azienda. Sul piano delle vertenze, saltata la trattativa sulle meccanizzazioni postali: Ph Facility ha rifiutato di sottoscrivere lo schema d’accordo già raggiunto tra Fim, Fiom, Uilm, Selex Es, Stac e Logos, che avrebbe messo fine alla vertenza. Si sblocca invece la situazione a Piombino: il commissario straordinario ha deciso di procedere al pagamento della nave per l’approvvigionamento delle materie prime. Ora, chiede Marco Bentivogli, della Fim Cisl, è possibile pensare a un piano industriale di rilancio. E ancora, è stato firmato l’accordo di riorganizzazione per la Seat Pagine Gialle, finalizzato anche alla riduzione dei costi, in modo da contribuire al rilancio aziendale
Documentazione
Nella sezione è ossibile leggere la versione integrale dell’accordo Enel, di quello Seat Pagine Gialle, la proposta del centro studi Astrid per la partecipazione e la democrazia industriale, e la documentazione completa sul nuovo ‘’caso call center’’ scaturito dalla denuncia dei sindacati sulla delocalizzazione. Inoltre, pubblichiamo integralmente il “manifesto” di Rete Imprese Italia che è stato alla base della grande manifestazione di protesta organizzata a Roma, che ha portato in Piazza del Popolo oltre 60 mila artigiani, commercianti e piccoli imprenditori.