Il decreto lavoro ha ottenuto la fiducia della Camera, anche con un’alta percentuale, ma questo non ha spazzato via tutti i problemi per Matteo Renzi. Il provvedimento deve adesso passare al Senato, e lì la situazione sarà sicuramente più difficile. Non è un caso che il presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi (Ncd), abbia nominato Pietro Ichino, ex senatore Pd, ora riformatore dentro Scelta Civica, come relatore del testo. Ncd, ma anche Scelta civica, fanno infatti sapere che verrà reiterata la richiesta di modificare il testo per tornare alla versione precedente l’esame della commissione Lavoro della Camera. Una modifica da parte del Senato però richiederebbe un altro passaggio alla Camera e i tempi potrebbero non essere più sufficienti.
Finirà tutto in una bolla di sapone? E’ un’ipotesi poco credibile considerando che questa è la prima vera prova del fuoco per Matteo Renzi e una sconfitta sarebbe uno smacco troppo forte per chi vuole rivoluzionare l’intero modo di fare politica. E’ allora forse più probabile che si giunga a un nuovo voto di fiducia, mettendo ancora tutti di fronte al dilemma se accettare il provvedimento così come è oppure far cadere il governo.
Il punto è che il premier non ha fatto mistero della sua volontà di arrivare al semestre europeo avendo già fatto gran parte delle riforme annunciate. Lui ha sempre detto infatti che l’Italia è poco credibile in Europa proprio perché non ha fatto le riforme che erano state chieste e promesse, quindi è comprensibile che punti ad arrivare al primo di luglio con le carte in regola. Ma non è cosa di poco conto nemmeno avviare in così poco tempo tutte le riforme che vuole fare, sulle istituzioni, il lavoro, la pubblica amministrazione, le privatizzazioni e così via. Tanto più considerando la vita difficile che sta avendo il primo provvedimento sul lavoro.
Un percorso tanto più complesso considerando che il governo non si sta avvalendo del possibile aiuto delle parti sociali, che tra l’altro sono divise tra di loro, ma certamente tutte contrarie al decreto legge del governo. Parti sociali in questa loro fase storica in grandi difficoltà. specialmente il sindacato, che ha perso del tutto la concertazione, quindi il ruolo pubblico che in un modo o nell’altro per un paio di decenni ha avuto, ma non ha ancora individuato con cosa sostituirla. Certo il suo mestiere prossimo venturo non potrà essere il controllo della dinamica salariale, che peraltro non ha mai davvero avuto. Non lo aveva ai tempi della scala mobile, meno che mai dopo il 1993, perché con l’aggancio all’inflazione programmata si recuperava l’inflazione, ma il salario reale non cresceva, se non per quel poco che arrivava dalla contrattazione di prossimità, quella in azienda.
Ma allora, quale sarà il mestiere del sindacato? Deve adattarsi a un progressivo appannamento, fino a sparire? E’ difficile crederlo, e forse è guardando indietro nel tempo che può recuperare ruolo e centralità. Dovrebbe cioè tornare al suo mestiere originario, quello che svolgeva negli anni settanta e anche ottanta, quando contrattava, e quindi di fatto governava, l’organizzazione del lavoro e la condizione del lavoro, compito molto importante perché è in questo modo che è possibile restituire valore al lavoro, quel valore che si è perso progressivamente nel tempo, al punto che non è stato più importante il lavoro che si svolgeva, ma il salario che quel lavoro era in grado di assicurare. Nel tempo del consumismo il lavoro non ha più determinato il ruolo del singolo lavoratore nella società, con un impoverimento pernicioso di status.
Ma sarà capace il sindacato di compiere questa trasformazione? Perché dovrebbe mutare la sua organizzazione, cambiare natura, e questo non è mai semplice. Il diario del lavoro, che ha dedicato a questo tema l’editoriale di Massimo Mascini, sta avviando un’analisi a più voci per cercare di capire come evolveranno le relazioni industriali nel nostro paese.
Intanto si avvicina il congresso della Cgil, che giostrerà sul confronto-scontro tra Susanna Camusso e Maurizio Landini. Le posizioni del segretario generale della Fiom in realtà sono state già battute nei congressi di base, dove il più importante degli emendamenti che aveva proposto al documento generale, quello al testo unico sulla rappresentanza, non ha ottenuto più del 15%, meno di quanto non avesse raccolto la minoranza nell’ultimo congresso confederale nel 2010. Ma lo scontro ci sarà lo stesso, perché sono loro le due personalità di spicco nella confederazione e spesso si trovano su posizioni molto distanti. Ultimamente all’interno della Fiom sta crescendo la contrapposizione verso la Camusso, attaccata sul piano personale con molta virulenza. Sui rapporti tra Cgil e Fiom è da leggere su Il diario del lavoro un lungo articolo di Fernando Liuzzi che cerca di andare alla base dei dissidi, ricordando il diverso ruolo che hanno avuto la confederazione da un lato, la federazione dei meccanici dall’altro, sottolineando la trasformazione che la Fiom visse quando con Claudio Sabattini da avanguardia si trasformò nell’ala sinistra dell’organizzazione.
Contrattazione
Tre accordi in questi giorni. E’ stato rinnovato il contratto integrativo alla Vorwerk Folletto, è stato firmato un protocollo d’intesa per l’agricoltura, infine è stato siglato un accordo tra aziende ed enti del Servizio sanitario regionale in Veneto con i sindacati di settore per la tutela dei lavoratori in caso di appalto di tali servizi. E’ stato anche approvato dai lavoratori l’accordo raggiunto nei giorni precedenti per la Micron. In merito è da leggere su Il diario del lavoro un’intervista al coordinatore Fim della Micron Nicola Alberta sui contenuti di questo accordo.
Opinioni
Patrizio Di Nicola firma un articolo che si sofferma sui contenuti di un libro inchiesta che ha pubblicato assieme ad altri studiosi per l’Ediesse sulla realtà del lavoro flessibile.
Documentazione
Il diario del lavoro pubblica il testo del Documento di economia e finanza, il testo del Rapporto Isfol-Inps sull’apprendistato, il testo dell’accordo raggiunto in Veneto sulla tutela dei lavoratori in caso di appalti nel campo sanitario, il testo infine dell’audizione che la Cgil ha tenuto al Senato sulla riforma istituzionale della politica.