Il caso Pordenone è piombato sul mondo delle relazioni industriali mettendolo a rumore. Una terra ricca, culla di un’industrializzazione molto avanzata, un grande sviluppo imprenditoriale che ha portato diffuso benessere. La crisi ha però rotto l’equilibrio che si era creato mettendo in difficoltà le imprese. La maggiore di queste, l’Electrolux, grande impresa di elettrodomestici di proprietà svedese, nei mesi scorsi ha avviato un’analisi della situazione, avvertendo subito che tale esame avrebbe potuto portare a una delocalizzazione degli impianti, verso lidi più favorevoli, l’India o la Polonia. A rischio soprattutto il grande stabilimento di Porcia, dove si costruiscono lavatrici.
Il governo ha assistito immobile a tutto ciò. Non sono state avviate analisi, non sono state elaborate alternative, non sono state avanzate proposte di alcun genere. Tanto che Debora Serracchiani, governatrice della regione Friuli Venezia Giulia, forte di far parte della segreteria di Matteo Renzi, ha attaccato personalmente il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, chiedendone le dimissioni.
Chi non è rimasto alla finestra è stata Confindustria Pordenone stati gli industriali della provincia, che hanno messo in piedi un gruppo di studio, di cui hanno fatto parte Tiziano Treu, Maurizio Castro, Innocenzo Cipolletta, Riccardo Illy. Costoro hanno elaborato una proposta di sviluppo dell’industrializzazione nella provincia. Diretto non a una singola azienda, ma all’insieme dall’imprenditoria, con l’obiettivo di far tornare lo sviluppo di una volta creando una zona in grado di dare affidabilità circa la possibilità di fare industria. Assi portanti della proposta, un forte calo del costo del lavoro, un uso migliore degli ammortizzatori sociali, una capacità di gestione degli impianti più libera. La Regione era chiamata a svolgere un ruolo importante, sorreggendo a diverso titolo le iniziative imprenditoriali da costruire.
I sacrifici maggiori erano chiesti ai lavoratori, meno salario, più orario, meno benefici di vario genere accumulati negli anni del benessere. La richiesta era quella di tornare alle indicazioni, per salario e altro, previste dal contratto nazionale, tagliando appunto tutto quello che negli anni era stato aggiunto. E poi vari interventi su pause, ferie, festività. In cambio, un welfare integrativo corposo, per abbassare il costo della vita (pensione e integrità integrativi, asili nido, assistenza agli anziani, trasporto collettivo, buoni acquisto, ticket restaurant). Ancora, molte concessioni nel campo della partecipazione, alla gestione e al capitale delle aziende. Ma soprattutto la prospettiva di mantenere il posto di lavoro, altrimenti a serio rischio, non solo per i dipendenti di Electrolux.
Il dibattito su questa proposta è subito partito impetuoso. Le prime risposte da parte del sindacato non sono state negative, ma si attende soprattutto di verificare cosa farà la Fiom, sempre intransigente quando si tratta di limare diritti dei lavoratori. La Fiom locale ha messo immediatamente le mani avanti sostenendo la gravosità dei sacrifici posti e soprattutto la necessità di una prospettiva seria che giustifichi le rinunce.
Il diario del lavoro ha seguito con grande attenzione questa vicenda, nella consapevolezza, come ha scritto Tiziano Treu in un’Opinione pubblicata dal nostro giornale, che questa proposta potrebbe rappresentare un prototipo per tutto il paese.
La Fiom è nell’occhio del mirino anche per quanto si riferisce all’attuazione dell’accordo su rappresentanza e contrattazione dei giorni scorsi. Piero Albini, direttore centrale di Confindustria per i problemi sindacali, in un’intervista a Il diario del lavoro, ha sottolineato l’importanza di questo accordo, ma restano i timori suscitati da Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, quando ha dichiarato di non sentirsi vincolato da questo accordo. Ed è per questo che Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim, in un’intervista a Il diario del lavoro, ha mostrato molto scetticismo in merito, temendo che tutto continui come prima per i metalmeccanici.
Resta intanto viva l’attesa per il Job Act preannunciato da Renzi. Il testo doveva essere messo a punto questa settimana, ma le vicende politiche, soprattutto il varo della bozza di riforma elettorale, passato al vaglio della direzione del Pd sia pure con il sacrificio di una frattura con l’ala di sinistra del partito, ha consigliato un breve rinvio.
Contrattazione
Quattro importanti accordi questa settimana. Sono stati rinnovati i contratti del Turismo e del settore giocattoli ed è stata risolta la vertenza dei licenziamenti, ora sventati, alla Artoni Trasporti. Infine, è stato anche raggiunto un accordo per chiudere una difficile vertenza per il teatro Biondo di Palermo. Ancora, è stata aperta una vertenza per la Schneider Electric, che ventila la chiusura dello stabilimento di Rieti.
Opinioni
Oltre all’articolo di Tiziano Treu sulla proposta avanzata da Confindustria Pordenone, Il diario del lavoro pubblica altre quattro opinioni. Una di Maurizio Ricci, editorialista di Repubblica, che si sofferma sulle prospettive dell’istituzione anche nel nostro paese di un salario minimo. Un’altra di Aldo Amoretti, già alto dirigente della Cgil, che sempre su questo tema lancia una proposta per la definizione del montante del salario minimo. Una terza di Raffele Delvecchio, che commenta l’ultimo libro firmato da Marianna De Luca “Nel rispetto dei reciproci ruoli”, pubblicato da Vita & Pensiero. Un’ultima infine di Roberto Polillo, che si sofferma sulla battaglia in atto tra medici e infermieri per lo sviluppo dei contratti della sanità.
Interviste
Due le interviste, a Piero Albini e a Marco Bentivogli, che è possibile leggere su Il diario del lavoro, tutte e due sull’accordo del 10 gennaio tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per i regolamento che attua l’intesa su rappresentanza e contrattazione.
Documentazione
Su Il diario del lavoro è possibile leggere il testo dell’ipotesi di accordo per il turismo, la proposta di Confindustria Pordenone per un accordo territoriale, il testo dell’ipotesi di accordo di Artoni Trasporti, il decalogo del Job Act di Matteo Renzi, la documentazione presentata in occasione di un convegno di Confcommercio sui temi dell’apprendistato, la sintesi del Rapporto Euricse sulla cooperazione. Sempre su Il diario del lavoro è possibile leggere il testo di un appello della Fondazione Energéia per una ricapitalizzazione delle società che gestiscono le grandi reti infrastrutturali in vista di una governante capace di decisioni partecipate.